« Marco merita una chance » di Gabriele Beccaria

« Marco merita una chance » LA DIFESA DEL FRATELLO « Marco merita una chance » «Non dev'essere handicappato a vita» ARCO non piange. Ila solo 10 anni, eppure non è terrorizzato, anche se nel reparto vedo tante persone amputate. Spera ancora di non dover perdere la gamba destra». Anche il suo fratello maggiore, 29 anni, spera. Oggi potrebbe essere il giorno decisivo. «Forse - dici! - potremo parlare con il suo tutore, il professor Cellerino». Che cosa gli chiederete? «Ui avere la libertà di provarli. Per noi è una questione di coscienza». E invece il giudice ritiene che Marco debba essere curato con le terapie tradizionali. «Guardi che pei' noi la cura Di Belli) non o una via senza ritorno: siamo disponibili ;i fan; tutti gli accertamenti per capire se su Marco funziona». I medici non sono d'accordo. Non crede che dovreste dare ascolto alla loro diagnosi? «Il fatto è che nessuno di noi, mio padre, mia madre, si è mai rifiutato di seguire le cure tradizionali. E' unii situazione assurda». Ce la spieghi. «Dopo il primo ciclo di chemioterapia ;i cui fu sottoposto Marco ci fu detto che le speranze orano poche: la massa tumorale al femore si era ridotti!, ma non si poteva continuare, perché troppo pericoloso. Paragonarono li» chemio ili diserbante e aggiunsero che era necessario l'intervento». . E quindi? «E quindi, in attesa della biopsia per la decisione finale, i miei portarono Marco in Germania, da un omeopata. Ma il medico del "Salesi" di Ancona clic segue Marco si dev'essere preoccupato moltissimo e chiese la revoca della patria potestà. Non ha voluto credere alle nostre buone intenzioni». Perché? «Sono sempre rimasto ad Ancona e ho informato medici e giudici, spiegando che i miei sarebbero stati di ritorno in unii settimana e che Mar¬ co sarebbe stato di nuovo ricoverato al "Salesi" il 26 ottobre dell'anno scorso, com'era previsto. Una situazione assurda: ci hanno consegnato la notifica della revoca della patria potestà quando mio fratello si trovava di nuovo in ospedale». Il giudice non vi ha creduto. «No. Però tutti gli altri medici ci chiedevano: "Com'è possibile?"». Contemporaneamente vi dicevano che l'operazione era indispensabile. E' così? «Ci hanno consigliato il "Rizzoli" di Bologna. Lì ci hanno spiegato che Marco aveva solo il C0% di probabilità». E voi avete voluto ancora aspettare. «A Bologna siamo andati a febbraio: sono stati fatti di nuovo tutti gli esami e si è visto che non c'era un pericolo di vita impellente. E poi abbiamo saputo della bambina...». La bambina curata con la terapia Di Bella? «Sì. Aveva un cimerò simile a quello di Marco. Prima l'hanno trattata con la chemio e la conseguenza è stiita una rniocardiopatia acuta, poi l'hanno amputata e poco dopo sono comparse le metastasi polmonari. Sembrava non ci fosse più nulla da fare e, invece, hanno deciso di sperimentare la cura Di Bella e ora risulta clinicamente guarita. Vogliamo che Marco abbia la stessa possibilità...». Chi è il colpevole in questo dramma, secondo lei? «I medici conoscono solo le terapie tradizionali e i giudici ascoltano solo i medici. E' un circolo chiuso. Noi, la famiglia, non.siamo stati ascoltati da nessuno». Che morale ne avete ricavato? «Che dev'essere riconosciuta la libertà di provare tutte le strade, prima di trasformare un bambino in un handicappato a vita». Gabriele Beccaria «La libertà di scegliere la cura è una questione di coscienza» I professor Luigi Di Bella

Persone citate: Cellerino, Di Bella, Luigi Di Bella, Salesi

Luoghi citati: Ancona, Bologna, Germania