«Giudici, ridateci nostro figlio»
«Giudici, ridateci nostro figlio» Ancona, oggi il tutore decide se accettare l'affido. L'«Osservatore»: «Famiglia calpestata» «Giudici, ridateci nostro figlio» Ricorrono i genitori del bambino malato di cancro ANCONA. La terapia Di Bella non è stata ammessa comi; terapia ufficiale. Per questo la sua applicazione ò stata ritenuta incompatibile con le condizioni di salute di Marco, il bambino anconetano di 10 anni ai cui genitori è stata sospesa la patria potestà. Dopo che non lo avevano riportato in ospedale per le normali terapie. Si difende cosi il tribunale dei minori di Ancona, accusato (la molti, compreso ('«Osservatore Romano», di aver affrontato con troppa lejyjerezza il caso del piccolo, fìllio di Testimoni di Gcova. Malato di tumore al femore, e a poche settimani; da un intervento con cui );li sarà amputata una gamba, il bambino e stato affidato dal tribunale ad un oncologo, Riccardo Cellerino, direttore della clinica di oncologia dell'ospedale di Ancona. «Lo nostre decisioni sono sempre delicati; dicono dal tribunale, guidato dalia presidente Luisanna Del Conte -, e non le prendiamo mai a cuor leggero: possiamo sbagliare, ma e nostro dovere seguire la logge». li la legge ha detto no alla tera- pia Di Bella, Perciò, «la patria potestà va sospesa quando c'è un comportamento inidoneo dei genitori». La decisione era stata presa circa quattro mesi fa. Perché i finitori (lei piccolo non lo avevano riportato all'ospedale di Ancona, per accompagnarlo in Germania, a farlo visitare da un omeopata. Poi, il ten¬ tativo di affidarsi alla terapia del professore modenese, ha fatto precipitare la situazione. Per Marco, affetto da osteosarcoma, era già stata fissata la data dell'intervento, a febbraio. Ma nel frattempo i genitori avevano presentato istanza di revoca del provvedimento di sospensione della patria potestà. Per tentare la cura Di Bella, almeno per un paio di mesi. Insomma, si sono appellati alla libertà di cura. E cosi, la situazione è precipitata e l'operazione è divenuta urgente per l'avanzare del male. Ora, mentre Cellerino si dice ottimista sugli esiti delle cure in corso su Marco e oggi scioglierà la riserva se accettare l'affidamento, si riaccende il dibattito sulla libertà di cu¬ ra. L'«Osservatore Romano» è sceso in campo a fianco dei genitori, scrivendo che si ripropone «l'unico vero problema legato alla vicenda Di Bella: esiste o meno la libertà di scelta in campo medico? Bisogna garantire questa libertà e, se Di Bella è e resta un medico riconosciuto dal sistema sanitario, chiunque dovrebbe essere libero di rivolgersi a lui». Non la pensa così il presidente della Federazione degli ordini dei medici, Aldo Pagni: «E' difficile dire quali siano i limiti della patria potestà in casi come questo. Bisognerebbe definirli, anche se è difficile sostenere che un giudice possa sostituirsi ai genitori». Di decisione giusta parla invece l'oncologo e membro della Commissione oncologica del ministero della Sanità, Francesco Cognetti: «L'obiettivo del tribunale è di proteggere il minore da decisioni in qualche modo avventate dei genitori». I genitori hanno intanto presentato ricorso alla corte d'Appello. Jerry Paladini
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