«I diritti umani? Stiamo provvedendo» di Fernando Mezzetti

«I diritti umani? Stiamo provvedendo» Norme meno dure sui separatismi in Tibet e Xinjiang. Sabato il Presidente in visita in Italia «I diritti umani? Stiamo provvedendo» //primo ministro: pazientate PECHINO. Alla vigilia della visita ufficiale del capo dello Stato e del partito comunista Jiang Zemin in Italia, il premier Zhu Rongji critica 'de eccessive impazienze» dell'Occidente sulla questione dei diritti umani in Cina, chiedendo pazienza e ammonendo a non credere nei dissidenti riparati all'estero, i quali, se tornassero in patria, non porterebbero né democrazia né Stato di diritto, ma confusione e disordine. Appello e monito vengono in una sua vivace conferenza stampa a chiusura della sessione annuale dell'assemblea del popolo, che ha introdotto modifiche alla costituzione per valorizzare la proprietà privata e stabilire che la Cina è uno Stato di diritto. Jiang arriva sabato a Venezia in forma privata, cominciando la visita ufficiale da lunedi a Roma. Il tema dei diritti umani sarà certo evocato nei colloqui politici in Italia e negli altri due Paesi del tour europeo, Austria e Svizzera, mentre Jiang avrebbe sul piano interno ammorbidito le posizioni sul Tibet e sulle lotte separatiste nella regione musulmana dello Xinjiang. Secondo un quotidiano di Hong Kong, egli sosterrebbe l'applicazione di :;orme intemazionali» su ques^ questioni: una parafrasi per un allentamento della repressione, in linea con suggerimenti di Zhu e di parte dei vertici dell'Armata. Chiaramente annoiato da domande sui diritti umani con riferimento agli aspri colloqui avuti re- centemente col segretario di Stato Madeleine Albright, il premier, che ha passato quasi vent'anni in campi di rieducazione come «destrista», non nasconde il sarcasmo sull'enfasi pubblica degli interlocutori stranieri su questo tema. Dicendo di non poterne più di doverlo affrontare in ogni incontro, afferma: «Essi debbono parlarne, altrimenti sembra che non saprebbero come giustificarsi in patria». E sottointende che realismo politico ed economico impone invece sviluppo di rapporti con la Cina indipendentemente dal suo sistema interno. Ma implicitamente riconosce la necessità di miglioramento, sottolineando come la Cina, dopo secoli di feudalesimo, non pos- sa aver cambiato tutto in cinquant'anni di comunismo. «Abbiamo lottato per i diritti umani contro la dittatura del partito nazionalista, come potremmo oggi avere un atteggiamento opposto?». Rivela di aver detto alla Albright che lui, oggi 71 anni, lottava quando lei andava ancora a scuola, e proclama di essere lui stesso «impaziente» di garantire diritti umani a tutti i cinesi, e che il suo governo e il parlamento stanno lavorando al rafforzamento del sistema legale, «fa¬ cendo progressi ogni giorno». «Più impaziente di voi - dice rivolto ai giornalisti- ho iniziato a battermi ben prima che voi nasceste». Ma. ammonisce, gli occidentali non debbono sostenere «i cosiddetti democratici» all'estero, perche se tornassero in patria «non ci sarebbero né democrazia ne Stato di diritto, non sarebbe come credete voi». Altrettanto sarcasmo il premier lo mostra sulla polemica esplosa negli Stati Uniti per lo spionaggio che la Cina avrebbe fatto sui segreti nucleari, venendo in possesso di materiale scientifico per la miniaturizzazione delle tesiate Liquida le accuse come «farsa anti-cinese» fruito della lotta interna a Washington, e che sottovalutano le capacità americane di custodire segreti e le capacita tecnologiche cinesi. Ma riconosce che la polemica ha invelenito il clima alla vigilia del suo viaggio ufficiale in America il mese prossimo: «Non credo che sarà una visita in un campo minato, ma mi aspetto atmosfera ostile o poco amichevole». Con la vivace conferenza stampa Zhu si è dimostrato pienamente in comando, ma ieri stesso il Quotidiano del popolo ricordava chi è il numero uno. Esso ha pubblicato infatti in prima pagina una poesia di Jiang Zemin: in alto a destra, come faceva un tempo per le citazioni da Mao. Altro corso politico, ma da nuovo timoniere. Fernando Mezzetti I deputati lasciano il Palazzo del Popolo alla fine della sessione dell'Assemblea

Persone citate: Albright, Jiang Zemin, Madeleine Albright, Mao, Zhu Rongji