Montenegro, un altro passo verso l'addio a Belgrado

Montenegro, un altro passo verso l'addio a Belgrado Montenegro, un altro passo verso l'addio a Belgrado ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO I montenegrini potrebbero essere chiamati tra breve a votare per l'indipendenza del loro Paese, cioè per la secessione dalla Jugoslavia. Gli abitanti della piccola Repubblica che insieme con la Serbia costituisce la Federazione jugoslava avranno la possibilità di esprimersi in un referendum che le autorità di Podgorica intendono organizzare se Belgrado continuerà a portare avanti la sua politica attuale. Ad annunciarlo e stato il primo ministro del Montenegro, Filip Vujanovic, che ha ventilato il referendum «qua lora ci si accorga dell'impossibilità di lasciarsi alle spalle questa fase della politica serba, che attualmente opera contro gli interessi dei popoli serbo e montenegrino». Secondo il giornale «Glas Javnosti», che ha riportato le sue parole, Vujanovic ha aggiunto che «non vale la pena immolare nep¬ pure un solo mattone montenegrino sull'altare dell'errata politica attuata da Belgrado». La presa di posizione del premier è soltanto l'ultima di una serie di dichiarazioni dei dirigenti montenegrini che confermano la loro volontà di rompere definitivamente con il regime di Milosevic. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la politica serba nei confronti del Kosovo che ha portato la Jugoslavia al totale isolamento internazionale, con la minaccia crescente di bombardamenti della Nato. «Il Montenegro, che già godo dell'esenzione dalle sanzioni economiche e politiche, dovrebbe essere esonerato da eventuali sanzioni militari», ha detto Vujanovic. Alcune settimane fa il governo di Podgorica aveva annunciato che non permetterà all'esercito jugoslavo di usare il territorio montenegrino per eventuali scontri con le forze intemazionali. La risposta delle autorità federali era stata im¬ mediata: le Forze Annate, che controllano tutto il territorio jugoslavo - aveva dichiarato lo Stato Maggiore di Belgrado - sapranno come reagire alla minima defezione. La minaccia non era piaciuta al presidenti' montenegrino Milo Djukanovic: «Nessuno può illudersi - aveva detto - di condurre in Montenegro una politica pseudojugoslava opposta agli interessi del Montenegro e del suo governo, che rappresenta la volontà politica della maggioranza dei suoi cittadini». In realta lo scontro tra Podgorica e Belgrado è iniziato poco piii di un anno fa, quando Djukanovic è stato eletto Presidente sconfìggendo Momir Bulatovic, fedelissimo di Milosevic. 11 Montenegro rischiò allora di trovarsi sull'orlo della guerra civile: il Paese era spaccato in due, si temeva un colpo di Stato dell'esercito federale. Ma di fronte alla vittoriu elettorale di Djukanovic, Milosevic è stato costretto a fare marcia indietro. Per mantenere il suo uomo al potere ha nominato Bulatovic premier federale, Ma da quel giorno il Monteneg.ro, pur facendo ufficialmente palle della Federazione, non riconosce il governo jugoslavo. Passo dopo passo, il giovane riformista Djukanovic ha allontanato sempre più la piccola Repubblica da Belgrado. «Le autorità molitenegrine si sono messe dalla parte del possibile aggressore, il che conferma la loro politica profondamente antijugoslava» ha accusato pochi giorni fa il primo ministro jugoslavo Bulatovic. E ieri ha rincarato la dose: «L'arrivo delle truppe Nato sul suolo jugoslavo significherebbe la fine della Repubblica Federale Jugoslava, avvierebbe un lungo periodo di agonia e di disfacimento dello Stato federale, Serbia e Montenegro andrebbero ciascuno per la propria strada e nei Balcani scoppierebbe un conflitto. Difendere la Serbia e la Jugoslavia significa anche difendere la pace e la stabilita nella regione». [i. b.|