Tasse pazze, pazzi italiani

Tasse pazze, pazzi italiani ' .l< iRNALE IL LUNEDI' DI O.d.B. Tasse pazze, pazzi italiani II trucchetto Una valanga di contestazioni fiscali sta per abbattersi sul povero contribuente italiano La mostruosità giuridica e morale dell'operazione «infila le mani nelle tasche del nudino- consiste nel fatto che già in parlenza si sa. al ministero sanno che molte delle contestazioni sono sbagliate, cioè non corrispondono ad effettivi sbagli o omissioni del cittadino I 96 000 addebiti riguardano presunte omissioni di pagamento della tassa di circolazione per l'anno 199S II trucco» sta nell'onere della prova che spetta all'automobilista il quale dovrebbe potere esibire la ricevuta di pagamento effettuato a suo tempo E' facile capire che. a distanza di 4 anni, solo una minima parte dei tartassati sarà in grado di esibire questa ricevuta avendola nel frattempo smarrita o semplicemente non incordando più dove la si è conservata. Ergo: resta solo una maniera per mettersi in regola: pagare di nuovo. Capito, Signor Del Buono, com'è semplice il 'trucchetto»? Si mandano 200.000 contestazioni, anche se solo 50.000 non saranno in grado, lo Stato avrà fatto comunque un buon affare. Il ragionamento non farebbe una grinza se contemporaneamente non configurasse un'autentica truffa nei confronti della gente, una truffa di Stato con solenne disprezzo per la dignità dei contribuenti, un abuso di potere. Poi si meravigliano perché l'astensionismo alle urne è in inarrestabile escalation... Giuseppe Sonino, Ragusa Ogni giorno una pena Gentile Odb, ogni giorno porta una pena per i cittadini che fanno parte delle categorie economicamente più disagiate, diciamo pure senza ricorrere a eufemismi di sorta, per coloro che sono considerati poveri. L'altro giorno si e appreso dai giornali che l'Italia è il solo paese in Europa dove le pensioni costituiscono la base imponibile per la tassazione Irpef. Il giorno successivo si è appreso che se uno si rende moroso sulle tasse, dopo sessanta giorni il «concessionario», figura equiparata nel decreto che riguarda questa materia a un giudice, può avviare una pratica di pignoramento (vedremo dunque funzionari di banca e di altri enti «concessionari» promuovere Il pignoramento nelle case di poveri cristi di televisori, radio, stufe elettriche e a gas, forse padelle e piatti ed altri simili oggetti da portare all'asta delle ven¬ dite giudiziarie), e questa la chiamano lotta all'evasione fiscale! Cerchiamo di mantenere l'ironia necessaria per definire il grottesco di tutto ciò, ma mi domando se i signori del governo si rendono conto della abissale distanza che separa il loro agire dai sentimenti della gente, dai cittadini di questo sfortunato paese. Ma forse a loro non gliene importa nulla, perché i veri evasori fiscali come sempre «da rintracciare» e quelli che hanno registrato le loro società industriali, commerciali e finanziarie nei paradisi dove le tasse si pagano come se si trattasse di offrire un aperitivo, hanno molto denaro a disposizione e sono formalmente protetti dalle leggi di questi paesi. Alberto Bon asegai 2 Ameno (No) Un gesto eclatante Egregio Sig. D.B., permetta uno sfogo a una sua fedelissima. Sono una delle tante vittime delle Cartelle Pazze del Fisco. Mi è arrivata a novembre una cartella di pagamento palesemente errata (se 2+2 fa sempre... 4) dal funzionario dell'ufficio decentrato di Cuneo, ma, ahimè, competente alla revisione della cartella è il cen¬ tro di Torino e li tutto tace da 3 mesi. Dovrò rassegnarmi a regalare al fisco quasi mezzo milione? Per chi vive di stipendio è tanto! Oppure dovrei ricorrere a un gesto esclatante per diventare visibile? Non rientra nel mio modo d'agire, ma questa volta la rabbia è tanta e la tentazione è forte. Sinceramente, cosa mi suggerisce? L.8.M., Cuneo Il Bargello torinese Gentile Signor Del Buono, suppongo di potere ancora considerarmi (anche se un poco più ammaccato di un tempo) il suo (volenteroso) corrispondente dal «fronte delle pensioni statali d'annata»; faccio, dunque seguito ad una mia da lei commentata del 24.10.98 con il titolo «Nuovi guai sul fronte delle tasse». In tale sede raccontavo come il Bargello torinese nel settembre (1998) mi avesse intimato di versargli 24.000 lire per una tassazione «separata» Irpef, sui redditi anno 1992. In un paio di giorni io avevo naturalmente provveduto al pagamento del balzello; nel frattempo sottolineavo con lei su Lo Stampa, che siffatta tassazione «separata» mi aveva fatto ricordare analoga tassa «separata», quale era stata una sessantina di anni fa la famigerata tassa sul «celibato» (e della quale ero stato una «vittima»). Ma oggigiorno la faccenda sembra essere ben più preoccupante. Infatti, se è vero che nessuno si sognò, in quei tempi fortunosi, di chiedermi di pagare una seconda volta quanto il Fisco dell'epoca aveva già introitato sta di fatto che è stato, tuttavia, necessario perdere la seconda guerra mondiale per vedere scomparire nel nulla anche la tassa sul celibato. Quanto al Bargello torinese ha pensato bene di rifarsi vivo con me nel gennaio 1999 dapprima con un «avviso di notifica» e poi con un «avviso di mora» chiedendomi «come se niente fudesse» di pagare di bel nuovo quelle 24.000 di settembre «lievitate» nel frattempo, a lire 42.316 e con la consueta minaccia di passare agli ani esecutivi, ecc. Viene, quindi, da chiedersi passando dal «fronte delle tasse» a quello delle «pensioni statali di annata», cosa dovremo acconciarci ancora a perdere, per riuscire finalmente a «sbaraccare» il vergognoso «sistema» delle focomeliche. dannate pensioni statali di annata; «un sistema ancora più perverso e discriminatorio di quello che oltre sessanta anni fa aveva dato vita La politica costa Ebbene si, ce b dicono in tutte le salse, la politica costa. Qualcuno addirittura afferma che finanziarla col denaro pubblico diventa un atto di civiltà e di democrazia. I poveri italiani abituati a finanziare di tutto, si vedono costretti a subire un ennesimo balzello. La cosa, per la verità molto seccante, potrebbe anche essere tollerata se la politica si ponesse realmente al servizio del cittadino. Negli ultimi tempi, le vane tornate elettorali hanno dimostrato in modo inequivocabile un notevole scollamento tra 1 cittadini e la politica Non è altrimenti spiegabile il fortissimo astensionismo che le ha caratterizzate. Il cittadino già vessato e tartassato oltre ogni limite si vede ingannato da un modo di far politica che non lo cautela. L'istituzione referendaria che probabilmente rappresenta la massima espressione di democrazia viene ad essere raggirata se il risultato ottenuto non risponde alle esigenze della maggioranza governante. Che dire poi, se vai a votare per il signor X appartenente a uno schieramento e te lo ritrovi in quello opposto. In ultimo i ribaltoni! Affannosa rincorsa a specifici interessi e sete di potere inducono tanti politici a dar vita ad una invenzione di stampo prettamente italico che raggira e truffa milioni di elettori. Sono segnali che certamente non aiutano ad instaurare un buon rapporto con la politica, ma tant'è! Il pallino è nelle loro mani e i cittadini subiscono. Già, siamo o non siamo in democrazia? Pasquale Mirante Sessa Aurunca Non ho parole [0. d.b.l alla separata (e malfamata) tassa sul celibato...». Bruno Giacalone, Torino

Persone citate: Alberto Bon, Bruno Giacalone, Del Buono, Gentile Signor Del Buono, Giuseppe Sonino

Luoghi citati: Cuneo, Europa, Italia, Sessa Aurunca, Torino