Afghanistan, primo passo verso la pace

Afghanistan, primo passo verso la pace L'intesa, mediata dalle Nazioni Unite, prevede la nascita di un governo di coalizione Afghanistan, primo passo verso la pace Siglato un accordo tra Taleban e opposizione ASHKABAD. Dopo quattro giorni di colloqui, i Taleban e tutte le fazioni dell'alleanza militare dell'opposizione afghana hanno raggiunto un accordo per la formazione di un governo di coalizione. Se l'intesa - siglata con la mediazione delle Nazioni Unite trovasse attuazione senza fallire come nei casi precedenti, sarebbe la line di un conflitto che devasta il Paese da oltre 20 anni. Le parti - come segnalato da un comunicato dell'Orni - hanno accettato di rilasciare ciascuna venti prigionieri attraverso la Croce Rossa in tempi molto ristretti, di formare un governo congiunto e collaborare anche in seno a un parlamento e nell'amministrazione della giustizia, di proseguire il negoziato per risolvere tutti i punti ancora controversi e tenere la prossima sessione di trattative, se possibile, in Afghanistan. La località sarà concordata in seguito. E' la prima volta che i Taleban e l'opposizione, capeggiata dall'ex ministro della Difesa, Ahmed Shah Massud, danno la loro disponibilità a un governo congiunto. In precedenza erano state raggiunte intese solo per la cessazione delle ostilità, (l'ultima di queste in febbraio), ma si erano sempre sgretolate dopo una breve durata. Al termine dei lavori che si sono tenuti a Ashkahad (nel Turkmenistan), i delegati di entrambe le parti hanno precisato che al momento nessuna tregua è in atto in Afghanistan. Ciò nonostante, le due parti si sono dette ottimiste. «Spero che nella prossima tornata di colloqui si possa annunciare un cessate il fuoco permanente», ha sottolineato Mohammad Yunus Qanuni, il negoziatore che ha rappresentato l'Alleanza del Nord guidata da Massud. «Quando avremo definito i dettagli e la composizione del governo - gli ha fatto eco l'inviato dei Taleban Wakil Ahmad Muttawakil - potremo metterci d' accordo sul cessate il fuoco». Il capo della missione dell'Onu Andrew Tesoriere ha precisato che l'accordo raggiunto «non riguarda solo misure per la creazione di un'atmosfera di fiducia, ma anche alcuni dei problemi fondamentali per il futuro dell'Afghanistan». La prima conseguenza dell'accordo si è subito fatta sentire. Sette mesi dopo aver ritirato tutto il proprio personale dall'Afghanistan a seguito dell'uccisione del tenente colonnello italiano Carmine Calò, l'Onu è tornata a Kabul. Il primo funzionario dell'organismo mondiale giunto ieri nella capitale è stato Michael Sackait, direttore delle operazioni umanitarie internazionali nel Paese. «Sono felice di essere qui. Con il mio arrivo, sono ufficialmente tornate in Afghanistan le Nazioni Unite». Nei prossimi giorni torneranno anche i funzionari del Programma alimentare mondiale e dell'Alto commissariato Onu per i rifugiati. La ripresa delle operazioni internazionali è stata possibile dopo le garanzie di sicurezza date dai Taleban a Lakhdar Brahimi, inviato speciale del Segretario generale dell'Onu Kofi Annan. E immediate sono state anche le reazioni internazionali e dei Paesi vicini. L'Iran ha accolto con soddisfazione l'accordo raggiunto, ma si è detto preoccupato per l'eventuale esclusione della componente sciita e ha auspi¬ cato una partecipazione di «tutti i gruppi etnici». «Salutiamo l'accordo raggiunto e ci auguriamo che si arrivi a una pace duratura attraverso la formazione di un governo con ampia base, composto da tutti i gruppi etnici afghani», ha detto il portavoce del ministero degli Esteri, Hamid Reza Asefi. Feroce avversario delle milizie integraliste sunnite dei Taleban, l'Iran ha finora riconosciuto come unico governo legittimo afghano quello del presidente Burhanuddin Rabbani, deposto nel settembre 1996. Nel complesso gioco di alleanze e contro-alleanze che governa il Paese vicino, l'Iran sostiene in particolare la componente sciita della coalizione anti-Taleban, il Partito dell'unità islamica (Hezb-i-Wahdat), che rappresenta la minoranza etnica degli Hazara. Il Pakistan ha accolto l'intesa definendola un passo verso ima pace duratura. «E' un ottimo inizio - ha detto il ministro degli Esteri Sartaj Aziz - per trovare una soluzione negoziale che permetta una pace durevole». Un augurio affinchè il futuro governo comune prenda in considerazione anche il controllo dei narcotici e la questione dei diritti umani (in particolare il problema delle donne e del loro stato di segregazione) è arrivato da Pino Arlacchi, direttore generale dell'Onu a Vienna e responsabile per la lotta agli stupefacenti. Arlacchi ha ricordato come la comunità intemazionale sia da tempo seriamente impegnata per far sì che tutte le parti raggiungano un accordo per pacificare il Paese. [e. st.] Le due parti sono ottimiste nonostante non sia stato ancora proclamato il cessate il fuoco Da ieri sono tornate le agenzie dell'Onu Le delegazioni dei Taleban e degli oppositori ad Ashkabat con il capo della missione speciale delle Nazioni Unite in Afghanistan Andrew Tesoriere (il quarto da destra)