Le diessine: no alla Bonino al Colle di Antonella Rampino

Le diessine: no alla Bonino al Colle «Perché appoggiare lFurocommissario scelto dal Polo? E poi non garantirebbe tutte le culture del Paese» Le diessine: no alla Bonino al Colle «Avevamo un nome, Veltroni ci ha bruciate: la Pacioni» ROMA. Se una donna andasse al Quirinale le donne della Quercia sarebbero felici ma, per favore, che non sia Emma Bonino. Il partito di maggioranza del governo «non ha trovato una candidata con sufficiente leadership per il Colle più alto», dice Franca Chiaromonte. Ma il problema, le diessine che sono un partito nel partitone, e che hanno appena eletto Barbara Poilastrini come loro coordinatrice, se lo sono posto eccome, «solo che Veltroni ci ha bruciato: potevamo proporre la Pacioni al Colle», per dirla con Gloria Buffo. Perché poi, sarà pure bova rista, ovvero un'ansia così irrealizzabile da trasformarsi in inquietudine quotidiana, l'aspirazione ad avere una prima donna Colle. Ma per ora, l'unica candidatura vera, al femminile, è quella di Emma Bonino. E' stata femminista, s'è impegnata nelle battaglie civili che hanno cambiato davvero la società italiana, possibile che non piaccia proprio a sinistra, e proprio alle donne? Possibilissimo. «E' stata nominata Commissario europeo da Silvio Berlusconi, quand'era presidente del Consiglio. Perché dovrebbe piacermi mia candidatura politica di centro-destra?», dice senza mezzi termini Claudia Mancina. Nemmeno il senso di realtà, girando liste di candidati che sono dinosauri della politica più tradizionalista., e per giunta maschi, spinge le diessine a guardare alla cosa con maggior benevolenza. E' proprio Giovanna Melandri, oggi ministro della Quercia, ma approdata all'allora Pds da responsabile di Legambiente, e dunque di provenienza «movimentista», a sostenere che «il genere è un fatto importante, ma proprio per la dignità del genere conta anzitutto la valutazione politica». Melandri apprezza Bonino, «donna di grande valore, e ben navigata nella politica italiana», ma non i suoi primi atti politici da candidata: «Ha sottolineato una discontinuità da Scalfaro, che invece considero un ottimo presidente della Repubblica, un vero punto di equilibrio e garanzia, ponendosi così sulla linea del centro-destra». Il gradimento che Emma Bonino persona riscuote è insomma elevato, ma il pur lodevole patrimonio di battaglie civili che, l'avesse condotte da Botteghe Oscure, avrebbero fatto di lei una pasionaria, diventa un boomerang. Lo spiega bene Miriam Mafai, perplessa non tanto per la scarsa conoscenza dei meccanismi istituzionali di Bonino, quanto perché «è proprio la sua miglior qualità a presentarsi come un handicap per la presidenza della Repubblica: ha troppa passionalità per un ruolo così delicato». E una presidente come Pertini, allora, passionale fino all'intemperanza? «Ma Pertini riconosceva la legittimità del sistema, mentre Bonino dichiara che il nostro sia un regime da rovesciare». Mafai sostiene che l'operazione Bonino «anticipa presso l'opinione pubblica l'esigenza dell'elezione diretta del Capo dello Stato». Una cosa avvertita anche dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Elena Montecchi: «Il rapporto che Bonino nel candidarsi ha costruito con l'opinione pubblica non rientra nelle regole date. Io sono favorevole ali elezione diretta, ma per ora non è così. Per ora la scelta avviene attraverso i cosiddetti grandi elettori, in Parlamento». Insomma: non si fanno le «primarie» per il Colle andando al Maurizio Costanzo Show, «anche perché facendolo Bonino si mette in contraddizione con sé stessa: prima dichiara che se tosse eletta garantirebbe il rispetto della Costituzione, poi è la prima a violare le regole». Per Gloria Buffo, diessina formata dal femminismo, e dunque convinta che l'apporto delle donne in politica sia tanto più importante quanto meno ortodosse sono le loro idee ed azioni, non si è nemmeno scalfita la liturgia di Palazzo neU'avanzare le candidature. Il nome, beninteso, è altrettanto forte che discutibile, ma si tratta di «un'operazione calata dall'alto, e presentata come estranea al Palazzo, dal ceto politico radicale». Bonino, per giunta, «essendo ormai filoamericana e liberista, disposta sempre ad avallare eventuali bombardamenti Nato, come farebbe a garantire tutte le culture, non dico solo la nostra, ma anche quella dei cattolici?». La politica, insomma, è agone. E se competition is competition, Bonino, ancorché donna, se ne può anche stare a casa sua. Antonella Rampino L'turocommissano Emma Bonino

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