«Ho abortito, non ho ucciso quei bimbi»

«Ho abortito, non ho ucciso quei bimbi» Giallo di Potenza, dopo la confessione ai carabinieri la donna non ha risposto alle domande dei magistrati «Ho abortito, non ho ucciso quei bimbi» Ma il ginecologo della procura la smentisce POTENZA. Sono durati circa quattro ore, ieri, nel carcere di Potenza, gli interrogatori di Carlo Magni e Antonietta Giacobino, arrestati due giorni fa dai carabinieri con l'accusa di soppressione di stato civile nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Lagonegro (Potenza) sul cui sfondo si ipotizza, tra l'altro, una possibile cessione di neonati partoriti dalla donna. Secondo quanto è stato possibile apprendere, nel corso dei due interrogatori, condotti dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lagonegro Umberto Rana, da entrambi gli indagati è venuta solo la conferma della loro relazione sentimentale. La Giacobino nulla ha riferito riguardo alle sue gravidanze e ai figli che si sospetta abbia partorito; Magni si è detto all'oscuro delle gravidanze della donna, ad eccezione di quella conclusa nel 1998, secondo l'accusa con un infanticidio (ma la madre dice che il bambino era già morto al momento del parto). Nessun riferimento è stato fatto all'ipotesi - formulata dal gip neU'ordinanza di custodia cautelare, ma non formalmente contestata agli indagati - di cessione di almeno tre neonati partoriti dalla donna. Per prima ieri è stata sentita Antonietta Giacobino, che è stata assistita dall'avvocato Gennaro Lavitola. La donna ha ammesso la relazione con Magni, che - ha detto - si è sviluppata con incontri sporadici tra Roma e Policoro (Matera). Quando il gip ha chiesto all'indagata di fornire chiarimenti riguardo alle sue ultime gravidanze, la donna - apparsa in parte rinfrancata rispetto allo stato di prostrazione manifestato venerdì sera, che aveva determinato la sospensione dell'interrogatorio - ha taciuto o ha esplicitamente detto di non voler rispondere alle specifiche domande del giudice. Ai carabinieri la donna si era difesa raccontando di un aborto spontaneo, ma la sua tesi era stata smentita da un ginecologo che l'aveva visitata per incarico della Procu¬ ra. Anche Carlo Magni, difeso dall'avvocato Emilio Nicola Buccico, ha ammesso la relazione extraconiugale con la Giacobino, che si è protratta per quattro-cinque anni. Tale relazione - ha detto l'uomo - è stata caratterizzata da incontri molto saltuari, anche in considerazione del fatto che egli non ha mai conseguito la patente di guida e, pertanto, si muove solo con mezzi pubblici. Magni ha poi detto di non aver mai saputo di gravidanze della Giacobino, tranne quella conclusa con il presunto infanticidio. Ne venne a conoscenza quando, dopo il parto, si recò a far visita in ospedale alla donna, la quale solo allora gli disse che egli era 0 padre del bambi¬ no ormai morto. Considerato che il suo matrimonio con una infermiera ora in pensione è rimasto senza figli, Magni ha detto al gip che. se avesse saputo che quel bambino era suo figlio, avrebbe fatto di tutto per tenerlo. Magni, che ò un funzionario dell'Ente Autonomo Acquedotto Pugliese, ha poi aggiunto di non avere fratelli che vivono a Roma, ma solo due nipoti residenti nella Capitale, con ciò smentendo - ha fatto osservare il difensore - una circostanza indicata nell'ordinanza di custodia cautelare: quella di avere, in una occasione, affidato ad un suo fratello residente a Roma un neonato partorito dalla Giacobino, [e. s.) Antonietta Giacobino accusata di aver venduto i suoi bambini poco dopo il parto e una veduta del paese

Luoghi citati: Lagonegro, Matera, Policoro, Potenza, Roma