«Vittima anche lei, ma dell'ignoranza»

«Vittima anche lei, ma dell'ignoranza» REPORTAGE «Vittima anche lei, ma dell'ignoranza» L'assoluzione del paese: questo sangue è colpa nostra UN DRAMMA DELLA MISERIA NOEPOLI (Potenza) DAL NOSTRO INVIATO Questo ragazzo alto e magro, che cammina curvo su per la scalinata, e svolta in frett i dietro l'arco di pietra, e poi si infila dentro una portina bassa, sparisce dietro la tenda di perline di plastica e accende la televisione. Questo ragazzo con il maglione nero e il cappellino da baseball ha solo tredici anni e si porta dietro una sfilza di «Povero figlio», «E che colpa ne ha, se ha una madre così». Questo paese antico dove tutti si danno del voi lo commisera, «Ci si stringe il cuore, a vederlo così. Cosa ne sarà di lui?». Sospira la gente di Noepoli, 1256 abitanti, più tre fantasmi: i tre bambini nati da Antonietta Giacobino e da Carlo Magni, «L'amante, certo. Ma è uno che viene da fuori. E' di Matera, quello». Lei sempre incinta, e sempre senza figli se non fosse per il ragazzo nato «Figlio di n.n., come altri casi da queste parti e in questo stesso paese», racconta il sindaco Salvatore Santo in un pomeriggio di vento e solo in questa rocca affacciata sulla valle Sarmento, mandorli e ciliegi in fiore. Il sindaco mostra le bellezze della zona: «Vede, laggiù comincia il Parco nazionale del Pollino. Là e già Calabria. A sinistra invece c'è il Metapontino...». Ma sotto proprio sotto alla rocca c'è una stradina stretta e senza nome che scende «a basso». Lì c'è la porticina dei Giacobino. Una camera-cucina e una camera da letto. Ci vivevano, fino all'altro ieri, Antonietta e suo figlio assieme alla zia Mari, una donna piccola e anziana che adesso esce a prendere due pezzi di legno per accendere la stufa, ma risponde appena al saluto, rientra in casa, scompare anche lei dietro la tenda di plastica. «Venga, le faccio strada». Il dottor Giuseppe Covelli, «50 anni dietro questo bancone di farmacia», spalanca le persiane della sala e si affaccia al balcone, «guardi che belle terre!», dice. Ma appena sotto c'è sempre quella porta contornata da un glicine che deve ancora fiorire, e 10 vasi di primule, narcisi quasi sbocciati in mia vecchia latta. Perché ad Antonietta Giacobino i fiori piacevano tanto. Non era una lupa, una mantide, una medea. Era una «povera disgraziata». Sempre vestita di scuro. Lavapiatti a 30 mila al giorno. Adesso è a Potenza, in città, in carcere. «E' una stupida, nel senso che non si è mai resa conto di quello che faceva». Il vecchio dottor Covelli, seduto nel suo salotto davanti al vassoio del caffé, ci tiene che si sappia: «Antonietta è vittima della sua stessa ignoranza». Ma ci veniva da lei, in farmacia? «Ma sì, quest'inverno passato, una bronchite». Trent'anni fa il dottore era un buon tiratore al volo, «Beccacce, da queste parti si tira alle beccacce». Alle spalle i fucih" nella vetrinetta, una donnola impagliata e rampante, i diplomi nelle cornici, i fiori secchi, i centrini di pizzo sui tavoli lucidi. Le tende si muovono nel vento, nell'aria c'è profumo di fiori. Ma là sotto nel vicolo è già quasi buio. «Mari ha già acceso il fuo- co, vede il fumo che esce dal suo camino?». Richiude la finestra, e toma dietro al bancone. «Questa è una piccola farmacia, come vede». Sempre uguale, come era trentadue anni fa, nei vicoli di pietre e architravi che neanche il terremoto dell'80 è riuscito a tirare giù, qui nasceva Antonietta. La bambina che ha preso a fatica la quinta elementare, la più bella ragazza del paese, quella che tutti guardavano e volevano. Quella che si innamorava sempre di uno nuovo, «e che poi c'è rimasta. Incinta, volevo dire. La sua è una famiglia sfortunata, da sempre». Racconta il sùidaco diessino Salvatore Santo, che i Giacobino sono in disgrazia sin dal dopoguerra. Come tanti, qua, che non ce l'hanno fatta a tirarsi su. «Io sono ingegnere, laureato al Politecnico di Torino. Ma sono tornato al paese, volevo vivere qui». Mostra la casa moderna che ha progettato e costruito, sotto il suo studio, sopra l'abitazione, tutta rosa confetto. Ma lei, ma il Comune cosa ha fatto per aiutare Antonietta? «Tutto il possibile, mi creda. Sono interve- mite anche le assistenti sociali. Ma lei era innamorata di quell'uomo, a lui solo pensava» «Ma no. pensava anche al figlio, al suo ragazzo. Cli comprava tutto, vestiti, scarpe, cercava di dargli tutto quello che hanno i ragazzi di oggi», ilice Paolo Stefanizzi, genero del dottor Covelli. Stefanizzi ha 35 anni e fa l'imprenditore agricolo, lui 40 ettari a ulivi e grano, e il sog.no di mettere su un agriturismo. «.A me fa pena, questa donna. Ammetto che è stala anche colpa nostra, se e successo tutto questo. Nessuno ha preso in mano la situazione, ma cercate anche di capirci E' vero, la vedevamo ingrassare e dimagrire, sembrava in attesa e poi non lo era più. Ma che potevamo lare':' Denunciarla ai carabinieri?». Il maresciallo Biagio De Asiis, comandante della stazione di Noepoli, e un ragazzo giovane chi: dice «questa e tutta brava gente». Per (pianto riguarda le indagini rimanda al «maggiore del reparto operativo di Potenza da cui dipendiamo». Pei quanto riguarda il povero dice che «e povero ina per bene». Quasi 1300 residenti, ma solo 900 «effettivi». Braccianti, pastori. Gli altri, tulli emigrati in Germania a lavorare. Tornano per le ferii! d'estate, Natale, Pasqua. 1 giovani? Pochi. Chi può va a lavorare a Melfi, alla Fiat, 150 chilometri da qui. Una decina di nascite l'anno, «questo è un paese vecchio, il settanta per cento è ultrasettantenne», spiega il dottor Bassem, anche detto «l'uomo nero» («ma per scherzo, s'intende»), in quanto «palestinese nato a un chilometro da Nazareth, emigrato in Italia nel '78, laurea in Medicina a Bari, oggi guardia medica a Noepoli» Il dottor Bassem, seduto a un tavolo della taverna del Pollino, dice che «non si può colpevolizzaci' il paesi' per quello che è successo. In questa storia c'è un uomo che la sfruttava, chissà cosa le ha fatto fare, ad Antonietta». Figli a pagamento, dice il giudice, por soddisfare coppie sterili. L'altro medico del paesi» e il dottor Pasquale Lavitola, endocrinologo all'ospedale di Chiaromonte: «Maresciallo, i miei complimenti per la brillante operazione». Il maresciallo risponde: «Grazie, merito dell'Arnia. Questa storia doveva finire prima o poi». Dottore, ma com'è questa Antonietta? «Una bambina abbandonata dalla madre, che treni anni fa se n'è andata in Alta Italia. Il padre in Germania, lei sola con i nonni. Era bella, molto bella, da giovane». Ma ha solo 32 anni.. «Ma si è molto sciupata, tutte quelle gravidanze e poi quell'infanticidio . ». E' successo l'anno scorso a gennaio. Salvatore Genovese, 21 anni, proprietario della taverna, se lo ricorda bene quel giorno. «Venne qui Musumano Francesco, il becchino. Lui non se la sentiva, da solo. Ma ha fatto impressione anche a me». Una cassa piccola, bianca, «a spese del Comune», ricorda il sindaco. I Giacobino erano troppo poveri, per pagare il trasporto. Brunella Giovara «Non potevamo mica denunciarla anche se ingrassava e poi dimagriva»