Lafontaine mula davanti alle telecamere di Emanuele Novazio

Lafontaine mula davanti alle telecamere Avance dei liberali al cancelliere Schroeder: siamo disponibili a intese su temi specifici Lafontaine mula davanti alle telecamere L'ex ministro dal balcone di casa: lasciatemi in pace BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Sono un privato cittadino: fate le vostre foto e poi siate gentili, lasciatemi tranquillo». Quaranta ore dopo le improvvise dimissioni da ministro delle Finanze e capo del Partito socialdemocratico - e mentre a Bonn i liberali approfittavano del terremoto per offrire alI'Spd «collaborazione su temi specifici» - Oskar Lafontaine rompe il silenzio affacciandosi al terrazzo di casa, il figlio Cari Maurice di due anni in spalla. Sorridente, rilassato, come d'abitudine sornione, Non per spiegare le ragioni di un gesto che ha colto di sorpresa tutti, a partire dal cancelliere Schroeder che continua a non riuscire a mettersi in contatto con il suo ex ministro e suo predecessore alla guida del parlilo. Ma per salutare brevemente la truppa di fotografi e giornalisti accampati da giovedì sera sotto la villetta alla periferia di Saarbrilcken (ani Huegel numero 2(>) nella quale Lafontaine abita con la torza moglie, Krista Mueller. Inutile chiedergli, dunque, perché ha sbattuto la porta in faccia a Schroeder, inutile chiedergli se dopo due giorni di silenzio ha finalmente accettato di spiegare al Cancelliere le ragioni della sua clamorosa, e fragorosa, uscita di scena. «Non fatemi domande perdio non dò più interviste», è la laconica risposta prima di rientrare in casa e di confermare sorridente: «(Ionie vede- te, sto benissimo». In effetti era da tempo che Lafontaine non appariva disteso e rilassato come ieri mattina: soltanto un bluff, un modo per chiedere una tregua e far togliere le tende allo squadrone di cronisti? Impossibile rispondere, lino a quando non si conosceranno le ragioni delle dimissioni e non sarà sciolto il mistero delle sue ultime ore da ministro: che cosa lo ha spinto a lasciare- precipitosamente la Cancelleria, mercoledì poco dopo mezzogiorno, e chiedere all'autista di riportarlo «a casa», secon¬ do una ricostruzione «minuto per minuto» della Bild? Che cosa lo ha convinto invece a fermarsi alla legazione della Saarland per scrivere il brevissimo messaggio di dimissioni a Schroeder? E che cosa lo ha indotto, mentre era sull'autostrada che costeggia la Mosci la, a rifiutarsi di parlare con il Cancelliere («Non adesso»)?. Impossibile trovare conferma anche alle voci secondo le quali l'ex ministro stava da tempo pensando di ritirarsi in campagna: nelle ultime settimane, La¬ fontaine aveva visitato una fattoria nelle vicinanze di Saarbriicken con l'intenzione di acquistarla, come ha confermato il proprietario. L'unica cosa certa, in campo agricolo, è che «il sogno di Oskar è sempre stato quello di possedere una fattoria», come conferma un amico, Hans Georg Treib. Se Lafontaine esita, e mentre il Paese sembra soddisfatto del suo ritiro (il 48% dei tedeschi esulta, soltanto il 29% lo deplora secondo un sondaggio della «Welt am Sonntag» di stamane), il mondo politico è in comprensibile fermento. Non soltanto per le conseguenze che l'uscita di scena dell'ex «padrone dell'Spd» avrà sugli equilibri del Partito socialdemocratico, adesso che il cancelliere Schroeder ne ha preso la guida ma senza unanime consenso, in attesa della conferma ufficiale al congresso straordinario del 12 aprile. Anche per le ripercussioni interne alla coalizione rosso-verde, nella quale tutti o quasi parlavano ieri della «possiblità concreta di un nuovo inizio», quasi a volere esorcizzare i pericoli di scollamento fra socialdemocratici e Verdi. Le dimissioni di Lafontaine e il suo - almeno apparente - abbandono della vita politica solleticano infatti l'Fdp, il partito liberale che è stato compagno di coalizione della Cdu di Kohl ma, in passato, anche dell'Spd nei governi guidati dai cancellieri Willy Brandt e Helmut Schmidt. La recente fruttuosa «collaborazione» nella messa a punto della legge sulla nazionalità - alle condizioni imposte dai liberali, indispensabili per l'approvazione al Bundesrat dopo la perdita della maggioranza assoluta rosso-verde - potrebbe ripetersi in futuro su «temi di comune interesse», fanno sapere alla sede dell'Fdp. Dove l'ex ministro degli Esteri Klaus Kinkel intravede nel ritiro di Lafontaine «l'inizio della fine della coalizione di governo». E il segretario del partito, Guido Westerwelle, paragona la crisi del governo Schroeder agli «ultimi giorni del cancellierato Schmidt». Finito, per l'appunto, con un ribaltone. Emanuele Novazio l.'ex ministro delle Finanze Or.kar Lafontaine con il figlio, ieri, quando si è finalmente mostrato ai giornalisti che da 48 ore assediavano casa sua. Nella foto piccola, Joschka Fischer

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