L' Euro in festa dopo le notizie da Bonn di Francesco Manacorda

L' Euro in festa dopo le notizie da Bonn Il ministro dimissionario era la bestia nera dei banchieri centrali. Santer non commenta L' Euro in festa dopo le notizie da Bonn La moneta Ue s'impenna sul dollaro: quota 1,1032 BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Oskar il rosso so ne va, l'euro festeggia. E' bastata la notizia delle dimissioni del ministro dello Finanze tedesco Oskar Lafontaine, ieri pomerìggio, per ridare fiato alla moneta unica europea nei confronti del dollaro, dopo settimane di debolezza. In apertura di giornata un omo valeva 1,095(1 dollari, appena giunta la notizia da Bonn è salito a quota 1,1040 per poi assestarsi a fine giornata a 1,1032 dollari. I mercati, insomma, premiano la partenza dell'uomo che dal momento della sua nomina ha sempre spinto per un ribasso dei lassi nella zona Euro; salutano con un'iniezione di fiducia nella moneta unica la scomparsa - forse solo temporanea - di quello che consideravano uno dei maggiori ostacoli a una politica economica europea in sintonia con la politica monetaria guidata dalla Banca centrali: di Francoforte, L'Europa rlei ministri delle Finanze - sembra essere il ragionamento prevalente ieri stille piazze finanziarie - sarà più omogenea senza il keynesismo puro c duro di Lafontaine e polra lavorare al meglio per il rilancio dell'economia degli Undici. Oli appelli martellanti fatti dal ministro tedesco alla Banca centrale europea in dicembre, appe- na prima della nascita dell'euro, perché riducesse i tassi di sconto, e ripresi poi a febbraio, avevano roso Lafontaine non solo la bestia nera dei banchieri centrali, ma anche il nemico - nei fatti - della linea enunciata dal suo più pragmatico collega francese Dominique Strauss-Kahn: l'impegno defili Undici a una vera e propria «tregua» con la Beo nella quale i governi si impegnavano a una politica fiscale restrittiva per avere in cambio una politica monetaria espansiva, fatta di tassi bassi che aiutassero l'economia europea a ritrovare vigore, ma ibx'sa i' ..iena autonomia da Kr icoforte. Oli risultato impossibile da raggiungere finora, anche a causa di Lafontaine. Sia per le sue dichiarazioni e la presenza vagamente minacciosa alle riunioni della Bce in qualità di presidente di turno dell'Euro-! 1, sia per gli atti concreti della nuova Germania: primo fra lutti il programma di stabilità tedesco per il periodo 1998-2002 presentato proprio da Lafontaine a Bruxelles in febbraio o che prevedeva un rapporto tra deficit o Pil dell' 1% riel 2002, violando così la regola che il suo predecessore Theo Waigel aveva voluto imporro con il Patto di stabilità. «Un valore minimo che non dà alcun margine di manovra |1 quale permetta di far fronte a un'evoluzione inattesa dell'attività economica o delle finanze pubbliche», era stato il giudizio poco conciliante della Commissiono su qucll' 1% di deficit previsto dalla Germania, mentre ai tedeschi si chiedeva pure una riforma in tempi rapidi del mercato del lavoro. E anche il Consiglio Ecofin, che si riunirà lunedi prossimo - e dovrà trovare adesso un altro presidente di turno al posto di quello dimissionario - si esprimerà sul programma di stabilità tedesco giudicandolo «modesto» e accusandolo di spingere troppo in là nel tempo le misure di risanamento. Cosi adesso, sebbene dalla Commissiono non trapeli nessuna dichiarazione ufficiale, dato che corno spiega la portavoce del presidente Jacques Santer è buona norma non commentare «mai le questioni di politica interna dei Paesi membri dell'Ue», è indtdibio che a Bruxelles l'improvvisa scomparsa dell'erotico Lafontaine, risolve più di un problema per una Commissione che e restata quasi sola a cavalcare il rigore fi¬ nanziario, mentre dalla presidenza tedesca dell'Ecofin arrivavano messaggi sempre più contrastanti con quella che fino a pochi mesi prima era l'ortodossia europea. L'unico rischio - visto da Bruxelles - potrebbe adesso essere il ritorno di Lafontaine sulla scena europea non come ministro, ma proprio nel palazzo della Commissione. Silenzio assoluto alla notizia dello dimissioni anche dalla Banca centrale europea che pure negli ultimi tempi ha dovuto rintuzzare gli attacchi del ministro tedesco, tanto che due settimane fa il presidente Duisenberg aveva citato le richieste dei politici per un calo dei tassi come uno dei fattori scatenanti della debolezza dell'euro. E proprio ieri il presidente della Bundesbank Hans Tietmeyer ha affermato in un discorso pubblico che il successo dell'euro a livello europeo e internazionale «non dipende solo dalla politica monetaria, ma anche dal comportamento di coloro che hanno responsabilità in altre aree politiche, specialmente nei grandi Stati membri dell'euro». Una richiesta chiarissima al governo tedesco che Lafontaine, suo malgrado, sembra aver esaudito in pieno. Francesco Manacorda ***** ★ * Jf. ^

Luoghi citati: Bonn, Bruxelles, Europa, Francoforte, Germania