La rivolta del giovane Matisse
La rivolta del giovane Matisse George Steiner racconta la formazione del pittore francese, in lotta con un'educazione pedantesca e provinciale | La rivolta del giovane Matisse Ma il suo estremismo lo rese autorevole 0 OME viene narrato nel primo volume, spietatamente analitico, di The Unknown Matisse (Matisse sconosciuto) di Hilary Spurling, la giovinezza dell'artista sembra scaturire direttamente da Zola. E' una sorta di archetipo dell'emersione postromantica del genio artistico dalle brutalità dell'incomprensione e della miseria. Spurling offre un quadro di grande vivacità di quel territorio franco-fiammingo, devastato dalla guerra e battuto dalla pioggia, nel quale Matisse nacque nel 1869. L'invasione prussiana, la rivoluzione industriale nei suoi aspetti più duri, una tetraggine innata e una contrazione spirituale che parevano fatte apposta per alimentare quel clima di soffocamento fisico e mentale reso oscuramente memorabile dal primo Van Gogh. Il colera e il bere conferivano all'esistenza quotidiana gli unici sprazzi febbrili. Per taluni aspetti, la vita rurale nei dintorni di Cateau-Cambrésis non aveva subito grosse variazioni dai tempi del tardo Medioevo. E tuttavia la modernità, nei suoi aspetti più rapaci, si stava già facendo invadente. Era come se scene familiari per Bruegel s'intrecciassero ai «cupi mulini satanici» e alle tensioni economiche e sociali di un capitalismo in irresistibile ascesa. L'istruzione inflitta a Henri Matisse era pedantesca e provinciale. Un'ernia, causatagli con ogni probabilità dai pesanti sacchi che doveva sollevare nella bottega di sementi del padre, portò Henri in ospedale. Nel letto di fianco al suo, un convalescente un po' più anziano di lui stava copiando dolci paesaggi svizzeri da litografie colorate, utilizzando i colori ad olio. Per Matisse, quest'impresa banale si rivelò un'autentica epifania. Sua madre gli comprò una cassetta di colori. Ma persino quest'umile gratificazione provocò il dispiacere del padre. Una scena, poi rimasta immu- tata per anni, del furioso conflitto tra Emile Matisse, uno speziale che vendeva anche sementi (in perfetta coerenza con l'immagine di Monsieur Homais di Flaubert), e il suo figliolo testardo, spesso depresso, del tutto inutile secondo la logica scolastica. Ma per quanto logorante e ricca di stereotipi abusati, questa battaglia tra il disprezzo piccoloborghese per l'estetica e il maestro che cercava di farsi strada alimentò in Henri Matisse quella formidabile tenacia, quella fiducia in se stesso spesso furibonda e quella convinzione interiore che avrebbero in seguito contrassegnato tutta la sua carriera. Il futuro pittore si muoveva tra Saint-Quentin e Parigi, dove il padre lo costringeva a dedicarsi agli studi legali. Quanto a Matisse, con decisione sempre più disperata, cercava di praticare le arti. Scoprì da solo la lezione di Chardin e di Goya, iniziando a concentrarsi su quell'intreccio singolare di serenità minuziosamente osservata e di violenza formale che, negli ultimi anni, avrebbe trovato una soluzione nel suo stile maturo. Nel 1891-92, Matisse abbandonò ogni prospettiva di dedicarsi alla carriera legale. Sorretto (sempre che questo sia il termine giusto) dallo spillatico offertogli dall' irriducibile genitore, Henri puntò alla Ecole des Beaux-Arts. Essendo a propria volta un outsider e un eretico sotto molti punti di vista, Gustave Moreau prese Matisse nel suo studio. L'aspirante pittore si tuffò a capofitto nella bohème e visse alla giornata in una convivialità ribelle e tumultuosa. Il dato sorprendente proposto da Spurling è questo: pur essendo sotto il profilo tecnico assai più grezzo e indeciso di molti dei suoi compagni d'avventura, Matisse riusciva tuttavia a esercitare una notevole autorità. Era il suo stesso estremismo, il suo rifiuto cocciuto di ogni compromes¬ so, a esercitare un peso di cui i suoi contemporanei subivano l'influsso. L'estate del 1895 rappresentò un momento di autentica rivelazione. Matisse, in parte sotto l'egida eccentrica di John Peter Russell, si recò nella più remota Bretagna. La luce selvaggia del mare e delle scogliere, le ombre accese del promontorio battuto dal vento a BelleIle-en-Mer, condussero Matisse a quella serie di cambi di tavolozza che, nella storia di Spurling, costituiscono l'elemento più eccitante. Matisse sperimentò una necessità viscerale di colorare lo spazio, di trattare in profondità le superfici. Ma la violenza di tale metamorfosi, all'interno di se stesso e della sua lettura visuale del mondo, lo portò sull'orlo di un collasso nervoso nel 1897. Il matrimonio, i primi timidi barlumi di un suo riconoscimento all'interno della comunità artistica, l'acquisto della Liseuse da parte dello Stato e la mostra nell'alternativo «Salon de la Société Nationale» si rivelarono in un certo senso un punto di svolta. Matisse era finalmente pronto a incontrare gli impressionisti del Musée du Luxembourg. Più in particolare, poteva appropriarsi, sia pure in vista di obiettivi assai differenti, delle opere di Van Gogh mostrategli da Russell. Ed egualmente stimolante fu per Matisse la scoperta di Turner allorché, sposo novello, si recò a Londra. La scena era ormai pronta per l'annuncio decisivo: quello del Sud. Nel 1898, Matisse trascorse quasi tutto l'anno lontano da Parigi, in Corsica, a Tolosa e a Fenouillet. Seguirono altri anni di difficoltà economiche e professionali. Ma Matisse, incoraggiato adesso da Vollard e da un gruppetto di mercanti intelligenti, aveva ormai capito quale avrebbe dovuto essere il proprio destino. Il 1904 lo trovò con Signac a St-Tropez. L'anno successivo, raggiunse Derain nella magica Collioure. Il 1906 segnò il pellegrinaggio di Matisse a Biskra e al fiammeggiante caleidoscopio dell'Algeria. Probabilmente ancor prima di Picasso, Matisse rimase affascinato da una maschera africana, da lui acquistata. Stava ormai per diventare, come Bonnard, il maestro del meriggio, della calura con le sue chiazze ombrose, del bagliore delle estati mediterranee sul corpo umano, sui tessuti, sui frutti opulenti e sui freschi pavimenti. Rue à Col¬ lioure del 1905, Im Pastorale del medesimo anno, al tempo stesso fauve e sensualmente placida come un dipinto di Giorgione, erano inevitabilmente destinate a sfociare in capolavori come Tapis rouges del 1906. Da queste occasioni di autoscoperta, il passo verso la prima versione di La dance ( 1909), risultava assolutamente logico. Il volume di Spurling è quasi esclusivamente biografico. Contiene assai poca critica d'arte. Sviluppa la sua difficile ricerca dai cupi inizi alla soglia del virtuosismo e del pubblico riconoscimento. L'erudizione che esso sfoggia appare sorprendente all'occhio del profano. Il problema, tuttavia, riguarda la scala. Il Matisse di Spurling è concepito, esplicitamente, sul modello della biografia di Picasso di John Richardson, prevista in quattro volumi e attualmente in corso di stampa. Pi- casso domina gran pane dell'aite del Novecento; la sua presenza nella storia politica è slata notevole; ha alterato le coordinale della coscienza occidentale. Matisse è un pittore bravissimo, capace di offrire visioni e immagini rivelatrici come, per fare alcuni esempi, Bonnard, Braque, Rothko, Klee, Bacon e una dozzina di altri artisti. La sua vita giovanile basta a garantire la sua «monumentalità»? C'è poi tanto da guadagnare dallo studio analitico e minuzioso di una folta schiera di amici e rivali oggi ormai dimenticali? Rispetto all'economia del tempo e dell'impegno cui si affida ogni nonnaie lettore, questa impresa mastodontica sembra costituire una sfida di sapore fortemente vittoriano. George Steiner Trad Ruggero Bianchi Copyright The Observer Ltcl // padre, che faceva lo speziale, aveva sognato per il figlio una tranquilla vita da avvocato Nella battaglia contro il disprezzo piccolo borghese per l'estetica l'origine della sua furibonda tenacia * -in¬ A destra "Il lusso», uno dei capolavori del giovane Matisse realizzato nel 1907 Sotto un'immagine del pittore A sinistra George Steiner
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