Vincere al Lotto e (forse) morire così Eduardo riscrive il teatro

Vincere al Lotto e (forse) morire così Eduardo riscrive il teatro Vincere al Lotto e (forse) morire così Eduardo riscrive il teatro GLI studi su Eduardo De Filippo di solito sorvolano sulla sua attività di riscrittore di opere altrui. Eppure su questo aspetto della sua arte bisognerà prima o poi soffermarsi. Le radici teatrali di Eduardo erano saldamente conficcate nell'Ottocento. Come suo padre Eduardo Scarpetta, e come le altre figurine di quella folla mobile e fragorosa che popolava i palcoscenici napoletani, aveva assorbito tutti i succhi e i trucchi di un mestiere che pensava sopra ogni altra cosa allo spettatore. C'erano infiniti modi per ottenerne il favore, fra cui, importantissimo, possedere un repertorio tanto vasto da variarlo di continuo. E poiché nessuno era umanamente in grado di sfornare una commedia dietro l'altra, ecco la grande stagione delle «traduzioni», degli «adattamenti». Per lo più dal francese, da quel serbatoio im- menso di farse e di pochades che sembravano aderire così bene allo spirito ilare del San Carlino. Che anche Eduardo traducesse e adattasse non era un mistero. Suscitò meraviglia la sua versione (Einaudi, 1986) della Tempesta di Shakespeare. la tradusse «en artiste», utilizzando il napoletano del Seicento, riscrivendo di sana pianta le parti buffonesche di Trinculo e Stefano, modificando le canzoni. Ancora Einaudi pubblica adesso Tre adattamenti teatrali, dove troviamo Sogno di una notte di mezza sbornia, ossia La fortuna si diverte di Athos Setti, La monaca fauza del ruvido Pietro Trincherà e Cani e gatti! che, provenendo da Eduardo Scarpetta, possiamo considerare un bene di famiglia. Si tratta di commedie alle quali Eduardo lavorò in momenti diversi della sua vita. Il Sogno è del 1936, La monaca del '64 e Cani e gatti! del '70. Intrecci ferrei e ritmo incalzante, personaggi vivi. Prendiamo per esempio il Sogno. Pasquale Grifone, amante del vino e rugginoso con la moglie, è abituato a parlare col busto di Dante conservato in un angolo della casa. Un giorno, la vita di Pasquale cambia. Il poeta gli ha dato in sogno una quaterna milionaria. Felicità? Mica tanto. Quei numeri indicano il giorno e l'ora in cui Pasquale morirà. E mentre la famiglia prende l'aria dei gran signori (ina signori si nasce), Pasquale si macera attendendo la morte. Arriva? Non arriva? La mano di Eduardo è riconoscibilissima e diventa quasi eversiva con Im monaca fauza. Qui il traduttore ricorre al dialetto barocco, va a pescare la sua lingua nelle acque del Sebeto, mitico fiume napoletano, e ne trae coloriture, densità e spezzature che il buon avvocato Trincherà neppure si sognava. Vista la potente personalità degli adattamenti, forse non sarebbe stato inutile se l'editore avesse pubblicato anche le «madri» delle tre commedie: avremmo verificato la novità della riscrittura e saremmo entrati nel laboratorio di Eduardo, magari per capire meglio le ragioni più segrete del suo lavoro teatrale. Alla prossima? Osvaldo Guerrieri Eduardo De Filippo Tra adattamenti teatrali Einaudi pagine 178 lire 22.000 EDUAMXXX rute**» TRE ADATTAMENTI! TEATRALI