Irvine e la Ferrari, dalle liti al trionfo di Cristiano Chiavegato

Irvine e la Ferrari, dalle liti al trionfo La storia di un rapporto a volte burrascoso ma che potrebbe diventare la carta vincente del Cavallino Irvine e la Ferrari, dalle liti al trionfo Todt: con Eddie motivato, possiamo davvero arrivare al titolo PERSONAGGIO IL VINCITORE A SORPRESA DI MELBOURNE MELBOURNE ON ha messo a ferro e fuoco la città perché ci avevano già pensato gli australiani, sempre disposti a far bisboccia per festeggiare i grandi avvenimenti. E a stabilire record da Guinness, che non è, in questo caso, il libro dei primati, ma il nome di una prestigiosa marca di birra. Ma Eddie Irvine ha avuto la sua parte, domenica notte, nelle libagioni, per celebrare la sua prima vittoria in FI. L'irlandese, come aveva promesso, ha invitato tutti i «suoi uomini», una dozzina, in un noto ristorante italiano del centro e ha detto: «Stasera non ci sono limiti. Sono troppo felice. Questo giorno lo aspettavo da troppo tempo». In effetti Irvine non è un pilota precoce. Nato a Newtownards (Irlanda del Nord) il 10 novembre 1965, risiede a Dublino mentre i genitori, Edmund e Kathlyn vivono a Bangor nei pressi di Belfast, Eddie ha cominciato abbastanza tardi con l'automobilismo dopo aver frequentato per un certo periodo i campi da motocross, sport che ancora pratica e adora. Prime esperienza nel 1983 in Formula Ford 1600, campione inglese della categoria nell'87, una appena accettabile carriera in F3, cinque stagioni passate a guidare la Formula 3000, culminate col titolo di vicecampione giapponese nel 1993. Ma fu proprio quella mezza affermazione e la lunga esperienza maturata, che Eddie Jordan, nella stessa stagione lo chiamò a fare parte del suo giovane team in FI. Il debutto di Irvine fu fracassante. A Suzuka, una pista che conosceva molto bene, si piazzò subito sesto, ma il fatto che lo portò agli onori della cronaca fu un litigio con l'allora «re» del Circus, con Ayrton Senna, infuriato per un irriverente sorpasso, tanto che il brasiliano non si trattenne dal cercarlo per iniziare un match di boxe, per fortuna bloccato dagli allibiti astanti. Da allora, sembrerà strano, l'irlandese è sempre andato crescendo. Da quel primo. unico punto del '93, a 6, 10, 11, 24 sino ai 47 dell'anno passato che gli ha garantito la quarta posizione nel Mondiale vinto da Mika Hakkinen davanti a Schumacher e Coulthard. Dopo tre campionati alla Ferrari, con il ruolo accettato di secondo pilota, Irvine avrebbe anche voluto passare in un altro team con maggiore libertà d'azione. Ma non ha trovato una squadra all'altezza delle sue ambizioni ed è rimasto, firmando un contratto per un solo campionato senza opzioni, né da parte sua, né da quella della Scuderia. Ed è per questo, soprattutto (ma anche per non essere riuscito nel 1998 a togliere abbastanza punti prezioni ad Hakkinen) che ancor prima dell'inizio del Mondiale si è cominciato a parlare di una sua probabile sostituzione a fine accordo. Nel frattempo Eddie - anche a detta degli uomini della Ferrari che lo seguono - è cresciuto. E lo ha dimostrato a Melbourne vincendo alla prima vera occasione favorevole presentatasi. Senza Schumi a soffiargli addosso e con le due McLaren fuori gioco, l'irlandese è stato il migliore. Gran collezionista eh Lancia Delta Integrale (ne possiede 4 di altrettanti colori) e di ex fidanzate (attualmente è legato a una modella italiana e vive fra Milano e il porto degli Aregai, in Liguria dove tiene il suo yacht), Irvine è un ragazzo semplice. «Agli inizi - racconta Luca Baldisserri, ex ufficiale di marina, l'ingegnere che dirige la squadra dell'irlandese - avevamo anche litigato violentemente. Non volevamo stare insieme. Siamo rimasti perché Ross Brawn, il nostro direttore tecnico, ha usato tutte le arti della sua diplomazia per convincerci. Quali sono le doti di Eddie? E' un pilota che sa spiegarsi, che offre indicazioni preziose al tecnico per lo sviluppo della vettura, che ha il corag¬ gio delle sue idee. A volte anche Schumacher è costretto ad accettare le regolazioni del compagno di squadra perché sono le più azzeccate. Lui veramente meritava questa vittoria». Dello stesso parere sono il giovane tecnico Mattia Binotto, che si occupa dei motori, e dell'elettronico Andrea Galletti, che analizza in generale la situazione della vettura di Irvine. Anche Luca Sociale, detto II Barone, capo meccanico che gestisce la squadra con altri quattro colleghi, prevede un futuro roseo per Eddie: «Ora che si è sbloccato, sarà ancora più utile a Schumi, alla Ferrari e a se stesso. Arriveranno altri risultati». Ne è convito anche Jean Todt, responsabile della Gestione Sportiva. E' possibile aspettarsi un'altra gara di vertice fra un mese in Brasile? «Lo vedremo sin dalle qualificazioni - risponde il manager francese -. Siamo certi che la McLaren non starà a piangere sul latte versato. E un Irvine forte e motivato ci servirà per raggiungere gli obiettivi che abbiamo fissato, cioè di lottare per il titolo. Eddie domenica è stato molto bravo, il suo risultato è stato anche importante per il morale della Ferrari». Un morale, quello della Scuderia di Maranello, che tiene conto anche della grande mole di lavoro che l'aspetta per sviluppare la F399. Giovedì Schumacher sarà già impegnato con i test a Fiorano, poi si trasferirà a Monza, quindi a Barcellona dove ci sarà anche Irvine. E il mese sarà concluso con altre prove al Mugello. Quattro settimane circa per recuperare il secondo di gap sul giro che le McLaren avevano inflitto alle Ferrari. Se Maranello riuscirà nell'intento, magari Irvine avrà un'altra buona occasione per mostrare il suo rinnovato talento. Cristiano Chiavegato Eddie Irvine, 34 anni