Mancini: non sono massone. Ogni imputato è un presunto innocente

Mancini: non sono massone. Ogni imputato è un presunto innocente AL GIORNALE Mancini: non sono massone. Ogni imputato è un presunto innocente Un noto rifiuto al gran maestro Ettore Bernabei, «l'uomo ili fiducia» su cui scrivo un volume Giorgio Dell'Arti, e uno storico non credibile, l'or quanto mi riguarda dico vere e proprie falsità. Non sono mai stalo massone come Bernabei afferma. Smentisco l'affermazione con il massimo vigore. Il mio legalo ha già avuto incarico di fare i dovuti passi perché venga correlili la grave affermazione e risarcito il danno, tenuto conto della esagerata pub blicila (Hai compresa! che ha avuto l'inora il volumi' Bernabei, essendo stalo il braccio destro del sen. l'anfani anche durante il periodo delle elezioni presidenziali del 1972, non può ignorare che la massoneria con il gì au maestro Giulio Salvini molto si adoperò per le elezioni del suo amico politico al Quirinale. Nella sua qualità di capo della massoneria italiana il doli. Salvini iscritto al Partito Socialista fiorentino venne nella mia abitazione a Roma (piazza Cairoli ti) per indurmi a non insistere nella candidatura votata anche dal Pei del fon. De Martino. Sempre il Salvini ritenne di dovermi promettere benefici personali ricevendo da me le risposte dovute. Questo episodio e noto. E' stato da me più volte raccontato. Non riosco a darmi conto delle ragioni che suggeriscono a «l'uomo di fiducia» di stravolgerò la verità. Giacomo Mancini Le preoccupanti opinioni dei futuri uomini di legge Mi riferisco all'articolo Quel ma gistrato ha offeso le donne apparso su Im Stampa del 7 marzo. Sono una donna giudice da quasi vent'anni e per dieci mi sono occupata di diritto di famiglia, cioè separazioni e divorzi, ed anche, e ovvio, di minori travolti da queste vicende. Ho visto donne tradito, sfruttate e abbandonate; ed anche uomini traditi, sfruttati e abbandonati. E ho sempre cercato di ca- pire dove fossero torti e diritti, o almeno il maggior diritto e il minor torlo. Leggo ora che il ministro Livia 'l'ureo, parlando dell'intervento del dottor Maddalena, procuratore aggiunto di 'l'orino, che ha sottolineato la necessita di applicare le nonne processuali in tema di prova anche nei casi di violenza carnale, avrebbe detto: «Non capisco por quale motivo il pm Mail dalena abbia voluto sottolineare un aspetto comune a tutti gli altri reati, finendo cosi per offendere la platea... Il pm Maddalena dovrebbe ricordare che (piando si parla da un'assemblea di giovani... si ha sempre una l'unzione educativa e pedagogica», Leggo anche che nel comunicato redatto da studenti di Giurisprudenza viene detto: «Il dottor Maddalena ha inferto un'ulteriore ferita non solo a chi ha subito una violenza, ma a lutti coloro che ancora sperano in una vera giustizia... La vera giustizia non prende le mosse solo dai codici del diritto... ma dalla solidarietà... da una cultura che dovrebbe permeare i Palazzi della legge, ma che non tocca gli uomini che operano al loro interno». Sono molto preoccupata per le opinioni che sono state espresse dagli studenti di Giurisprudenza. Mi chiedo quale insegnamento essi abbiano tratto dai loro studi di diritto e quale cultura giuridica abbiano maturato se davvero si indignano perché viene loro ricordala la presunzione di innocenza dell'imputato, nonostante il sesso delia persona offesa e la natura del reato. E' ovvie infatti che le accuse di una parte offesa rapinata, truffata o picchiata debbono passare a) vaglio di rigorosi controlli sulla sussistenza del fatto, .sull'attendibilità del denunciarne, sulla inesistenza di motivi di personale rancore che potrebbero averlo indotto alla calunnia; e che analoghi controlli debbono essere effettuati anche quando si tratta di violenza carnale. E in tutto questo, cosa c'entrano opportunità, sensibilità e solidarietà? E soprattutto perché il rigore nel- l'indagine dovrebbe far disperare della vera giustizia? Anche il pensiero del ministro Turco mi ha lasciata molto perplessa: perché il ricordare che per i reati di violenza carnale vale, come per tutti gli altri reati, la presunzione di innocenza dovrebbe addirittura offendere la platea? E quale migliore insegnamento po¬ trebbe essere impartito da un magistrato a giovani studenti di diritto se non quello che ricorda con serena obiettività il rispetto dei principi costituzionali? Un modo diverso di sentire è inammissibile in clù si prepara ad essere «uomo di legge». Il diritto non ha nulla a che fare con la convenienza e l'opportunità: esso consista neh'attribuire a ciascuno il suo e nel tutelare le ragioni di ognuno contro i soprusi degli altri; accertando naturalmente che ragioni e soprusi siano esistenti così come rappresentati. Un grande giurista, Domenico Barbero, nella prefazione del suo Manuale di Diritto Privato ha scritto «Se al mondo vi fossero so- 10 due uomini, e questi uomini fossero San Francesco e Santa Chiara, il diritto starebbe tra loro a indicare quello che è giusto». Auguro ai giovani studenti di giurisprudenza di non dimenticare mai queste parole. Maura Arisio Giudice I Sezione Civile Tribunale Torino Stati Uniti, i rimborsi non sono uguali per tutti Vivo in Texas da molti anni e ho letto due articoli sull'Express News, il giornale di San Antonio: 11 primo parla della strage del Cermis, dice che l'America ha sbagliato, che il verdetto è sbagliato, che gli Stati Uniti hanno già pagato ai parenti delle vittime dai 60.000 ai 90.000 dollari, circa 100 milioni di lire. Il secondo parla dei 10 negri ingiustamente condannati a morte venti anni fa e soltanto ieri liberati perché riconosciuti innocenti. Gli ex prigionieri sono stati remunerati con la bella sommetta di 30 milioni di dollari, chissà quanti miliardi di lire. Non è un'ingiustizia? Enzo Pizzuti Parkinson, in lotta anche i familiari Un articolo del 12 febbraio a firma di Gigi Padovani sul volontariato mi aveva colpito e indotta a riflettere. Pochi giorni dopo ho capito di persona le cause della situazione segnalata e cioè la riduzione del numero dei volontari. Aderendo all'invito rivoltoci dall'Associazione Italiana Parkinson, sabato mattino 20 febbraio mi sono recata con mio marito, affetto da tale grave malattia, al Centro Congressi del Lingotto, al Convegno: «Riabilitazione: perché no?». Eravamo curiosi di vedere dall'interno tale struttura, e lo slogan di Ability «Entri gratis esci migliore» era veramente accattivante. Ma soprattutto conoscevo gli sforzi degli organizzatori, poche persone sempre impegnate a far conoscere la malattia. I relatori erano presenti, preparati e disponibili ai contatti personali. Erano invece assenti, sebbene mvitati, i responsabili dele varie Aziende Sanitarie e degli Ospedali, i fisioterapisti, ma soprattutto erano veramente pochi i parkinsoniani. Sapendo che gli organizzatori avevano mandato gli inviti ad oltre 900 associati e che nella sola Torino sono oltre 2000 i parkinsoniani, ho potuto intuire la frustrazione di chi si era preso tanta briga per cercare di aiutarci. Ho cercato di capire le ragioni di tale indifferenza, ma proprio non ci sono riuscita. Riflettendo inoltre sulla scarsa sensibilità dei terapisti che non hanno approffittato di un'occasione seria per conoscere meglio questa patologia così difficile ed i più aggiornati trattamenti possibili. Ringrazio i responsabili dell'Aip di Torino: continuino nella loro opera superando le delusioni provocate dalla cronica, ma ingiustificata abulia dei parkinsoniani, ma soprattutto dei loro familiari. Giulia Barbieri Fortunato Torino Dalmazia, la verità nascosta dalla retorica Domenica ho letto con attenzione l'articolo di Enzo Bettiza. Non sapevo che gli italiani in Dalmazia si fossero comportati così male e che la Dalmazia fosse a maggioranza croata. Sui libri scolastici c'è scritto che doveva essere italiana. Perché mai se gli italiani erano minoranza? Perché tali cose sono nascoste dalla retorica nazionalista? Federico Degni tamarica@tin.it «M»J»*fxW:;.,....... .:, :i i ■ . Vi Le lettere ..vanno inviati ,#V_ a: LA STAMPA / Via Morendo 32, 10126 TORINO fax 011 - ÓS68924 e-mail lett«ire@lastampa.it