Fuoco elettorale in Algeria di Domenico Quirico

Fuoco elettorale in Algeria Si apre la campagna per le Presidenziali di aprile: agguato di un commando integralista a una colonna militare, sedici uccisi Fuoco elettorale in Algeria Vecchio copione per un voto di rottura ALGERI. La campagna elettorale dei Già, i gruppi armati integralisti, è cominciata su una strada di Bouira, a 120 chilometri dalla capitale. Sotto il fuoco incrociato è finita una colonna militare: alla fine dello scontro sono rimasti sul terreno sedici soldati. Si avvicina la data delle elezioni presidenziali (si andrà alla urne il 15 aprile per scegliere il sostituto di Zeroual che, a sorpresa, si è dimesso); secondo un sanguinario, scontato copione la mortifera attività dei fondamentalisti aumenterà. Ma oggi in Algeria non sono le tragiche cifre della guerra civile che monopolizzano l'attenzione. E neppure l'esordio sul terreno delle prime donne uscite dalla scuola dell'antiterrorismo di Ain Bénian: superagenti esperti in arti marziali ma anche in guerra psicologica che affiancheranno i loro (discussi) colleghi. Contro chi propone il medioevo fondamentalista il governo fa scendere in campo, con accortezza propagandistica, anche le donne con il Kalashnikov: come nella guerra di Liberazione. E' la campagna elettorale che si aprirà il 23 marzo a scatenare attese e fervori che hanno scrostato il rassegnato, contrito mutismo della gente. Sotto i lividi lasciati dalla mano di ferro del terrorismo e del controterrorismo si compie, forse, una vera rivoluzione politica. Le clamorose (e misteriose) dimissioni di Zeroual si rivelano davvero un terremoto. Domani il Consiglio costituzionale pubblicherà la lista dei candidali che vantano le condizioni di eleggibilità: oltre all'attestato di partecipazione alla guerra di Liberazione (per chi è nato prima del 1942), la dichiarazione dei beni, l'impegno a non usare per la battaglia elettorale temi «sacri» come arabismo e Islam, 75 mila firme raccolte tra gli elettori. Dell'armata di quaranta aspiranti ne resteranno in lizza una decina. Non esiste un favorito, perché nessun candidato ha la patente che garantisce il successo: l'appoggio dei militari. L'esercito. E' la novità essenziale. Una legge non scritta della politica algerina prevede che gli incarichi siano decisi nel conclave dei rappresentanti delle Forze Annate. L'Algeria non è un Paese con un esercito; è un esercito con un Paese. Questa confraternita depositaria del retaggio storico della Liberazio- ne regolava la complessa aritmetica dei clan e delle personalità e poi si spartiva i posti. Da sempre. In silenzio, senza palpiti. Perché le risse e gli scontri venivano rigorosamente assorbiti nei corridoi degli Alti Comandi e del Palazzo e poi cancellati dall'obbligo dell'unanimità. L'esercito era un potere impersonale, senza volto, equilibrato con il bilancino di un framacista. Finora. Per la prima volta questo super- partito misterioso ed elusivo, è davvero «imparziale». Ma non è una posa, è una necessità. Presi alla sprovvista dalla decisione di Zeroual, indeboliti dall'emergere all'esterno dei loro contrasti, i generali si sono rannicchiati in caserma. Certo Abdelaziz Bouteflika, ex ministro degli Esteri degli anni d'oro di Boumedienne, è l'uomo che dà loro maggiori garanzie. Su di lui potrebbero far confluire il peso di una potente raccomandazione elettorale. Ma Bouteflika non è un delfino uffciale, dovrà lottare duramente per vincere, tanto che questa volta la prospettiva di una elezione al primo turno è quasi impossibile. Ma attenzione: nessuna casta dominante si è mai spogliata volontariamente del potere. Se vincerà un candidato che «mette in pericolo lo Stato» (come subdolamente recita la formula costituzionale) i militari possono sempre cancellare le elezioni come fecero per fermare il Fis. Ma l'Algeria e l'opinione pubblica internazionale non staranno n guardare. Il ritorno di Sant'Egidio. Fra un tabù che nessuno doveva pronunciare, Accennare alla formula sottoscritta a Roma da alcuni partiti algerini tra cui il Fis per porre fine alla feroce guerra civile significava essere immediatamente scomunicati come fiancheggiatori del terrorismo. Cinque partiti tra cui il Frante delle forze socialiste di Ait Ahnied (un eroe della guerra di Liberazione che tornerà in patria dopo anni di sdegnoso esilio volontario) e il partito (maggioritario) di Zeroual hanno firmato «una piattaforma» che perfino nella definizione esplicitamente allude agli accordi di Roma e ne riprende i temi chiave: dialogo, ritorno dei militari in caserma, pacificazione, ma senza più alludere al disciolto Fis. Il tema della pace non è più una speranza clandestina è il vera cuore della battaglia elettorale. Domenico Quirico Per la prima volta l'esercito non ha candidati ufficiali Una piattaforma di cinque partiti per la pace civile Militari algerini: l'esercito è indebolito dai contrasti interni divenuti di pubblico dominio e dalle dimissioni a sorpresa di Zeroual

Persone citate: Abdelaziz Bouteflika, Bouteflika, Zeroual

Luoghi citati: Algeria, Roma, Sant'egidio