Dell'Utri, si decide la richiesta d'arresto

Dell'Utri, si decide la richiesta d'arresto Per l'ex numero uno di Publitalia la Procura di Palermo oggi dovrebbe inviare le carte Dell'Utri, si decide la richiesta d'arresto Allertata la giunta per le autorizzazioni di Montecitorio ROMA. La giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera dei deputati si appresta a discutere la richiesta di arresto per il parlamentare di Forza Italia Marcello Dell'Utri, formalizzata dalla magistratura palermitana. Nella tarda serata di ieri è giunta la conferma che la giunta di Montecitorio è stata «allertata», in attesa dei documenti che questa mattina saranno consegnati dai pubblici ministeri che hanno condotto l'inchiesta. Ma già prima del tam-tam parlamentare il riserbo sulla vicenda era stato rotto da una indiscrezione data dal «Velino» di Lino Jannuzzi, l'agenzia di stampa che offre servizi di politica. Il «Velino» dava per scontato che oggi sarebbe stata finalmente formalizzata la richiesta d'arresto per Dell'Utri, una notizia non del tutto inattesa visto che da alcune settimane, su questa storia, si inseguono smentite, indiscrezioni e persino inchieste sulle «fughe» di notizia. Non più di quindici giorni fa fu lo stesso Dell'Utri - dopo più di qualche titolo del «Giornale» e del «Foglio» - a dichiarare, in una intervista al «Corriere della Sera», la certezza che la procura di Palermo si apprestava a chiedere il suo arresto. Nello stesso tempo, l'ex numero uno di Publitalia denunciava un clima pesante nei suoi confronti, una intensa attività di controlli polizieschi che gli impediva di esercitare persino il suo diritto alla difesa. A che cosa si riferiva il parlamentare, attualmente sotto processo a Palermo per mafia? Ad alcuni avvenimenti (specialmente incontri con collaboratori di giustizia), da lui considerati come normale ricerca di fonti di prova a sua discolpa e dai magistrati, invece, visti come il tentativo di inquinare le prove nel processo in corso a Palermo. In sostanza, secondo i pubblici ministeri palermitani, Marcello Dell'Utri avrebbe cercato di far ritrattare ad alcuni pentiti le accuse rivoltegli. E per far questo si sarebbe incontrato con alcuni, ignaro di essere seguito, filmato, ed intercettato dagli investigatori della Dia. Alcuni particolari di questa vicenda sono già venuti alla luce. Come per esempio la storia dell'incontro, la vigilia di Capodanno, con Giuseppe Chiofalo, malavitoso del Messinese poi passato sotto protezione e poi, ancora, collaboratore «insoddisfatto». Insieme con Cosimo Cirfeta, altro personaggio poco chiaro, Chiofalo è protagonista di questo «giallo». Cirfeta, anzi, era già balzato agli onori della cronaca per essere stalo indicato, proprio da Marcello Dell'Utri nel corso di dichiarazioni spontanee al processo di Palermo, come la fonte che aveva rivelato un complotto ai danni del parlamentare e di Silvio Berlusconi. «Contro di me e Berlusconi aveva detto Dell'Utri - sono state concordate accuse false da parte dei collaboratori di giustizia. Me lo ha spiegato Cirfeta e lo ha confermato Chiofalo». Quindi aveva incontrato i due e forse anche allora era stato «intercettato». E' forse questo il motivo che oggi fa dire al parlamentare di non essere messo in condizione di cercare e trovare fonti di discolpa. Dell'Utri, comunque, incontrò Chiofalo, il 31 dicembre, in una piazzola dell'autostrada fra Ancona e Forlì. L'incontro fu filmato da agenti della Dia e, successivamente, le teletonate intercettate. In quella occasione, gli investigatori riferirono di aver visto il parlamentare offrire dei regali natalizi per i figli del collaboratore. Nel loro rapporto, i detectives sottolineano che Dell'Utri chiama Chiofalo per dirgli «Ci hanno visti, ci hanno fotografati» e che l'altro lo rassicura dicendogli. «Non preoccupatevi, saranno quelli del mio servizio di protezione». Ma non ci sarebbe soltanto la storia dei depistaggi nell'atto d'accusa della procura di Palermo che avrebbe ottenuto più di una custodia cautelare dal giudico per le indagini preliminari. Naturalmente, la cattura del parlamentare e sottoposta al nullaosta della giunta della Camera. Oggi i documenti saranno consegnati al presidente Luciano Violante, che provvedere a consegnarli alla commissione. Francesco La Licata Avrebbe cercato di far ritrattare ad alcuni pentiti le accuse che gli erano state rivolte Il riserbo sulla notizia rotto da una indiscrezione data dal «Velino»

Luoghi citati: Ancona, Forlì, Palermo, Roma