«Mia figlia, ammazzata due volte»

«Mia figlia, ammazzata due volte» IL DRAMMA DI UN PADRE «Mia figlia, ammazzata due volte» «Il dolore di Giovanni ci sembrava sincero» GRAVINA (Bari) DAL NOSTRO INVIATO 11 paese sprofonda in un incubo che don Nicola Lorusso, parroco della chiesa del Gesù Buon Pastore, spera invano ili esorcizzare con la parola di Dio. Ma fuori dalla sacrestia, sulle strade affollate in una domenica senza gioia, incombe il dramma che ha per protagoniste due famiglie, quelle di Abele e di Caino, dell'assassino e della sua vittima. Cominciamo dalla seconda. E' come se Maria Pia fosse morta tre volte. Per la violenza di Giovanni, il suo ex fidanzato che ha confessato di averla soffocata e poi accoltellata. Per la vergogna di una gravidanza indesiderata di cui tutti hanno saputo e parlato. Per il comportamento di un paese che, se e stato umanamente vicino ai genitori e ai fratelli della ragazza, d'altro canto non e riuscito a rompere il muro del silenzio che per giorni ha avvolto la morte di una studentessa di vent'anni, e non ha collaborato fino in fondo con gli investigatori. In un appartamento al primo piano di una modesta palazzina di via Martin Luther King, Nicola Labianca, padre di Maria Pia, non ha piti lacrime da versare. Pino a quel maledetto mercoledì 24 febbraio era un tranquillo funzionario comunale, ora è un uomo sfiancato dal dolore, che fatica ad accettare la morte della figlia. Oliando ha saputo dal suo avvocato il nome dell'assassino, e impallidito. «K' stato lui? Proprio Giovanni? Ma com'è possibile? - ha domandato incredulo -. L'amico più vicino a Maria Pia... E' venuto a trovarci fino a casa, ha voluto assistere ai funerali di mia figlia, il suo dolore sembrava sincero. Dove ha trovato il coraggio di fan; tanto male?». Chiuso nella sua casa, protetto da amici e parenti che non permettono agli estranei di violare il suo isolamento, Nicola cerca disperatamente di trovare un perché a tutto quello che e successo. E si sfoga con chi gli sta vicino e cerca di consolarlo. «Giovanni Pupillo, l'amico di Maria Pia... Speravamo che fosse fatta giustizia e che prendessero l'assassino. Ora che è in carcere, io e mia moglie potremo finalmente cominciare a piangere nostra figlia. In qualche modo ci sentiamo liberati da un peso enorme, anche se siamo sconvolti dal fatto che il colpevole era una persona tanto vicina alla mia bambina. E poi mi fa orrore l'idea che in questa maledetta storia sia stato coinvolto anche un bambino di tredici anni». Dice, Nicola, che la sua Maria Pia giiel'hanno uccisa due volte: «E' stata vittima di un omicidio, certo, ma anche di chi ha scavato senza pietà nella sua vita privata, mettendo in piazza tutti i problemi di una ragazza come tante». Se ne andrà da Gravina? «No che non ce ne andremo. Onesto e il paese dove viviamo, qui vogliamo restare». Già, il paese. Nei giorni tristi che ancora non sono finiti, Gravina ha fatto sentire tutto il calore della solidarietà alla famiglia di Maria Pia. Davanti alla casa di via Martin Luther King, c'i; ancora un continuo via vai di persone: amici della studentessa o dei genitori, gente semplice che riesce a malapena a trovare le parole per esprimere le sensazioni suscitate dal risultato di un'indagine durata dieci giorni, e conclusa con l'arresto del presunto assassino. C'è Emma, la ragazza timida con gli occhiali da miope che parla con un filo di voce, ma che pronuncia parole dure come pietre: «Io spero che un giorno quello li faccia la stessa fine di Maria Pia. Se davvero è lui il colpevole, merita tutto il male possibile». Ma c'è anche chi vorrebbe tanto rimuovere il dramma che si è consumato a Gravina, e riesce a stento a nascondere il desiderio che questa brutta storia possa essere archiviaci in un angolo della memoria di un paese all'ansiosa ricerca della normalità. Cosi c'è il gruppo di studenti che diffonde volantini contro i giornalisti, accusali di gettare fango sulla comunità, e c'è chi dice che il delitto di Maria Pia, in fondo, non ha un vero colpevole, perché chi ha ucciso (i un pazzo. (ili amici piangono Maria Pia, ma (pianti di loro hanno aiutato gli investigatori a trovare l'assassino? Polizia e carabinieri dicono che «qualche amico e conoscente sapeva che la sera del delitto i due giovani si sarebbero incontrati». Sapeva, ma non ha parlato. «In una settimana abbiamo interrogato oltre cento persone, ina non siamo stati affatto agevolati accusano gli inquirenti -, Diciamo che, se avessimo saputo prima di quell'appuntamento, sarebbe stato tutto pili semplice». Non più di cento metri separano le case della famiglia di Abele da quella di Caino. I Pupillo abitano in una palazzina non molto diversa da quella dei Labianca: stesso intonaco scrostato, stesso colore bianco sporco, stesse finestre di alluminio anodizzato con le tendine chiuse. Devono essere queste le ultime cose che Maria Pia ha visto quando è andata all'appuntamento con Giovanni, E con la morte. «Mio figlio non ha bisog.no di un difensore. Il suo avvocato sono io», ha detto nei giorni scorsi il padre del presunto assassino, Giuseppe, commerciante di elettrodome siici. Un pessimo avvocato, per la verità, ed e difficile immaginare che non sapesse nulla di quello l'he e accaduto il 24 febbraio a [luche centinaia di me tri dal paese, nella campagna dove Maria Pia e stata uccisa. Una famiglia mula e mollo chiusa, quella dei Pupillo. Fino alle estreme conseguenze, A Gravina descrivono i tre ragaz zi come gente allegra e spigliala, ma in tondo piuttosto ditti dente. Ricordano Giovanni elio la mattina accompagnava la madre a lare la spesa e poi se ne andava nel negozio del pa die, a dare una mano. E la sera se ne stava al pub in centro per bere una birra, oppure d'estate faceva le ore piccole alle «I >ivilii' Follie», la discoteca più in della zona. E poi, dicono gli amici, Gin vanni negli ultimi tempi si eia fatto piuttosto scontroso e ta citurno: pensavano che gioco; se a fare il bel tenebroso, ma non era cosi. Pero c'è anche chi, come il suo amico Ezio, non riesce ad accettare l'idea che quel giovane che faceva girare la testa a tutte le ragazze del paese sia un pazzo assassino. «L'hanno chiamata la famiglia di Caino dice Ezio -, ma questa è un'infamia. I Pupillo sono gente perbene come tutti noi. A cominciare da Giovanni, che non avrebbe mai fatto del male a nessuno». E poi, prosegue Ezio, se davvero l'ex fidanzato di Maria Pia fosse il colpevole, allora i carabinieri e la polizia farebbero bene ad ammanettare tutta la famiglia: «E mi pare francamente impossibile pensare che padre, madre e ragazzi si siano messi tutti d'accordo e abbiano nascosto per due giorni il corpo della povera Maria Pia per poi farlo trovare in un casolare abbandonato». Fulvio Milone •<Se davvero l'ha soffocata merita tutto il male possibile» (ìli inquirenti: troppa omertà in paese A sinistra Maria Pia Labianca In alto Giovanni Pupillo fotografato la mattina ilei funerale, mentre entra in cattedrale accompagnato da due amici In mano ha la rosa che poserà sulla bara

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