La faccia triste dell' ITALIA

La faccia triste dell' ITALIA La faccia triste dell' ITALIA una questura e una centrale dei carabinieri. Il lieo d'ambiguità si rivelava nella disi reta presenza in città, ai margini delle istituzioni italiane, di una sorta di emissario croato che si chiamava, se ricordo bene, Edo Bulat. Seppur privo d'ogni potere d'intervento o di controllo sull'amministrazione locale, il plenipotenziario di Pavelic, membro del governo di Zagabria, simboleggiava con la sua muta presenza un'ipoteca irredentistica su una città che i croati consideravano slava al cento per cento Nonostante l'Italia sabauda aves se «regalato» un re al «regno di Croazia» nella latitante figura di Aimone di Savoia-Aosta, duca di Spoleto, ribattezzato Toniislav II, che non si fece mai vedere a Zagabria, i rapporti personali tra Mussolini e l'avelie erano mollo peggiorati con la nascita dello Stato fantoccio ustascia. Passati i tempi dell'occulta complicità d'anteguerra quando il regime mussoliniano concedeva appoggi, coperture, sussidi, campi d'addestramento agli ultranazionalisti e terroristi croati. L'occupazione italiana della Dalmazia aveva umiliato e irritato il vecchio alleato il quale, ottenuto un proprio Stato totalitario in sedicesimo, ormai guardava con piii interesse a Berlino che a Roma. Inaspriva la tensione anche il fatto che nel retroterra balcanico, in particolare nelle forre erzegovesi e bosniache, le unita del l'esercito italiano si vedevano spes so costrelte a proteggere le popola zioni serbe dalle aggressioni genocidi! delle bande ustascia. Inoltre la dilagante guerriglia partigiana induceva gli italiani, come del resto i tedeschi, a tirare dalla propria parte i pittoreschi combattenti cernici agli ordini del colonnello monarchico Draza Mihajlovic. A Spalato, sotto la copertura dell'armata di Dalmazzo, era stato addirittura forma to un centro d'azione cetnico il cui comandante, Ilija Trifunovic Bieca nin, era venerato comi! un eroe leggendario dei serbi. Luci e ombre, risvolti e doppiezze non mancavano, come si vede, nel mosaico dell'incandescente ristrutturazione strategica e politica del territori ex jugoslavi sconvolti dalla guerra. Le mani sporche le avevano tutti, anche gli italiani, che in alca ni; zone proteggevano i civili e in altre li fucilavano perché compromessi con i partigiani comunisti. Particolarmente insensata, controproducente, con squarci di violenza criminosa nonché gratuita, doveva rivelarsi l'ottusa politica perseguita dalle gerarchie fasciste nelle terre occupate 0 annesse. Corte intemperanze brutali, legate alla dura realtà d'occupazione, vennero vissute da mio padre, esponente in vista di un'autoctona famiglia dalmata italiana, comi! un'onta e un affronto «Mio padre abbassarci gli occhi ogni volta che per strada incrociava i vecchi amici slavi. In Dalmazia non era arrivata la nazione di Tommaseo o di Garibaldi: solo (fucila, con armi e manette, di Mussolini» A sinistra. :5^i',j>' Vittorio Emanuele •i 0/ in in un disegno di Ettore Viola Sopra, truppe italiane entrano a Fiume «La frontiera può produrre tutto: il liberale scettico, l'idealistaferoce, il galantuomo fanatico» personale. Lo vidi in quégli anni dit • i'ieili rodersi interiormente, e incu pirsi sempre di piti. Per nascita, vicissitudini autobiografiche, educazinne plurilingue, egli in fondo non poteva essere chi' cosmopolita <• li borale. 'Ritto, in un uomo con una formazione mitteleuropea come la sua, doveva per forza di cose opporsi intimamente alle aggressioni e sopraffazioni mononnzionali e subculturali del fascismo Purtroppo per lui, e per i suoi innati sentimenti d'italianità, non era arrivata in Dalmazia l'Italia di Tommaseo o di Garibaldi: era arrivala con anni e manette solo l'Italia di Mussolini 'Ritto ciò che commettevano in città, non tanto ì militari ma gli squadristi e i questurini, lo riempiva di amarezza e di vergogna, Rammento come diceva scontortalo: «Abbasso gli occhi ogni volta che per strada incrocio i miei vecchi amici slavi». Non c'era giorno che non tornasse indignato a casa ('.he non denunciasse a tavola, durante il pranzo, l'ultimo sopruso di cui aveva sentilo dire o di cui era stato casuale testimone oculare E di soprusi stupidi, superflui, infamanti, o delinquenziali, ne capitavano (piasi tutte le ore Gruppi di innocui concittadini slavi insultati, buttati per terra, duramente manganellati da furenti bande fasciste, solo perché rimasti col cappello in testa davanti alle bandiere di una sfilata irredentistica: povere contadine dell'interno che portavano le loro mercanzie al supermercato all'aperto detto Pazaro Pazaro, iniprov visamente aggredite da giovani teppisti in camicia nera, sepolte sotto le bancarelle rovesciate, derubale delle loro robe solo perché incapaci di nominarle e venderle in lingua italiana: studenti ribelli magari figli di (pialclie compagno di scuola del papà, sorpresi con un volantino antifascista in tasca, imprigionati e torturati per settimane, talora barbaramente trucidati nei sotterranei della questura Mandava in furia mio padre il fatto che negli uffici la gente slava dovesse non solo sforzarsi di parlare una ling.ua stranie ra, che spesso non conosceva, ina addirittura salutare col braccio levato funzionari e impiegati ano ganti che provenivano dalle Puglie o dal Molise e usavano termini e verbi che solo vagamente ricorda vano l'itali.ino. Diversi spalatali colli, che conoscevano l'italiano meglio di tanti «regnicoli)) dell'altra sponda, esclamavano sconcertati «Vogliono non solo italianizzare ma fascistizzare con l'olio di ricino, in ventiquattrore, migliaia di slavi clic neppure sanno che Mussolini si chiama Benito!», All'epoca avevo già quattordici anni e mi rendevo perfettamento conto delle cose sgradevoli e cupe che accadevano intorno Ricordo un DALL'OFFENSIVA DI ROMMEL ALLA BATTAGLIA DI MOSCA MARZO 1941. Inizia in Libia, con il sostegno dell'Afrikakorps tedesco comandato dal generale Rommel, la controffensiva italo-tedesca, Viene rioccupata la Cirenaica, tranne Tobruk. Il 28 muore suicida la scrittrice Virginia Woolf. APULE IMI. Fra il 6 e il 17 aprile la Jugoslavia viene attaccata e capitola di fronte a quattro eserciti nemici: l'Italia - che l'aggredisce da Fiume e Zara - la Germania, la Bulgaria e l'Ungheria. E' stata invasa lungo tutte lo frontiere del tempo, tranne (inolia greca: i greci, aggrediti dallo armati! tedesche accorso in aiuto dell'Italia, si arrendono nello slosso mese. Re Giorgio II fugge a Londra, dove si forma un governo greco in esilio. Viene siglato il patto di non aggressione russo-giapponese. Le truppe di Rommel completano la riconquista della Cirenaica, Inizia l'assedio di Tobruk. MAGGIO 1941. Tra maggio e giugno si forma il Regno indipendente di Croazia, che i croati chiamano «Stato indipendente croato». L'Italia offre a! nuovo regno un re, nella figura di Aimone di Savoia-Aosta, duca ai Spoleto, che prendo il nome di un re medievale croato, Toinislav II. Aimone, prudentemente, non metterà mai piede in Croazia. Dopo che gli inglesi hanno strappalo all'Italia Eritrea e Etiopia, il Negus Hailè Selassiò riprendo possesso del trono. E' la fine dell'impero italiano. ESTATE 1941. Pochi mesi dopo l'occupazione la Jugoslavia viene spartita: l'Italia prende mezza Slovenia con Lubiana, una ricca fascia del litorale dalmata, con lo isole piii importanti. Ragusa conserva un presidio militare italiano, ma l'amministrazione civile e assegnata allo Stato indipendente di Croazia di l'avelie. L'Italia ottiene anche Spalato, Sobonico, Traù e Cattare In luglio inizia l'insurrezione del movimento partigiano di Josip Broz, detto Tito. Il 4 agosto arrivano in Russia i 82 mila soldati del Coqio di spedizione italiano in Russia (Csir). Il 10 agosto Stalin assume la carica di comandante supremo dello forze armate. Muore suicida, il 31 agosto, la poetessa russa Marina Ivanovna Cvetaeva. SETTEMBRE 1941. L'8 settembre inizia l'assedio di Stalingrado. In Grecia si organizzano lo formazioni partigiano dell'Elas (Esercito di liberazione nazionale greco). OTTOBRE 1941. Il Montenegro diventa protettorato italiano. Si combatte la battaglia di Mosca: il generale von Bick ha fatto convergere sulla città 35 divisioni corazzate con oltre 500 mila uomini. Sani il primo scacco subito dall'esercito tedesco.