Tokyo rivendica il diritto all'attacco preventivo
Tokyo rivendica il diritto all'attacco preventivo La svolta motivata dalle minacce di Pyongyang Tokyo rivendica il diritto all'attacco preventivo TOKYO. Per la prima volta dal dopoguerra il Giappone ha affermato ieri il suo diritto a lanciare attacchi contro altri Paesi in nome del diritto all'autodifesa, superando 57 anni dopo il «complesso» di Pearl Harbor. Nell'arco di tre giorni sono caduti in Giappone due tabù eredità della seconda guerra mondiale. Martedì il governo ha annunciato di volere ufficializzare con una legge l'uso dell'inno e della bandiera con il sol levante, gli stessi del passato imperiale e perciò ancora contestati da buona parte della sinistra. Ieri il ministro della Difesa Hosei Norota ha affermato il diritto di Tokyo a lanciare attacchi contro altri Paesi per prevenire eventuali azioni ostili imminenti, nonostante la Costituzione sancisca non solo il rifiuto della guerra, ma addirittura il divieto di mantenere forze armate. Ce n'è abbastanza per riaprire dispute mai del tutto sopite e ri¬ svegliare i timori dei vicini asiatici, memori dei tragici anni dell'occupazione nipponica. Norota, riferiva ieri il quotidiano «Yomiuri», ha detto alla commissione sicurezza della Camera dei rappresentanti che colpire basi missilistiche in territorio straniero se vi siano segnali di un possibile attacco non è un'azione contraria alla Costituzione. Un'affermazione motivata dai timori per i missili nordcoreani. Ma è la prima volta nel dopoguerra che un membro del governo arriva a tanto in nome dell'autodifesa. «E' possibile ha sostenuto il ministro - attaccare basi straniere anche prima che un danno sia stato inflitto al Paese, nel rispetto dei principi legali basati sul diritto all'autodifesa». Ma, forse per mitigare le preoccupazioni all'estero, un'altra fonte del ministero ha detto che per ora Tokyo «non ha i mezzi» per effettuare una tale operazione. (Ansa]
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