L'ultimo trofeo di Barbara di Andrea Di Robilant

L'ultimo trofeo di Barbara L'ultimo trofeo di Barbara La giornalista cui tutti dicono «sì» WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Ma ti assicuro, Monica, il sudore non si vede», sussurra una Barbara Walters in versione midolla alla sua preda ancora intimorita, durante una pausa nella registrazione dell'intervista che andrà in onda stasera sulla rete Abc. Avvolgente come una mamma premurosa ma intima e civettuola come una collegiale: c'è tutta Babs, come gli americani la chiamano affettuosamente, in quelle parole di conforto a Monica Lewinsky. Ancora una volta la Walters ha bruciato tutti i suoi rivali più blasonati ottenendo l'intervista alla Lewinsky, e per di più gratis. A 67 anni è ancora lei la regina incontrastata della tivù americana. Anwar Sadat e Menachem Begin ai tèmpi di Camp David, Ted Kennedy dopo l'incidente di Chappaquiddick, re Hussein e la sua malattia, Colin Powell dopo la guerra del Golfo, per non parlare di tutti i presi¬ denti americani da Richard Ni xon in poi: i trofei più prestigiosi ce li ha tutti lei. «Tutti sapevano che Barbara avrebbe beccato anche Monica», dice rassegnato un grosso produttore americano di una rete rivale. «Alla line vanno sempre da lei. Perché Babs ha la miglior trappola per topi». La Walters ha una strepitosa carriera alle spalle, una splendida casa a Manhattan e un sacco di soldi in banca (si dice che guadagni dieci milioni di dollari all'anno, ma lei nega). «Ne ho viste tante nella mia vita e non ho più nulla da dimostrare», dice. Ma poi ogni giorno è sempre li in ufficio, attaccata al telefono, a caccia di un'altra conquista. E sempre con un guizzo in più rispetto alla concorrenza. Ouando lo scandalo Lewinsky scoppiò, i grandi intervistatori americani si fecero mia guerra spietata per ottenere un'intervista con il primo avvocato della giovane ex stagista, quel William Ginsburg con barba e far¬ fallino che imperverso sul piccolo schermo per una buona metà del 1998. Babs venne a sapere che Ginsburg, era di cattivo umore perché al Cosmos Club, dove alloggiava, non c'erano i suoi cereali preferiti. Lei non ci pensò un attimo: uscì di casa, ne comprò una buona scorta e prese il primo aereo per Washington. Con la Lewinsky è stata un'altra storia. I cereali non l'avrebbero portata da nessuna parte. Invece l'ha corteggiata alla sua maniera avvolgente, l'ha coccolata al telefono, l'ha rassicurata. «Le dicevo: "Tu sai che se fai l'intervista con me riceverai un trattamento equo. Non tutte le domande ti piaceranno, ma anche quando affronteremo gli episodi più imbarazzanti sarò integra e degna"». Monica a poco a poco si è aperta. E alla fine si è lasciata sedurre dalla Walters. Che insiste di non aver tradito le sue promesse nel corso dell'intervista: «Non sono andata a sfrugugbarla con domande tipo "Ti toccò qui o ti toccò lì?". Mi interessava capire i suoi sentimenti». Non disdegna i momenti più piccanti, ma li avvolge sempre in un velo di pudore. Ad un ceito punto le chiede a bruciapelo come le era «saltato in mente» di tirarsi su la gonna nell'Ufficio Ovale per far vedere al Presidente cosa c'era sotto. «Un piccolo, sottile gesto flirtoso», ride l'ex stagista ormai dimentica del fatto che non sta parlando solo a quella vecchia furbona di Babs ma al mondo intero. Andrea di Robilant La giornalista Barbara Walters

Luoghi citati: Manhattan, Washington