Asinara incredula: noi sconfitti?

Asinara incredula: noi sconfitti? LA GUERRA DEL TIGRE' Asinara incredula: noi sconfitti? Il lutto sotto l'indifferenza della capitale ASMARA DAL NOSTRO INVIATO La città e in lutto. Ovunque. Nel grande viale dell'Indipendenza dove si camuffa, si infarina da metropoli. Nei mille caffè dove il cappuccino è il rito di tutte le ore. Nei nuovi quartieri residenziali della periferia dove si respira il venticello di una moderata agiatezza. Qui, in Eritrea, si adopera l'energia del silenzio. Con dignità, orgogbo come si addice ad un popolo dall'anima coriacea. Nulla sembra più tranquillo, innocuo, nonnaie del lutto ili Asinara. Ma un popolo intero ha perso una scaglia di fiducia in se stesso. Il mito del successo militare, della invincibilità, con il passare del tempo diventa una uniforme, una divisa. Identifica, protegge, rassicura. In un lembo di deserto pietroso, tra le case semidistrutte di Badine al confine con l'Etiopia dove da cinque giorni grandi masse di uomini si sono scontrate con carri armati, cannoni, Kalashnikov è successo qualcosa di nuovo. CU eritrei non hanno vinto, anzi sono indietreggiati. Lo ha riconosciuto lo stesso governo nella lettera al Consiglio di sicurezza dell'Orni con cui ha annunciato che accetta il piano dell'Organizzazione dell'Unita Africana per dirimere il conflitto. Così diffìcile, dal momento che da mesi lo rifiutava ostinatamente perché, di fatto, favorevole ad Ad¬ dis Abeba. Le ammissioni più pesanti sono però nei comunicati militari: «Masse umane enormi gettate dal nemico nella battaglia hanno superato le difese, seppure al prezzo di perdite altissime»; «Le nostre truppe hanno ripiegato momentaneamente su trincee più salde dal punto di vista strategico»; «L'esercito assicura al popolo che la sua volontà di fermare l'aggressione etiopica è rimasta intatta». Sono le formule all'inchiostro simpatico che usano gli stati maggiori di tutto il mondo e di tutti i tempi quando le cose non funzionano. I^e esponi alla luce di candela e vogliono dire: ritirata. La guerra del Tigre, finora, è stata avviluppata nel silenzio. Nessuno è uscito allo scoperto e ha detto: scusate, c'è un errore. Finora avevamo la meglio, avevamo inflitto al nemico danni giganteschi; adesso siamo in difficolta. Eppure tutti sanno. Un popolo come questo, dove in ogni famiglia c'è un pezzo di esercito e gli eroi della guerra di liberazione non sono pensionati come se avessero raggiunto il prescritto numero di anni di servizio, ha i suoi canali di informazione che nessuna pausa, reticenza, abisso burocratico può chiudere. Ogni giorno, alle 20, quando inizia il telegiornale la gente si assiepa paziente davanti ai televisori, si allunga in fila fuori dai bar, sbircia dai vetri. Eppure la guerra va via in un minuto, appallottolata nel bre- ve comunicalo ufficiale che lo speaker legge con burocratica freddezza. Dissolvenza. Si passa al Kosovo: sontuosi filmati, un gran lusso di parole e di immagini! E la radio? Qui la portano tutti in giro come un amuleto; a tutte le ore ascoltano. Ma il tempo trascorre in iin'inteniimabile trasmissione «Oro alla patria»-live: annunciatori infaticabili elencano, senza fine, cifre e nomi dei donatori che, da tut te le parti del mondo e dai più sperduti villaggi, hanno contribuito allo sforzo bellico del Paese. Al ministero dell'Informazione, dove consegnano i visti per il fronte, ogni mattina ti accolgono come un parente tornato a casa dopo molti anni. Sorrisi. Gentilezze. Ma le richieste di un permesso scivolano contro la cantilena: è pericolo, (orse domani. Intanto ogni giorno la zona proibita si allarga, ingloba montagne, ingoia citta. Eppure ad Asinara la gente sa che a Badine qualcosa è andato male. Da trent'anni il braccio di ferro infinito con gli etiopici cambia g.li avversari: il negus, il regime rosso ilei Derg, i tignili, ma il risultato è sempre stato lo stesso, gli etiopici hanno vinto La rivoluzione e l'indipendenza finora erano in regola come un contratto in carta bollata. Un rito ascoltato con tanta insistenza assume la parvenza di una verità irrefutabile, Ma se una battaglia persa e una battaglia che uno crede di aver perso, allora anche questa volta il risultato non è cambiato. Non trovi un eritreo che mostri paura, che creda che la partita sia già compromessa o peggio finita: «Credetemi, è una tattica - ti suggeriscono - la verità è che gli etiopici sono avanzati troppo e ora sono circondati su due montagne, accerchiati proprio come volevamo noi, Hanno perso migliaia di uomini, sono esausti con ì rifornimenti difficili. E noi stiamo per contrattaccare» Oppure: «Qui in Eritrea siamo pronti a morire tutu, uomini donne e bambini. Ho due tigli al fronte ma oggi non sono loro la una principale preoccupazione. E gli etiopici lo sanno, come lo sanno!». Sotto la crosta di orgoglio e di sicurezza si legge il fuoco di ima temperatura febbrile e l'eterna domanda: perche è successo? Anche questa volta fidarsi di una Linea Maginot è stato un errore, un grande errore. E' servita soltanto a dare coraggio agli avversari Puntando sulle trincee gli eritrei hanno smarrito il filo del loro ricamo militare: spezzettare la lotta in tante piccole mischie, trasformare la più grande battaglia in guerriglia dove conta imi I invaili//.i.-i ine augii che il numeri i 1 generali di Addis Abeba hanno gettito senza batter tiglio nel fuoco il loro inesauribile combustibile umano E i loro camannatt. risultati decisivi, non erano più i vecchi T-55. con cui Krusciov spaventava gli ungheresi, ma ordigni nuovissimi, tutti computer e corazza. E ora che succederà? Un sovvertimento può essere giudicato solo in base al modo in cui esercita un effetto nella vita quotidiana di ciascuno Ed è difficile che questo capitoli negativo non determini altro che la volontà di aprime subito un altro, quello della rivincita Badmè è un episodio ih un conflitto dove non conta solo l'ultima battaglia ma il risultato dipende dalla somma di successi e sconfitte Per gli etiopici il problema non e certo più semplice: vinta una battaglia bisogna trovare il modo di finirla. Se lo scopo della guerra era solo rafforzali- il prestigio dei tignili, una minoranza che deve tenere in riga gli altri popoli riottosi dell'Etiopia il risultato è raggiunto Se, invece, nonostante le perdite le .inibizioni si sono fatte più voraci (Assab, un nuovo governo ad Asinara?) i problemi per la diplomazia intemazionale aumentano Ieri la guerra nell'inferno di Badmè, non si è ancora fermata, Domenico Onirico La gente si assiepa nei bar per ascoltare il tg ma il servizio sulla battaglia scivola via in un minuto \ tfUTREA ASMARA, MAR *, ROSSO La gente si assiepa nei bar per ascoltare il tg ma il servizio sulla battaglia scivola via in un minuto GOfJDER ^ORZE ETIOPICHE DESE ETIOPIA ADDIS ABEBA*

Persone citate: Assab, Domenico Onirico, Krusciov

Luoghi citati: Addis Abeba, Asmara, Eritrea, Etiopia, Kosovo