La nuova regola? Cambiare incorsa

La nuova regola? Cambiare incorsa La nuova regola? Cambiare incorsa LTRO fenomeno della stagione televisiva sono i cambi in corsa dei programmi, le cancellazioni dell'ultimo momento, i riaggiusti in corso d'opera. Maria De Filippi, su Canale 5, dopo la prima puntata, ha dovuto riadattare il suo programma con tanto di «caso umaino» telecomandato a distanza e, terminata una prima brevissima serie, non l'ha ripreso mai più. Boncompagni e Ghergo si sono visti cancellare di botto Crociera da Freccerò e per Nancy Brilli, protagonista scelta all'ultimo momento in sostituzione di Giorgio Albertazzi, c'è stata solo l'offerta nparatoria da parte della Rai di altri programmi alternativi. Caraibi, costoso sceneggiato a puntate con Anna Falchi, dalla prima serata è finito al pomeriggio perché afflitto da una curva discendente di pubblico. Dio vede e provvede, serie consolidata con Angela Finocchiaro, è sparita dopo una sconfitta ai punti Auditel da Italia 1. Perfino Raiuno, la prudentissima Raiuno, s'è trovata con Navigator del duo Carrà-Japino a cambiare, per incompatibilità, il teledivo Tiberio Timperi da mesi prescelto per la conduzione, con l'attore Decaro, specialista in sceneggiati alla lacrima. Come mai? Anche per spiegare questo fenomeno, Agostino Sacca, direttore di Raiuno, si rifa al mercato pubblicitario. «Sotto un certo share, oggi, non ci puoi proprio andare. E siccome la lotta s'è fatta più dura anche noi della Rai ci adeguiamo: se non va bene si cancella». Sì, ma allora perché pagare il canone? «Questo è un problema politico sul quale noi dirigenti non possiamo intervenire. Comunque, vorrei ricordare che la • televisione è diversa dal cinema. Una tv generalista può esser giudicata buona solo se massimizza l'ascolto: se un programma perde pubblico, nonostante le lodi della critica, non è un buon programma». E come mai, in passato, anche i programmi a basso ascolto venivano tollerati, almeno dalla Rai? «Si usava di meno la diretta. Un varietà era scritto, registrato, montato e poi, dopo mesi di lavoro, messo in onda. Dieci anni fa cancellare "Cinema, che follia!", l'ultimo varietà di Falqui afflitto da crisi cronica di ascolto, sarebbe costato troppo. Oggi il varietà si fa sull'attualità e in diretta: se funziona va avanti, se no via, si prova con un'altra cosa. L'intrattenimento ha l'obbligo di fare un ascolto alto altrimenti, per una rete pubblica come la nostra, diventa impossibile avere la serata di Vespa e quella di Piero Angela, più com' plesse perché di informazione e quindi meno in grado di conquistare tanto pubblico». Maurizio Costanzo stavolta è d'accordo con Sacca. «Abbiamo oggi strumenti sofisticatissimi per stabilire la tenuta di un programma. Ogni mattina esaminiamo grafici come fossimo medici alle prese con un elettrocardiogramma. Da lì si vede subito se una cosa tiene o non tiene. Anzi io vorrei potenziare questo sistema estendendolo alla fiction. Perché devo programmare un seriale nel '98 per averlo in onda solo nel Duemila? Gli umori del Paese cambiano: dobbiamo arrivare a una produzione di fiction più veloce». Ma questo «piglia e butta» non si traduce anche in uno spreco? «Su fiction e varietà si rischiano i miliardi. Un talk-show, invece, costa poco: se lo cancelli fai poco danno, quindi per lui i test sono superflui. Con gli investimenti più onerosi invece sarebbero indispensabili». Sono così implacabili i pubblicitari da ritirare immediamente i loro soldi per un prodotto che non fa lo share previsto? «No. Ma approfittano di un fallimento e fanno storie sui nuovi contratti», [si. ro.] Sacca, direttore di Raiuno, si rifa al mercato pubblicitario. «Sotto un certo share, oggi, non ci puoi proprio andare. Se non va bene si cancella». Costanzo, direttore di Canale 5: «Dobbiamo essere più agili e veloci» op Curaibi stop Anna Falchi fermata in corsa

Luoghi citati: Italia