Sul filo della memoria ALLIEVI FIAT

Sul filo della memoria ALLIEVI FIAT Sul filo della memoria ALLIEVI FIAT Fu un allenamento durissimo necessario agli impegni della vita SONO Giuseppe Papino, di Torino, del 31, e alle dipendenze della Fiat dal '45 (Scuola Allievi) al '91. Dopo la scuola ho lavorato a Mirafiori; nella foto del 1946 (sono in alto il primo a sinistra). La mia è una breve nota che fa riferimento agli interventi sulla Scuola Allievi Fiat apparsi nella lubrica a giugno e ottobre. Pur con tutti i suoi difetti non si può negare l'importanza avuta dalla scuola nella formazione professionale di centinaia di ragazzi, né si può giudicare l'operato delle persone preposte all'addestramento di quei giovani «irrequieti» che da poco si erano lasciati alle spalle gli orrori dei bombardamenti, di morti abbandonati nelle strade, facendo riferimento a.singoli episodi negativi. L'officina nella quale entrammo, allora in fase di allestimento perché locale di una ex caserma, era gestita da un «cerbero» (questa fu la nostra prima impressione) classe 1888, il quale, forse più spaventato di noi, si atteggiava a eccessiva severità e rudezza per fronteggiare gli inevitabili problemi disciplinari di una scuola con 254 allievi, tanti eravamo nel 1945. Proprio come succederebbe oggi in una scuola qualsiasi, il «cerbero» era oggetto di imitazioni da parte di un nostro compagno di scuola, abile teatrante; i suoi rimproveri scatenavano in noi esplosioni di ilarità, a stento trattenute, piuttosto che di terrore. Non si dimentichi poi che a coadiuvarlo c'erano istruttori tecnicamente validi, non privi di quella umanità di cui lui pure, a mio avviso, era dotato, seppur si sforzasse di celare le sue buone qualità dietro la maschera da cattivo che aveva scelto per garantire l'ordine e la disciplina. Per quanto riguarda la preparazione tecnica ritengo sia stata basilare per coloro che vollero continuare gli studi. A noi, quasi tutti figli di operai, diede la possibilità di entrare nel novero di coloro che in futuro sarebbero stati capaci di assumersi responsabilità nell'ambito aziendale. Tognolo (il direttore), Guaraldo, Enrico, Provero, per citarne solo alcuni, con le loro lezioni contribuirono a farci apprezzare materie di studio che durante gli anni della guerra non avevamo avuto modo di sviluppare adeguatamente. Non si dimentichi poi che la scuola, al di là dei contenuti tecnici, ci aiutò a superare le emergenze materiali del dopoguerra, prima fra tutte quella del cibo con «razioni» di emergenza, ci garantì una regolare assistenza sanitaria, e ci permise perfino il lusso delle ferie in montagna. Per quanto riguarda il pur deprecabile utilizzo della «medaglia dei servizi», non ritengo sia una pecca così grave da cancellare il valore della formazione tecnica e professionale fornita dalla scuola di cui serbo un buon ricordo, ben diverso da quello del Car che non è stato di alcuna utilità. Ritengo pertanto che associare il ricordo della scuola allievi a quello di un lager sia una forzatura e un'ingiustizia. E vorrei concludere con un paragone sportivo; negli Anni 40 erano ancora vive le gesta sportive dei ciclisti Guerra e Martano; uno dei due, non ricordo quale, era solito allenarsi trascinando sullo sterrato dei mattoni legati alla bicicletta. In corsa, senza mattoni, era ovviamente un fulmine. Forse la scuola allievi di quel periodo può essere paragonata a quel tipo di allenamento, durissmo ma necessario a preparare dei giovani in vista dei ben più gravosi impegni che la vita avrebbe loro riservato.

Persone citate: Giuseppe Papino, Guaraldo, Tognolo

Luoghi citati: Torino