IL MONACO E LO SCIMMIOTTO VERSO IL PARADISO DI BUDDHA

IL MONACO E LO SCIMMIOTTO VERSO IL PARADISO DI BUDDHA IL MONACO E LO SCIMMIOTTO VERSO IL PARADISO DI BUDDHA Wu Cheng'en: un pellegrinaggio tra mito, religione e filosofia L principe si trasformò in guerriero con tre teste e sei braccia, un un'arma diversa in ogni mano. Stava per abbatterle tutte su quel diavolo, quand'egli a sua volta si presentò con tre teste e sei braccia, brandendo tre lunghe lance. Allora il principe usò la sua tattica di sterminatore di mostri, gettando in aria le sue armi: sciabola per decapitare, spada per forare, laccio per legare, mazza per schiacciare, mazzapicchio traforato e ruota di fuoco. Con un potente grido le moltiplicò per dieci, per cento, per mille, per diecimila...». Sembra il narrato di un fumetto o di un cartone animato giapponesi, in cui il supereroe dotato di superpoteri e di armi micidiali disintegra gli ostacoli e annienta gli avversari. Invece il brano è tratto da uno dei romanzi classici deUa letteratura cinese, Il Viaggio in Occidente, redatto intorno' al 1570 da Wu Cheng'en e ora proposto nei Classici Rizzoli a cura di Serafino Balduzzi. Nel 629 il monaco Xuanzang, seguace del buddhismo Mahayana, o resucealzaisarleabd«pnv Grande Veicolo (vedi Tuttolibri n. 1118 del 23/7/98), partì dalla Cina verso Occidente per raggiungere l'India e raccogliere i testi originab. Rientrato in patria dopo diciassette anni, oltre che tradurre le scritture raccolte e fondare una Scuola Idealista, compilò le Memorie sulle regioni occidentali, un'opera di grande valore culturale, tra storia, geografia e antropologia. Nei secob successivi, sul pellegrinaggio di Xuanzang, fiorirono ballate e racconti sempre più fantasiosi che i cantastorie recitavano per le vie e nelle piazze. Wu Cheng'en, che Balduzzi nello scanzonato «invito a leggere» posto come introduzione all'opera definisce «saggio e umorale, colto e indipendente», rifacendosi, da un lato, a questi cantori di strada e, dall'altro, al Ramayana, il poema epico indiano che ha come protagonista il dio-scimmia Hanuman, figura esemplare di guerriero fedele, compose un lunghissimo romanzo in cento capitoli con innumerevoli storie. Scostandosi però dal viaggio storicamente tramandato e avvalendosi di un talento immaginativo straordinario, egli puntò soprattutto sugli aspetti leggendariofavolistico, esoterico-religioso e comico-satirico della tradizione orale. Due sono i protagonisti: il monaco Xuanzang che, assunta la missione di trovare le scritture nel Paradiso dell'Ovest dietro incarico dell'imperatore dei Tang nelle Terre dell'Est, prende il nome di Tripitaka, «tre panieri» (perché tre sono i panieri delle scritture del Buddha: uno della Legge, riguardante il cielo; uno dei trattati, relativi alla terra; uno dei sutra, dedicati alla salvezza dei dannati) e Scimmiotto, il discepolo e scudiero che ha il compito di proteggere il Maestro nel grand tour. Accanto a loro ci sono dei comprimari: un cavallo-drago e due condiscepoli della specie animale-uomo, Porcellino, buffone sensuale e ladro matricolato, ingordo mai sazio, che ha come arma un rastrello e nove denti, e Sabbioso, addetto al cavallo e ai bagagli, ma che, al bisogno, interviene con la sua mazza per abbattere i diavoli. Il ruolo principale è però assegnato a Scimmiotto. Anche il monaco, che è sì saggio e fermo nelle sue convinzioni («bacchettone» lo bolla Balduzzi), ma pavido e lagnoso di fronte alle difficoltà, è messo in ombra dalla travolgente personalità di Scimmiotto, che invece è uno spaccone irriverente e sboccato, astuto e simpatico, irascibile e devastatore, sempre ottimista e sempre fedele. E' nato da un uovo di pietra che, esposto al vento, si è trasformato in scimmia. Fattosi re, si è autoproclamato Grande Santo Uguale al Cielo, ha messo a soqquadro le sfere celesti e ha perfino cancellato il suo nome dal libro dei vivi e dei morti, conseguendo così l'immortabtà. Castigato per le sue intemperanze è stato rinchiuso dentro una montagna per cinquecento anni e viene liberato quando accetta di fare da gorilla al Maestro. E' anche dotato di poteri magici: può assume¬ re settantadue forme diverse e la sua arma è una possente sbarra cerchiata d'oro che, a comando, si allunga e si accorcia. Rapidità e efficacia caratterizzano il personaggio: in pochi istanti, con capriole sulle nuvole, arriva agli estremi del mondo, sale neU'empireo e sprofonda negli abissi; negli scontri con mostri demoni orchesse sa individuare il «potenziale insito nella situazione» e trarne il vantaggio per arrivare aba vittoria (Vedi il Trattato dell'efficacia di Francois Jullien, Einaudi, suUa strategia nella guerra e nella politica in Cina); solo se non c'è via d'uscita ricorre agli interventi ultraterreni delle benigne divinità che vigilano a distanza il manipolo in cammino e le rocambolesche avventure in cui è coinvolto. Sempre e comunque Scimmiotto esce vincitore. Nessuno si salva dai suoi strali: le creature malefiche non hanno scampo; i monaci e i preti sono messi alla berlina; le divinità sono ridicobzzate. Del resto l'aldilà ha le stesse pastoie burocratiche e gb stessi funzionari corrotti della corte terrena. Nel Paradiso dell'Ovest l'addetto alle scritture, per consegnare i sacri testi, chiede bustarelle. E questo con l'avallo del Buddha. Il pensiero filosofico-religioso cinese impregna l'intero romanzo che, nel sincretismo delle tre dottrine, confucianesimo, taoismo e buddhismo, può essere letto metaforicamente come il percorso irto di difficoltà e di impedimenti per conseguire l'illuminazione. Rapidità ed efficacia, scioltezza narrativa e godibilissima leggibilità sono le caratteristiche di quest'opera intramontabile che, fonte di ispirazione anche per il teatro delle marionette e dell'Opera di Pechino (Scimmiotto getta lo scompiglio in Cielo), sfida secoli e millenni. In italiano era nota con il titolo Lo Scimmiotto (prima Einaudi, poi Adelphi), una riduzione in trenta capitoli. La traduzione della Rizzoli è stata condotta sulla versione integrale francese di André Lévy, ma è una riduzione in sessantanove capitoli motivata da ragioni di mole, ripetizioni e lungaggini. Operazione pregevole, ma ancora parziale. Perché non osare di più e non offrire l'edizione integrale, magari in due volumi come la Plèiade? Il lettore interessato non teme né mole, né ripetizioni, né lungaggini. Angelo Z. Gatti La traduzione Rizzoli del «Viaggio in Occidente» è stata condotta sulla versione integrale francese di André Lévy, ma è una riduzione in .sessantanove capitoli condotta sulla versione integrale francese di André Lévy, ma è una riduzione in .sessantanove capitoli IL MONACOVERSO IL PAWu Cheng'en: un peL principema diversquand'eglitre lunghemostri, geforare, lace ruota di per mille, tone animarmi micibrano è trViaggio inproposto nNel 629Grande Ve1118 del 2verso Occl'India e rnab. Rienciassette le scritturScuola Idmorie suun'opera rale, tra spologia. 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Luoghi citati: Cina, India, Monaco, Pechino