IN VIAGGIO CON LE CENERI di Masolino D'amico

IN VIAGGIO CON LE CENERI IN VIAGGIO CON LE CENERI L intraducibile Graham Swift ACK Dodds, veterano della Seconda Guerra Mondiale e macellaio a Bermondsey, ossia sul Tamigi, vicino al Tower Bridge, nel cuore della Londra cockney, muore, chiedendo che le sue ceneri vengano sparse sul mare, dal molo di Margate. Così i suoi principali amici e il figlio adottivo si avviano lungo la vecchia Kent Road, portandosi dietro le medesime dentro un barattolo (inevitabilmente, la traduttrice adotta l'antipatico anche se ormai invalso an pglicismo «contenitore»). Gli amici sono Ray detto Lucky, impiegato,, grande scommettitore alle corse; Vie, impresario di pompe funebri, che ha processato la salma; Lenny, ex pugile ed ex commilitone di Jack. Vince, il figlio adottivo, ha a suo tempo deluso Jack rifiutandosi di continuarne la professione per vendere macchine usate di lusso, come la Mercedes rifinita in noce nella quale avviene la spedizione. Manca Amy, la vedova, che ha preferito non partecipare per andare invece a trovare, come fa ogni giovedì, la figlia June, cerebrolesa dalla nascita e ricove i ii bhé J h il rata in un istituto, benché June, che il padre si è sempre rifiutato di vedere, non abbia mai dato segno di riconoscerla. Durante la gita, che si svolge senza fretta, con soste in molti pub e deviazioni per visitare il Memoriale della Marina a Chatham e la cattedrale di Canterbury, i quattro uomini, soprat- tutto Ray, parlano, nel senso che par- lano col lettore, raccontando dal loro punto di vista quanto sta succedendo, rievocando, confessandosi, e ogni tanto litigando tra loro, persino con scambio di pugni. Andando avanti alle loro voci se ne aggiungono altre, come quella del defunto Jack, e quella1 della assente Amy; e gradatamente emergono le varie vicende, col presente che viene integrato e in qualche misura modificato dalle rivelazioni sul passato. Sono persone mediocri, senza grandi aspirazioni e anche senza grandi passioni, quasi tutte (anche Vince, che è stato nel Medio Oriente) segnate dall'esperienza bellica, ma dal concertato dei loro monologhi, brevi, lunghi o brevissimi, senza mai perdere il ritmo dettato dalla rotta - che i titoli di alcuni capitoli, New Cross, Dartford, Chatham..., aiutano a non perdere di vista - emerge un coinvolgente senso di umanità brancolante alla confusa ricerca di qualcosa, chiamiamolo solidarietà, affetto, o semplicemente felicità. Quanto all'edizione italiana, «contenitore» per «recipiente» è questione di gusti, ma di fatto la traduzione è complessivamente insoddisfacente, né, temo, avrebbe potuto non esserlo: strano constatare come certi scrittori siano molto meno trasportabili di altri, magari più grandi e complessi. E' che Graham Swift arriva all'universale partendo da dettagli molto minuti e molto locali. Continuando nella sua esplorazione dell'Inghilterra minore, sia urbana sia rurale (il romanzo più famoso, Waterland, è ambientato nelle paludi della Fen Country), egli mostra, di solito di passaggio, senza indugiarci su, usi costumi e modo di pensare di un tipo di indigeno a noi noto solo vagamente, e di solito in chiave caricaturale, dai fumetti di Andy Capp e da film come -The Full Monty: la birra, l'indifferenza alla pioggia che va e viene come le pare, il sogno di imbroccare il cavallo vincente, il disagio fra genitori e figli, la sostanziale irreligiosità sostituita dalla grande importanza data a certi riti, un senso dell'umorismo pesante e anche osceno, molto diverso da quello di Wodehouse e di Evelyn Waugh. Ora, la lingua a cui ciò è affidato è aspra e colorita e gergale, lontanissi ma dall'italiano corretto in cui si può tentare, come in questo caso, di ren derla, magari ricorrendo ogni tanto a qualche epiteto bislacco come «pi squano», o a qualche abbreviazione presa dall'aulico, come «branca» per «abbranca». Cerco solo di dire che a conferma dell'altissima statura attribuita a Graham Swift dai suoi connazionali nell'edizione presente si può trovare la maestria dell'architettura, il sapiente dosaggio delle rivelazioni, alcune scene memorabili, come il finale con lo spargimento delle ceneri in un tempo che è diventato da lupi, simbolico del nulla nel quale tutti sono destinati a rientrare. Ma il sapore dello stile, denso come il tè bollente con due dita di latte e amaro come la birra Eass a temperatura ambiente, non varca la Manica, e va gustato nell'originale. Masolino d'Amico mOlUl SOSte ìlei pUO, COnjeSSlOm »• j •, \ r e rlCOWi: Uìl UmORlta COnjUSa Quattro reduci e un funerale in un'Inghilterra minore, con in cerca di solidarietà. ULTIMO GIRO Graham Swift trad. di Grazia Gatti Feltrinelli pp. 272 L 32.000

Persone citate: Andy Capp, Dodds, Evelyn Waugh, Graham Swift, Grazia Gatti, Tower, Waterland

Luoghi citati: Inghilterra, Londra, Medio Oriente