LE PENTOLE DEL DIAVOLO SON PIENE D'ACQUA SANTA di Giorgio Calcagno

LE PENTOLE DEL DIAVOLO SON PIENE D'ACQUA SANTA Parliamone LE PENTOLE DEL DIAVOLO SON PIENE D'ACQUA SANTA |j ANNUNZIO - lo sapevate? / era in corrispondenza segreta con padre Pio. Jùnger - chi avrebbe potuto sup I porlo? - si convertì due anni prima di morire al cattolicesimo. Carducci - perfino lui - in una fra le sue ultime estati a Courmayeur si presentò all'abate Chanoux e gli chiese di confessarsi. Tutti virtuosi, tutti devoti quegli autori che scrivevano inni a Satana, praticavano il libertinaggio, tuonavano contro i papi? Le testimonianze che escono a ondate dai cassetti buttano g tante maschere, ribaltano giudizi secolari. E non ci sono solo gli esempi edificanti di vita, che fino a ieri ci erano stati tenuti nascosti, ci sono le opere, soprattutto, che ùh tempo odoravano di zolfo e;óggi vengono segnalate ài bùbm'crKrMii, per la meditazione serale. La editrice San Paolo incoraggia alla lettura di Flaubert, di cui pubbbca i Tre racconti sottolineando neba prefazione lo spirito rebgioso dello scrittore. Un critico attento come padre Ferdinando Castebi, suba Civiltà cattolica, colloca fra gli autori consigliabih, che ammettono la paternità di Dio «e ne approfondiscono b mistero», Baudelaire e Rimbaud. Un altro bravo studioso in clergyman, padre Francesco Galati, suggerisce i romanzi di Dacia Marami - «che consentono un viaggio a ritroso nei meandri deb'anima» addirittura dalle colonne di Vita pastorale, la rivista del clero. E dove appare l'ultimo saggio di Dario Fo? Su Letture, b mensde letterario dei Paolini, che esce daba stessa casa ài Famiglia cristiana. C'è una folla di firme imprevedibili, che si affacciano suba porta della sacrestia, scambiano sguardi d'mtesa con i nuovi lettori raccolti nella navata. Ah, ma abora quebo non era b diavolo. Ah, ma abora b non erano imbecbb. Ci dev'essere un po' d'imbarazzo, dab'una e dall'altra parte. Tanti di quei personaggi erano sfuggiti ab'Index librorum prohibitorum solo perché il Santo Uffizio, più sospettoso verso le ricerche di teologia, dava per scontata la condanna di «omnes fabulae amatoriae». E c'è pure chi in quell'Index ci è finito per davvero, come Malaparte per La pelle. L'autore ne era rimasto sorpreso, come apprendiamo da una lettera del 1950 allo scrittore cattobco Valerio Volpini, ora pubbbcata da Letture: «Nessuno può negare che U mio libro difende i valori essenziab del cristianesimo...». Sette anni dopo Malaparte sarebbe stato al centro di un babetto fra tonache e bandiere rosse, che si disputavano la sua conversione in punto di morte. I tempi cambiano, anche la Chiesa si aggiorna, oggi quei balletti non sono più di moda. Perfino L'Osservatore Romano, nel dedicare una pagina a Leopardi, rende omaggio aba sua poesia, senza pretendere di metterci sopra il cappebo clericale. «Non si tratta di canonizzare il poeta - scrive Franco Lanza -, ma di riconoscere nell'opera sua una parte di noi stessi, come vide Paolo VI». Parole giustissime, peccato che arrivino con due secob di ritardo. Chissà come le avrebbe giudicate il Segretario di Stato Lambruschini, che aveva mosso la polizia borbonica per far distruggere - fortunatamente senza riuscirci - il manoscritto dei Pensieri, dopo la scomparsa dell'autore. Giorgio Calcagno

Luoghi citati: Courmayeur, San Paolo