|j ^^^^

|j ^^^^ |j ^^^^ ■i CASSINO DAL NOSTRO INVIATO Uno dentro, l'altro fuori. Si dividono le strade dei due fratelli zingari, Denis e Fardi Bogdan, accusati di essere gli assassini del piccolo Mauro Iavarone. U gip Francesco Galli ha deciso ieri che non ci sono più indizi sufficienti per tenere Fardi Bogdan in carcere. Tecnicamente si può sempre dire che ci sono ancora quattro indagati di omicidio, anche se tre (Fardi e i due minori Claudio e Daniel) sono a piede libero e uno solo (Denis) è in cella, ma è chiaro che l'accusa contro il «branco» assassino sta franando. Il gip lo scrive chiaramente: occorre da parte della procura una nuova «intensa attività investigativa», E il procuratore capo di Cassino, Gianfranco Izzo, aggiusta il tiro: «Noi non abbiamo mai parlato di "branco". Quella è una semplificazione giornalistica». Dopo tre mesi di carcere, tutto in isolamento per timore di violenze da parte degli altri detenuti, esce dunque Fardi Bogdan. Era stato arrestato sulla base delle accuse del superpentito di questa storia, Erik il peruviano, che però ha cambiato troppe volte versione per essere ancora credibile. Così il gip ha preso atto che, caduta quella chiamata in correità, non c'era molto di altro. Anzi. E ha ordinato la scarcerazione immediata del giovanotto. Un successo per i suoi avvocati, Antonio Fraioli e Gaetano Mastronardi. Alle 15 in punto, fuori dal portone del carcere di Fresinone, c'è il padre Bruno ad attendere il figlio. Il ragazzo vola tra le sue braccia: «Mio padre è una persona straordinaria. E' questo pensiero che mi ha dato coraggio. Il momento più brutto? A Natale. Mi sono visto solo, in cella, lontano dalla mia famiglia, con un'accusa terribile addosso. Per fortuna che credo in Dio.' E anche nella giustizia». Poi fugge. Lo aspetta il resto della famiglia, a Piedimonte, per festeggiare in pubblico la svolta. Si ritrovano nel cortile delle case popolari dove abitano e dove hanno piazzato le loro roulotte. Un tavolino con parmigiano, prosciutto, spumante e birre. Era tutto pronto da due giorni nell'attesa della doppia scarcerazione. Il fatto che Denis invece sia ancora dentro - per colpa soprattutto di una intercettazione controversa a cui il giudice dà molto peso - sconcerta la famiglia. «Sono convinto che per mio fratello è solo questione di tempo», insiste Fardi. Anche se il padre, Bruno, è pessimista: «Secondo me la procura insisterà. Hanno paura di affondare insieme alla loro inchiesta». Ma questa volta il quartiere non è in strada con loro. C'è un certo disorientamento. Disorientata, anche se non l'ammetterà mai, pare anche la procura di Cassino. I pm avevano dato parere favorevole agli arresti domiciliari per entrambi i fratelli. Si ritrovano che uno resta in cella e l'altro è del tutto libero. Il «branco» è quasi svanito nel nulla. Fanno però buon viso a cattivo gioco. «Rispettiamo l'autonomia del gip», dicono. Insediata tra Palermo e

Luoghi citati: Cassino, Palermo