Krizia: volontà di ferro, avvolta in un golf

Krizia: volontà di ferro, avvolta in un golf Krizia: volontà di ferro, avvolta in un golf «Odio la "Milano da bere", la sinistra mi ha delusa» GMILANO. UAI a inquadrarla fra gli stilisti della «Milano da bere». Mariuccia Mandelli, in arte Krizia, s'imbufalisce se qualcuno la associa ai rampanti Anni Ottanta. E non vuol parlare nemmeno di nuovo millenio. «Io mi sento già proiettata nel Tremila. E poi basta con questa storia dei socialisti. Ho creduto nella sinistra dal volto umano e mi ha deluso. Ma quale politico non ci ha deluso? Se non altro Tognoli era una persona per bene». Lo pensa anche dì Albertini? «Lui cerca di fare del suo meglio, certo è difficile in questa città inconcludente, dove non c'è accordo, priva di coscienza civica». Le fa paura la Milano di oggi? «No, penso sempre che se incontrassi un delinquente lo rimbambirei di parole. Sono ottimista. Penso che esista sempre una soluzione. Come una mia zia di 83 anni che metteva sul comodino la busta con la pensione e una corda. Diceva che così i ladri potevano prendere i soldi, legarla e lasciarla in pace...... Battagliera anche dopo 14 ore di lavoro, Krizia non si ferma mai... «Sgobbo dalla mattina alla sera e sono testarda. In famiglia mi chiamavano la "crapona" perchè quando mi fisso su una cosa la ottengo sempre. "Volli, sempre volli, fortissimamente volli", così s'intitola il capitolo dedicato a me nel nuovo libro di Luciana Prevost, "Voci nella città", che raccoglie una carrellata di personaggi milanesi. Credo che nella vita la volontà sia fondamentale. A qualsiasi età, in qualunque millenio. E' con la detenninazione che vado avanti». Che cosa sta preparando? «Oltre alla sfilata del 3 marzo e alla nuova linea sportiva Active che mi impegnano moltissimo, sto organizzando una mostra itinerante di abiti - una sintesi di 90 modeUi miei - insieme con Gabriella Pescucci e Dante Ferretti. La rassegna sarà ospitata prima alla Gray art Gallery della New York University, fino all'8 maggio, e poi in Inghilterra e in Giappone». Il guardaroba maschile si femminilizza, anche la donna guarda allo stile maschile? «Per carità. Ho eliminato giacche e tailleur. Nel Duemila si ritorna a sedurre con golf scollati e mor¬ bidi che favoriscano gesti teneri e attenuino l'aggressività. La donna non ha bisogno di rigidezze per affermare fi suo potere. E brillerà come un diamante negli abiti da sera di fine anno, tempestati di pietre o palline che imitano le colate di mercurio». Nel progettare le collezioni femminili che differenza c'è fra gli stilisti e le stiliste? «Noi donne non travestiamo le altre donne. Persino l'eccentrica Vivienne Westwood evita un errore così grossolano, tipico di alcuni miei colleghi, ma non faccio nomi. Questo non significa che non ammiri certi creatori. Se dovessi far disegnare la mia collezione sceglierei senza dubbio Yoshi Yamamoto, perchè è capace di autentici colpi di genio, senza ricorrere a stravolgimenti gratuiti». Quali sono, oggi, le donne eleganti? «La scrittrice Fleure Calasse è bella, raffinatissima e moderna. E poi penso alla freschezza di Eleonora Gardini. Quel che conta non è che cosa porti, ma come lo porti». [a. ama.] UNA STILISTA PER IL TREMILA

Luoghi citati: Giappone, Inghilterra, Milano, New York