D'Alema, ribaltone in Usa

D'Alema, ribaltone in Usa RETROSCENA L'APPUNTAMENTO DEL 5 MARZO CON CLINTON Superate le perplessità per il passato pei e gli screzi su Iraq e Ocalan D'Alema, ribaltone in Usa Tappeto rosso alla Casa Bianca washington I L presidente degli Stati Uniti B Bill Clinton aspetta Massimo D'Alema, premier italiano, venerdì 5 marzo alle ore 11 alla Casa Bianca. E' la prima volta che i due si incontrano. D'Alema si è preparato con molta cura a questo summit. E anche Clinton ha voluto sapere tutto del suo interlocutore, anche i particolari dell'affaire Rondolino. Fino a qualche settimana fa alla Casa Bianca non vi era un grande entusiasmo per la visita di D'Alema. Ma è bastato un articolo scritto dal primo ministro il 22 gennaio sull'fferaW Tribune per cambiare il clima. L'oggetto del commento di D'Alema era «il futuro della Nato e l'impegno dell'Italia». Una vera e propria dichiarazione di fede nella Alleanza che condivideva in pieno le posizioni americane sulla necessità per la Nato di intervenire ovunque fosse messa in pericolo la sicurezza dei Paesi aderenti, anche senza chiedere permesso all'Onu. L'articolo di D'Alema venne subito segnalato a Sandy Berger, il consigliere per la Sicurezza nazionale, molto meno aperto verso D'Alema della sua collega Madeleine Albright. «Sandy lo portò al Presidente che lo lesse e ne rimase colpito molto favorevolmente», dice Anthony Blinken, responsabile per i rapporti con l'Europa al Consiglio per la sicurezza nazionale e coordinatore della visita di D'Alema alla Casa Bianca. «Adesso c'è una grande curiosità per questo incontro continua Blinken - il Presidente è ansioso di stabilire al più presto un rapporto personale con D'Alema». Tutto ciò significa fine delle perplessità e degli interrogativi e quindi, come si suol dire nel gergo diplomatico, tappeto rosso per D'Alema. Un bel successo per l'ambasciatore italiano a Washington, Ferdinando Salleo, che da due mesi lavora alla visita e fa la spola, quasi ogni giorno, fra Dipartimento di Stato, Consiglio per la sicurezza nazionale e Casa Bianca. Sembrano lontani i giorni difficili di novembre. Gli americani allora non avevano battuto ciglio quando l'ex comunista D'Alema era arrivato al potere. «La pregiudiziale contro gli ex era finita da tempo - dice un'alta fonte del Dipartimento di Stato - da quando l'ambasciatore Reginald Bartholomew, arrivando a Roma nel '93, disse che la guerra fredda era un capitolo chiuso e che gli ex comunisti sarebbero stati giudicati per la loro politica attuale e non per quella passata». Clinton aveva mandato a D'Alema un cordialissimo biglietto d'auguri e gli aveva telefonato auspicando un incontro a breve scadenza. Ma le buone intenzioni delle due parti vennero rapidamente frustrate. L'arrivo di Abdullah Oca¬ lan a Roma e il rifiuto di estradarlo in Turchia provocarono una prima incrinatura. Poi vennero le dichiarazioni di D'Alema contro l'intervento militare in Iraq. Le azioni e le dichiarazioni di Roma cominciarono a scuotere vecchi scheletri impolverati. I veterani della guerra fredda, non in completo sonno nonostante i tempi, cominciarono a sollevare interrogativi sul passato di D'Alema e ad aprire antichi dossier. Un'intervista del premier a U.S. Today in gennaio sembrava fatta apposta per bloccare tali manovre. D'Alema disse in pratica: nessuno si scandalizza per gli ex maoisti che hanno fatto carriera, mentre ci sono ancora riserve sugb- ex comunisti. «Ma si vedrà se è veramente democratico solo quando lascerà il potere», si lasciò sfuggire un sottosegretario di Stato parlando con un ex ambasciatore italiano a Washington. Gli screzi sorti sui casi Ocalan e Iraq diedero spazio ai vecchi amori dei clintomani per Romano Prodi, con il quale l'Amministrazione era riuscita a stabilire un ottimo rapporto. (Abbiamo voluto molto bene a Prodi - è la battuta che lascia scivolare Sidney Blumenthal, stretto collaboratore politico di Clinton siamo rimasti in relazione con lui. Lo sento ogni tanto al telefono». Con la chiara presa di posizione sulla Nato, il premier ha fatto dimenticare il passato e fra pochi giorni firmerà l'albo d'oro degli ospiti del Presidente. L'agenda, spiegano al Dipartimento di Stato e alla Casa Bianca, è molto fitta. Il primo punto (che è stato identico sia per il cancelliere Schroeder che per il presidente francese Chirac) sarà un tema di politica economica e sociale: come dare un volto più umano alla globalizzazione, come impedire alla speculazione internazionale di mettere in crisi interi Paesi, come intervenire sui temi economici e sociali, come risolvere il problema della disuguaglianza, delle pensioni e della disoccupazione. «Ecco quel che vorrei fare, dimmi cosa intendi fare», domanderà Clinton a D'Alema. E in tal modo il premier potrà spiegare l'azione del governo italiano. Il secondo punto dell'agenda riguarda la necessità di un rapporto economico strategico transatlantico. L'opinione della Casa Bianca è che gli uomini del business abbiano una posizione più pragmatica dei governi e dei politici, e quindi basta con le guerre commerciali euroamericane e avanti con l'integrazione, visto che, come spiegano al Dipartimento di Stato, «siamo nell'Atlantic Century, dove Europa ed America insieme debbono navigare nella prosperità e nella stabilità». Il terzo argomento sarà la Russia. Clinton vuol conoscere le impressioni del viaggio di D'Alema. Gli americani sono incuriositi dalla posizione dell'Italia, un Paese che non ha scelto di scappare dalla steppa ma che, al contrario di molti, continua ad investirvi risorse (Fiat ed Eni hanno dato un concreto esempio di ottimismo per la business community americana). Dulcis in fundo: la Nato. Questo dossier, che avrebbe potuto essere il più ostico, è diventato il più semplice dopo la notevole apertura di D'Alema e la rigida chiusura di Chirac sui temi dell'articolo 5 dell'Alleanza, cioè sugli interventi a tutela della sicurezza anche senza la benedizione dell'Orni. Clinton e D'Alema parleranno per quattro ore (vi è compresa una colazione offerta dal Presidente). Come Alcide De Gasperi, il premier alloggerà a Blair House. Dopo la guerra, quando De Gasperi entrò nella magnifica residenza ufficiale, fu accolto dalle note languide di un'orchestrina. Per D'Alema non ci sarà musica, non si usa più. Dopo aver visto Clinton il premier tornerà subito in Italia. Non farà quei due giorni di relax a Miami che gli aveva suggerito qualche improvvido consigliere. Non si può parlare di pensioni e di disoccupati con Clinton e poi finire al sole di South Beach. Carlo Rossella Andrea di Robilant Il Presidente americano ha voluto sapere tutto sul suo ospite: «E' ansioso di stabilire al più presto con lui un rapporto personale» Un articolo del premier sull'impegno italiano nella Nato ha fatto cambiare il clima Dopo le perplessità iniziali la leadership americana ha cambiato opinione su D'Alema (nella foto)