«A Baghdad non ispettori ma spie Cia»

«A Baghdad non ispettori ma spie Cia» Un libro-bomba «A Baghdad non ispettori ma spie Cia» BAGHDAD. Sull'Iraq continuano i raid punitivi: tre caccia Usa hanno preso ieri di mira con ordigni a guida laser «anti-bunker» un comando militare presso Mosul, nella zona di interdizione aerea a Nord del 36° parallelo, dopo che la contraerea aveva inquadrato gli aerei in perlustrazione. Contemporaneamente le ammissioni di un ex ispettore Onu stavano facendo esplodere un'altra «bomba», capace di far saltare definitivamente la commissione Unscom che, dopo i blitz dello scorso dicembre, è viva ormai solo sulla carta. In un libro che uscirà in aprile, l'ex marine Scott Ritter ha ammesso che la Cia cominciò a infiltrare i suoi uomini nelle squadre Unscom già un anno dopo la fine della Guerra del Golfo. Furono lo stesso Ritter e un alto funzionario della Cia a pianificare alcune delle più complesse ispezioni intraprese dali'Unscom, si legge in «E.ndgame», il libro hi cui l'ex ispettore rivela che, sotto la copertura Unscom, entrarono clandestinamente in Iraq «operatori paramilitari» dell'agenzia di spionaggio di Langley. «Endgame» conforma la versione irachena che le squadre Onu furono infiltrate fin dall'inizio da agenti Usa. Di recente, dopo l'ultima crisi, l'amministrazione Clinton ha ammesso che la Cia ha dato assistenza agli ispettori in Iraq. Ma il libro di Ritter delinea un coinvolgimento degli 007 Usa assai più capillare della versione ufficiale. Sul fronte iracheno, ieri mossa a sorpresa: Baghdad ha annunciato che non acquisterà più alcuna merce da Stati Uniti, Gran Bretagna, Giappone e Svizzera nel quadro dell'accordo deroga alle sanzioni imposte dall'Onu per l'invasione del Kuwait. Secondo il settimanale iracheno «al-Ittehad», il governo ha redatto un elenco di 33 Paesi da cui poter acquistare alimenti e medicinali, come prevede l'accordo «greggio hi cambio di viveri», vale a dire esportazioni controllate di petrolio per un controvalore in generi umanitari. Nella lista figura anche l'Arabia Saudita, nonostante avesse messo a disposizione le propri basi agli aerei della forza multinazionale. Altrettanto mspiegabile è l'intenzione di mettere al bando le importazioni dalla Svizzera. Mentre il Giappone non è più nelle grazie del regime di Saddam perché appoggia la linea anti-irachena di Usa e Gran Bretagna. L'Iraq ha deciso così una sorta di «controembargo». E ne ha facoltà, ha detto un portavoce delle Nazioni Unite. Dopo l'assassinio nella città santa di Najaf del Grande Ayatollah Mohammed Sadiq al-Sadr non accenna a placarsi la rivolta senta. Ieri la polizia iraniana si è scontrata con un migliaio di dimostranti iracheni che si erano radunati davanti all'ambasciata irachena a Teheran. Gli scontri sono scoppiati quando i dimostranti, in gran parte profughi iracheni, hanno tentato di assaltare la sede diplomatica. Le forzo di sicurezza irachene hanno respinto l'attacco sparando una quindicina di colpi in aria. [Ansa]

Persone citate: Clinton, Langley, Mohammed Sadiq, Ritter, Scott Ritter