Dini e Cossutta senza gruppo di Filippo Ceccarelli

Dini e Cossutta senza gruppo 1 Sono scesi sotto i 10 parlamentari, ma presto risorgeranno Dini e Cossutta senza gruppo DROMA AL subbuglio parlamentare di giornata, dall'incessante spezzettatura dei gruppi, da quell'autentico ballo di San Vito che è divenuta la vita associativa all'interno di Camera e Senato, va segnalandosi oggi - in mirabile e sintomatica coincidenza con l'avanzare della legge sul finanziamento pubblico - che più raggruppamenti muoiono e più ne nascono. Verità per certi versi straordinaria che almeno in Parlamento conferma il «nulla si crea e nulla si distrugge», arrivando a mettere in dubbio canoni del genere «solve et coagula», alla base di qualsiasi scienza e tradizione ermetica. Insomma, con qualche speranza si poteva perfino ritenere che dagli sconvolgimenti dell'Udr, così come dagli sconquassi occorsi negli ultimi tempi ad altri partitini tipo Rinnovamento di Dini e Partito comunista cossuttiano, il quadro politico sarebbe uscito sia pur lievemente semplificato. E invece no. Per cui ieri, anche mestamente, la presidenza di Palazzo Madama comunicava la morte - per dissanguamento - del gruppo diniano, ormai ben sotto quota 10 senatori (tanti ce ne vogliono per fare gruppo). Ma poche ore dopo l'Ombretta Fumagalli ha annunciato l'imminente rinascita di Rinnovamento, previa trasfusione da parte di un frammento Udr. L'altro spezzone, seppur decurtato, vive e vivrà di vita propria sotto gli auspici e per la gloria di Mastella. Alla Camera, dove pure Rinnovamento era stato seppellito il 12 febbraio, si sta delineando la stessa prospettiva di risurrezione, grazie al prossimo afflusso dei transfughi dell'area cossighiana, per quanto privi di Cossiga. Ma anche qui a Montecitorio i mastelliani avranno lo stesso i loro bel gruppo - pochi ma buoni - grazie alla fresca acquisizione dell'onorevole Nicandro Marinacci dal cicidì. Passaggio di cui ha voluto risolutamente - «si sta facendo una definitiva chiarezza» - dar conto l'onorevole Acierno, exberlusconiano a sua volta ingiustamente sospettato di voler dar vita a un partito autonomo in Sicilia. L'onorevole mastelliano Manzione, inoltre, ha di nuovo offeso l'onorevole Sanza richiamando dottamente «fori boari» e più brutalmente mercati di bestiame. L'onorevole Cimadoro, pure mastelliano, ma anche cognato di Di Pietro, ha colto l'occasione per un criptico richiamo ai valori cattolici e democratici. L'onorevole Savelli, sedotto e abbandonato pure dal cossighismo, ha aderito all'ormai maestoso Gruppo Misto, magari traendo da quest'ultimo viaggio qualche ulteriore spunto per riflettere sulla propria irrequietezza e sulla disinvolta crudeltà dei tempi. Gente che va e gente che'viene: come al solito, secondo la metafora più o meno occasionale della stazione ferroviaria, o dell'albergo dotato di porta girevole. Eppure, questa continua frantumazione e ricomposizione dei gruppi, questa che il politologo Pasquino felicemente definisce la «partitino-crazia» induce ad azzardare immagini meno abitudinarie. Un naufragio con le sue zattere strapiene, certo. Ma anche le istituzioni rappresentative ridotte a desolante terra di nessuno, come l'Italia tra il XIV e XV secolo, percorsa da compagnie di ventura, eserciti mercenari, cavalieri di nobiltà minore, soldataglia sbandata disposta a sfidare qualsiasi sorte. Filippo Ceccarelli Rinnovamento Italiano farà acquisti nell'Udr E intanto il gruppo Misto diventa «maestoso»

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