Raissa: Gorby ha accettate grazie a me

Raissa: Gorby ha accettate grazie a me Raissa: Gorby ha accettate grazie a me Nell'86Sanremo fece litigare il premier e Ligaciov MOSCA NOSTRO SERVIZIO Quando a Mikhail Gorbaciov chiesero, qualche settimana fa, cosa aveva risposto all'invito di intervenire al Festival di Sanremo, l'ex presidente dell'Urss rispose: «Non ho ancora deciso. Ma Raissa Maximovna ha già votato a favore». Per la signora Gorbaciova, come per milioni di suoi connazionali, Sanremo è un evento, una manifestazione prestigiosa, qualcosa di paragonabile alla notte degh Oscar. Ma è soprattutto un ricordo che appartiene anche alla loro storia, non solo a quella degh italiani. Del resto, non è la prima volta che il destino di Mikhail Gorbaciov si incrocia con Sanremo. Nel 1986, in piena perestroika, si decise di dare un segno di apertura culturale all'Occidente, portando a Mosca il festival di queir anno. Ma l'idea di «Sanremo a Mosca» aveva incontrato un nemico molto potente: Egor Ligaciov, segretario del pcus per l'ideologia, responsabile di quello che i sovietici vedevano, sentivano e pensavano. A Ligaciov l'idea era sembrata troppo pericolosa. Portare il festival a Mosca sembrava ormai impossibile. Ma due giorni dopo la situazione si risolse magicamente. Tutte le autorità sovietiche diedero sorprendentemente il loro assenso e la carovana partì verso la capitale russa. «Più tardi», racconta uno degli organizzatori dell'evento, Gian Piero Simontacchi, «ci dissero che era intervenuto Gorbaciov in persona». Forse anche quella volta c'era stata un'intercessione di Raissa. Negli anni '80 Sanremo era una finestra sul mondo dietro la cortina di ferro, per i russi comuni come per la first lady. La canzonetta italiana era l'unica musica occidentale giudicata adatta per i cittadini sovietici. Per miste'riose vie ideologiche Pupo e Adriano Celentano erano stati sollevati dal marchio di musica «borghese». Nella lunghissima lista di cantanti proibiti, che cominciava con i Beatles e finiva con le Bananarama, gli italiani non c'erano. La prima diretta del festival alla tv sovietica, nel 1982, aveva subito proiettato i vincitori di Sanremo a vette di popolarità inimmaginabili. In un mondo dove per musica straniera si intendevano «star» bulgare o polacche e il massimo della trasgressione era il balletto della televisione della Rdt, Sanremo era una ventata di aria fresca. E così le «false dirette» degli anni successivi - che di solito venivano messe in onda la notte di Pasqua, per tenere in casa quelli che altrimenti sarebbero andati a messa - tenevano attaccata agli schermi metà dell'Urss. Era più di una moda, era una mania. Il proprietario di una cassetta dei Ricchi e Poveri era l'ospite più desiderato alle feste di ragazzi e non. Nei club e nelle scuole da Kaliningrad a Vladivostok band locah mandavano in estasi il pubblico con canzoni di Toto Cutugno, eseguite in un italiano molto approssimativo. Il mercato nero aveva fiutato subito la nuova moda e al contrabbando di jeans e «adidas» finte si aggiunse quello dei dischi di Al Bano e Romina Power. Che potevano arrivare a costare anche 50 rubli, quasi la metà di uno stipendio medio. E le facoltà di itabano nelle università erano assediate da ragazze che volevano imparare la lingua di Celentano. Poi ci fu il memorabile «Sanremo a Mosca» e la tournee successiva. 24 artisti italiani avevano riempito sale da Kiev a Tashkent. A Leningrado la sera del concerto non si riusciva a trovare un solo fiore: tutte le rose e i garofani della città erano stati gettati dal pubblico sul palco. E mentre i russi scoprivano gli italiani, gli italiani scoprivano la Russia, il calore del pubblico e le assurdità del regime. Franco Battiato veniva fermato dalla polizia davanti al Bolshoj, Renzo Arbore e il suo ambiguo «Il clarinetto» venivano cautamente censurati nella traduzione russa. E Ombretta Colli visse un'autentica conversione ideologica: «Ci hanno preso in giro disse dopo aver visto il socialismo "reale" - scendo da cavallo». AnnaZafesova ita La rassegna per i russi è un evento: lo considerano alla stregua di una «Notte degli Oscar» Cutugno e Pupo vengono ripresi dalle band locali. E la «lingua di Celentano» fa il pieno all'università I Km» JL Raissa Gorbaciova