Morte sullo città che sogno le Olimpiadi di Enrico Martinet

Morte sullo città che sogno le Olimpiadi L'INFERNO BIANCO Morte sullo città che sogno le Olimpiadi Chalet travolti alle porte di Sion, 12 le vittime EVOLÈNE (SION) DAL NOSTRO INVIATO Evolène appare in un vortice di neve. Da quella tempesta esce il tenente colonnello Flavio Belloni, comandante della scuola reclute Fortezza di Sion, 58a compagnia: «Impressionante». Soltanto lui è passato, i suoi militari no, «troppo pericoloso». Esce anche Nicolas Gaspoz: «Abbiamo trovato dei giocattoli, mi fa male pensare che lì sotto ci siano dei bimbi. E' l'apocalisse». L'apocalisse è scesa appena sopra Evolène, paese sciistico imbandierato per la candidatura olimpica del 2006 di Sion, capitale del Vallese, qualche chilometro più giù. Due valanghe nella serata di domenica, alle 20,30. Hanno trasportato in un abbraccio di morte 12 chalet sulla strada che sale a Les Haudères, vicino a La Tour. Un nome che ricorda Tour di Chamonix, dove l'altra settimana la neve ha distrutto 12 chalet e ucciso 12 persone. Dieci i morti in Svizzera, due ritrovati, gli altri sono «dispersi», ma in quel «ma¬ re» di ghiaccio, alberi e terra non c'è alcuna possibilità di vita. «Purtroppo è così, nessuna chance», dice Charly Wuilloud, capo della «Sezione dei disastri naturali». Sulla strada è rimasto un muro di quasi 20 metri, un altro che supera i sei. Una di quelle onde ha sollevato la piccola Anne, 10 anni, francese, e l'ha portata lontana da quell'inferno bianco. L'aveva strappata poco prima dalle braccia degli zii e di un cugino di qualche anno più grande. I tre turisti fanno parte dei dispersi. Altre cinque persone erano in uno degli chalet annientati dalle valanghe sul versante di Villa, villaggio di vacanza. Una delle vittime è un bimbo di sei mesi. I due morti recuperati sono JeanYves Anzevui, 23 anni, boscaiolo e dipendente comunale, e Sylvie, 22 anni. Erano partiti da Les Haudères poco dopo le 20. Lui era in servizio, doveva raggiungere con lo spazzaneve il deposito di sale a Evolène e rientrare, per rendere più agevole il transito in quella bufera di neve. La valanga ha portato via il deposito mentre Jean-Yves arrivava con lo spazzaneve. I soccorsi non hanno più potuto far nulla per i due giovani, li hanno trovati stritolati dalla valanga. Altre squadre hanno invece sentito appena più in alto le urla disperate della piccola Anne. L'«onda» che l'ha salvata strappandola dagli zii le ha rotto una gamba. Anne è stata ospitata a Evolène durante la notte, poi ieri mattina un elicottero di «AirGlaciers» l'ha trasportata all'ospedale. Il pilota, Jo Pouget, s'è infilato in un turbine di neve, un volo al buio, anzi, a memoria, al- meno per tre chilometri. Evolène è nascosta sotto un roccione nero e immenso. Così ripido che la neve si posa come fosse zucchero velato. Ma sul versante opposto emergono ferite devastanti sulla montagna, valanghe che hanno solcato i tre metri di neve caduti, arando perfino il terreno. Le «Finestre» nere e sghimbesce che si aprono in fondo ai canaloni sono chalet. Quattro valanghe sono precipitate a zig-zag. Alle 17 di ieri sera Martin Beytrison, 80 anni, sta camminando contro il vento carico di neve nel suo giaccone grigio. Si fer¬ ma, tiene il cappello, e dice: «Non so più quale volta sia questa che passo di qui oggi, forse la decima. E' incredibile. Da queste case non mi sono mai mosso •in tutta la mia vita, ma questo... non l'ho mai visto. Mai, vi giurò; Tanta devastazione... E quelle valanghe là, degli chalet; era dal 1918 che non venivano giù». E Jeannette, 25 anni, impiegata di Evolène, aggiunge: «Quella grande è ancora su, quella che viene sempre non si è ancora staccata». Trecento metri più in là, oltre il parcheggio che le due compagnie aeree di soccorso alpino svizzero hanno fatto diventare «pista» (Air-Glaciers e Air-Zermatt), c'è l'apocalisse di cui parlava Nicolas Gaspoz, guida alla «Casa di soccorso Frangois Xavier Bagnoud». E' stato fra i primi soccorritori. In poco più di mezz'ora c'erano 200 persone con le sonde sulle due valanghe. «Non potevano far nulla - ricorda Gaspoz - la neve era a blocchi duri come pietra. E allora abbiamo usato i cani. Siamo andati avanti con pale e picconi fino al¬ le 3 del mattino, poi abbiamo smesso, era troppo pericoloso. E' terribile, orribile, non trovo neppure più le parole...». La vallata d'Hérens è immersa nella neve. Le«preyisioai-indicàno nevicate per altri tre gloria. Da Evolène in su la gènte è v^itìvitata dalla polizia tuonale «a non lasciare le abitazioni». E la strada è bloccata, presidiata dai gendarmi saliti da Vex. L'indice di pericolo valanghe è il massimo nella scala internazionale, «5». Almeno 200 persone sono state trasportate a Sion nella mattinata di ieri: le loro case sono in pericolo. Alcune sono state lambite dalle valanghe, come quelle del villaggio di La Sage. A Lourtier, paese della valle di Bagnes, vicina a quella d'Hérens, sono 300 le persone che domenica hanno dovuto lasciare la loro casa. Cinque le valanghe cadute: una s'è fermata a qualche passo dalla scuola eie mentare; un'altra ha scaraven tato 10 metri di neve su un pon te. Enrico Martinet Una gigantesca onda di neve ha sollevato una bimba di 10 anni salvandola miracolosamente Mobilitate 200 persone: «Ma non si poteva fare nulla perché i blocchi sembravano pietra»

Persone citate: Charly Wuilloud, Flavio Belloni, Gaspoz, Jo Pouget, Nicolas Gaspoz, Vallese, Xavier Bagnoud

Luoghi citati: Lourtier, Svizzera