VARIAZIONI GOLDBERG di Leonardo Osella

VARIAZIONI GOLDBERG UNIONE MUSICALE VARIAZIONI GOLDBERG Rosalyn Tureck esegue il capolavoro di Bach SONO ormai conosciute come «Variazioni Goldberg» ma, fa notare Rosalyn Tureck, sarebbe più corretto chiamarle con il loro nome originale, «Aria con trenta variazioni», catalogata tra le opere bachiane con la sigla BWV 988. La Tureck, americana di origine russo-turca, già assistente di Rubinstein al Conservatorio di San Pietroburgo, ha dedicato a Bach l'intera e ormai lunga vita e, nonostante l'enorme fatica che esse comportano, ritorna a Torino per eseguire proprio le «Variazioni Goldberg». L'appuntamento è per mercoledì 24 febbraio alle 21 in Conservatorio, per la serie gialla dell'Unione Musicale, uno dei più importanti di tutta la stagione concertistica. Dire che le «Goldberg» sono un monumento è un luogo comune abusato, ma è la pura verità. Si tratta in effetti di un edificio musicale nato da una mente che sapeva come nessun altro unire il rigore della struttura geometrica al volo d'aquila della fantasia. Rosalyn Tureck, che le ha analizzate nota per nota, sa guidare con cuore libero l'ascoltatore fra i giochi ammalianti di canoni e forme di danza che scaturiscono dall'Aria iniziale (originariamente chiamata Sarabanda). Il fascino di questo capolavoro acquista anche una patina di leggenda, se si presta fede a quanto ne ha scritto Johann Nikolaus Forkel. Secondo costui, Bach avrebbe ricevuto nel 1742 la committenza dell'opera dal conte Hermann Cari von Kayserling, che soffriva di insonnia: il suo clavicembalista Johann Gottlieb Goldberg avrebbe avuto così materia da suonare, per aiutarlo a trascorrere più serenamente le lunghe notti di Lipsia. Ma prima del 24 febbraio, altri appuntamenti attendono i torinesi. Sabato 20, sempre alle 21 in Conservatorio, ritorna l'Orchestra d'archi Italiana, ospite assidua dell'Unione Musicale con il suo direttore Mario Brunello. Alternando brani noti e meno noti, il programma associa Sofia Gubaidulina e Richard Strauss. Della compositrice russa si ascolterà il «Concerto per fagotto e strumenti ad arco gravi». Già il titolo enuncia un paesaggio timbrico pesante, e questo si spiega con il fatto che dietro questa pagina c'è un copione o per lo meno un canovaccio interpretativo: il fagotto, simbolo di un chapliniano «piccolo uomo», invano cerca di uscire dal grigiore che lo circonda e finisce soffocato nella massa anonima e oscura. Chiara l'allusione al clima opprimente e soffocante del comunismo sovietico e non è un caso che il lavoro, risalente al 1975, fosse boicottato dall'Unione Compositori. Solista sarà Sergio Azzolini. Richard Strauss verrà invece rappresentato da un'opera estrema come le «Metamorfosi». Come si sa, è uno «studio» per 23 archi, ognuno dei quali ha una parte personale: nonostante una simile struttura comporti difficoltà compositive non comuni, il musicista ormai ottuagenario riesce a sbrogliare l'intricata matassa con mano leggera, fornendo una delle partiture più sorprendenti e affascinanti della storia. Resta da segnalare l'appuntamento in Conservatorio di martedì 23 alle 21 (serie blu), che sarà preceduto dalla prova generale, lunedì 22 alle 20,30 con ingresso libero. Il programma ha subito una drastica variazione, a causa dell' indisponibuità delle cantanti che dovevano eseguire lo «Stabat Mater» di Arvo Pàrt. Così, oltre al già previsto «Quintetto in la maggiore» detto «La trota» di Franz Schubert, si ascolterà il bel «Quartetto in do minore per archi e pianoforte op. 15» di Gabriel Faure. Gli esecutori agli strumenti sono quelli annunciati: Giuliano Carmfgnola al violino, Domenico Nordio alla viola, Mario Brunello al violoncello, Alberto Bocini al contrabbasso e Andrea Lucchesini al pianoforte. Leonardo Osella Sergio Azzolini Sopra Rosalyn 71ureck

Luoghi citati: San Pietroburgo, Sofia Gubaidulina, Torino