SHAKESPEARE TRAME D'INVIDIA

SHAKESPEARE TRAME D'INVIDIA SHAKESPEARE TRAME D'INVIDIA Con René Girard a teatro TAVA per compiere cinquantanni René Girard quando U milieu intellettuale francese «decise» di interessarsi di lui. Era il 1972, l'anno della pubblicazione presso Grasset de La violenza e il saero. Nato ad Avignone nel 1923, laureatosi nel '43 alla Scuola di Paleografia di Parigi con una tesi sulla vita privata tà Qttt Gid nella propria città a metà Quattrocento, Girard aveva «commesso l'errore», a partire dal 1947, d'insegnare in varie università americane (Johns Hopkins, New York, Stanford), senza pensare né tentare di rientrare in patria, proposito mantenuto, per la cronaca, sino ad oggi. Quando nel 1961 aveva pubblicato il suo primo libro, Menzogna romantica e verità romanzesca, in cui l'interpretazione letteraria veniva inverata da inedite aperture antropologiche, per meglio comprendere Stendhal o Proust, i suoi colleghi dell'accademia francese fecero spallucce. Fu solo col suo secondo libro, che abbiamo sopra citato, che grazie al duplice patronato di Jean-Marie Domenach e Michel Serres, sfociato in un numero speciale della rivista «Esprit», (novembre 1973), di Girard si cominciò a parlare anche a Parigi come d'uno degli innovatori del rapporto letteraturascienze umane. E si prese a riflettere sul nesso che certe sue illuminazioni avevano instaurato con la psicologia più avanzata, come quella di Gregory Bateson e la cosiddetta «scuola di Palo Alto». In cosa consiste il contributo innovativo di René Girard?'Cèdo la'parola, traducendolo,"ad"uno dèi suoi giovani esegeti;'Joè'l Roman, fioriti dopo che nel 1983 gli è stata interamente consacrata l'autorevole Dècade di Cerisy. «Le nozioni di sacrificio, di violenza, di vittima-emissario, di desiderio, di rivalità numerica sono al centro d'una teoria sistematica, e che Girard ha esteso alla storia delle religioni. Allo scatenarsi (tra gli uomini) della rivalità numerica non esiste altra via d'uscita che la scelta d'una vittima-emissario, sacrificata da tutti perché la concordia sopraggiunga. La religione, il sacro perpetuano per le generazioni future il ricordo di questo gesto fondatore, pur occultandolo». A nove anni dalla sua edizione francese (Grasset, 1990) Adelphi, editore fedelissimo di Girard, dà alla luce un suo monumentale (quasi seicento pagine) Shakespeare sottointitolato per l'occasione il teatro dell'invidia. E' la rilettura, per così dire, sincronica di un certo numero di drammi shakespeariani (nell'ottima traduzione di Giovanni Luciani) alla luce di un unico filo conduttore, quello del «desiderio geloso», del «desiderio d'emulazione», del «desiderio invidioso»: in una parola, deU'<dnvidia». A dirla come fossimo al bar, Girard ha deciso - e lo scrive - di rianalizzare Shakespeare «con l'occhio attento a temi essenziali alla letteratura drammatica quali sono il desiderio, il conflitto, la violenza, il sacrificio». Chi studia e, alla meglio, insegna la storia del teatro, sborsata nella libreria amica, una cifra non modica, si tuffa in questo libro, vi si inoltra, lapis alla mano, e prova una crescente mistura di fascino e di fastidio, di attrazione e di irritazione. E' possibile che rumvèrsol'tfemaUdo>a.fel\p*iù grande drammaturgo ' d'ogni tempo1 ì iJlMW Sòrprendente varietà e ricchezza, al limite d'un inatteso disordine sia contenibile e compresso in un grumo denso di temi esclusivi, solo perché un pur geniale ermeneuta ha deciso che così sia? Si leggono ammirati i cinque capitoli dedicati al Giulio Cesare (sulla seduzione mimetica, la polarizzazione violenta, l'assassinio fondatore, il sacrificio e i cicli sacrificali), in cui l'analisi di Girard non fa una grinza: e i sette addirittura sul Sogno d'una notte di mezza estate in cui secondo Girard «la qualità "proteica" del desiderio mimetico si afferma con ricchezza incomparabile». Ma come mai questo grande studioso non s'occupa mai, se non per brevi citazioni, di Maebeth, Misura per misura e Riccardo 12? Citiamo questi tre capolavori, ma vari altri titoli del cosiddetto «canone» mancano vistosamente all'appellò, E' vero che il fascino della critica letteraria è nella sua arbitrarietà: ma il punto è che non deve mai sconfinare nella sopraffazione. Guido Davico Bonino SHAKESPEARE IL TEATRO DELL'INVIDIA René Girard Adelphi pp. 578 L. 70.000

Luoghi citati: Adelphi, Avignone, New York, Parigi