La terzina Beatrice tanto Nesta pare

La terzina Beatrice tanto Nesta pare F-S POSTA IN GIOCO =1 La terzina Beatrice tanto Nesta pare tei teENIGMISTICA di Nereo Rocco: la sciarada. Nereo Rocco, se c'è bisogno di presentazioni, è stato un grande allenatore di calcio. Era triestino, e apparteneva ancora a quel mondo in cui chiunque avesse un po' di carattere lo esprimeva anche attraverso un suo linguaggio proprio e inimitabile (oggi invece parliamo tutti uguale, forse siamo anche tutti uguali). Il libro che ci voleva su Rocco lo ha scritto ora Gigi Garanzini (JVereo Rocco, la legge rida del paròn, Baldini & Castoldi), ed è pieno di storie e aneddoti che fanno molto ridere. Questo lo racconta José Altafini: «A Parigi, Gare de Lyon, scendiamo dal treno e gli si fa incontro uno che tende le braccia gridando: "Monsieur Rocco, mon ami". E lui, che a momenti gli molla un cazzotto: "Mona a mi? Mona a ti e anca testa de gran c"». Monologo. Voi sapete che in inglese le parolacce si chiamano «four-letter words» e anche in italiano ce ne sono alcune di quattro lettere (quella che ho censurato era invece una fiveletter word). In triestino c'è mona che non censuro perché non è poi una parolaccia: è un arredamento abituale, è una pietra di paragone, è un mantra. Nereo Rocco si arrabbiava quando lo chiamavano «mister», e guardate che bella allitterazione in M salta fuori: «Mister a mi? Mi son el signor Nereo Rocco, muso de mona». Titoli. Da qualche settimana, Gianni Mura dedica parte della sua rubrica «Sette giorni di cattivi pensieri» {Repubblica della domenica) a una collezione di titoli di articoli di giornale: titoli che, come dovrebbe essere noto, non sono mai degli autori degli articoli. La sua attenzione va ai titoli delle pagine sportive con metafore belliche (nel calcio d'oggi, ma anche un po' in quello di ieri, Batigol spara alto dopo un blitz nella difesa sguarnita). Io sono più affascinato dai titoli nonsense: si legge l'articolo i perché davvero interessa- Scriv«La pin giLa StTuttovia Mare10Torsono I nonsi I nonj te a osta co» mpa ibri nco 32 26 no ti all'argomento ma perché si vuol capire cosa diavolo volesse dire il titolo. Normalmente il nonsense lo si ottiene per via sintattica: i titoli sono corti, non ci si possono permetter frasi ben formate, e ci si accontenta di collage di parole che risultano incomprensibili, almeno fuori dal contesto di quella pagina: «E alle politiche centrosinistra» (da Repubblica). In altri casi, più che sintetico il risultato appare affastellato, ottenuto non per sottrazione di elementi portanti ma per aggiunta di elementi fuorviami: «Tredicenne miliardario inventando un gioco» [Corriere della Sera). Esiste infine la variante semantica del nonsense, in cui la sintassi è a posto ma i significati delle parole sono in conflitto: «Una speranza per i padri sterili» (La Stampa). Come «Un barlume per le madri vergini», o «Una possibilità pergli' astemi ubriachi», o «Un'opportunità peri pianisti monchW/tfJ «Uno spiraglio per i morti viventi». Ancora calcio. Letta su Golem, mi scuso ma non ho segnato l'autore. Era intitolata Beatrice sulla difensiva, ma per me andrebbe bene anche Terzina dantesca: «Tanto Gentile, tanto Nesta pare». Un rebus di Nereo Rocco. Da Garanzini, cit. : «Un giorno s'inventa che bisogna stimolare la fantasia, che è ora di finirla coi gavettoni perché i giochi di società aprono la mente. Fa tutto questo preambolo con i giocatori che lo guardano stupiti, poi annuncia rebus animato, città di sette lettere, e dice ad Azzini di mettersi faccia al muro con la schiena piegata e le mani appoggiate. Una volta in posizione, ordina ai primi tre o quattro che ha a tiro di saltargli sopra, il vecchio gioco del cavalluccio insomma, e agli altri chiede la soluzione del rebus. Quando Azzini crolla, travolto dal peso degli altri, Rocco domanda: nisun che indovina? Sul-mona. Noxera dificih. Stefano Battezzagli! tei t<e> Scrivete a «La posta in gioco» La Stampa Tuttolibri via Marenco 32 10126 Torino

Luoghi citati: Parigi, Torino