«Già 100 mila no agli immigrati» di Maria Teresa Martinengo

«Già 100 mila no agli immigrati» Bossi: «Abroghiamo la legge Turco-Napolitano. Cari extracomunitari, dovete andarvene» «Già 100 mila no agli immigrati» La Lega: exploit nelprimo giorno di raccolta delle firme TORINO. Tavoli e gazebo, attivisti e autenticatoli, megafoni e manifesti, spillette e souvenir padani. Da ieri la Lega è mobilitata per abrogare la legge «Turco-Napolitano» sull'immigrazione: una raccolta di firme rapida, auspica Umberto Bossi e, in serata, il presidente del «Carroccio», Stefano Stefani, ha reso noto che si è già vicini a quota 100 mila: «Un risultato strepitoso, al di là di ogni più rosea previsione». «Il prossimo weekend potremo capire quando chiudere», ha spiegato il senatùr: «Credo entro marzo, anche perché avanzano altre scadenze, come il referendum elettorale e l'elezione del presidente della Repubblica, che possono confondere le idee della gente». Con il referendum, «si sceglierà il tipo di società in cui vivere: quella americana, multirazziale per far trionfare il dio denaro, o quella europea, dove potremo dirci italiani o padani». Ieri, in piazza Duomo a Crema, il leader della Lega ha strappato l'applauso: «Abbiamo una sola terra, non possiamo farcela portare via. Cari fratelli immigrati, dovete andarvene». Poi, si è scagliato contro «i banchieri ebrei americani che hanno inventato la globalizzazione dei mercati per conquistare il mondo». Intanto, a Torino, nel quartiere a più alta densità di immigrati, Porta Palazzo, Mario Borghezio urlava: «Diamo una risposta a chi vuole invaderci». I manifesti annunciavano «Stop all'immigrazione», firmati dal comitato referendario «Uomo non microbo». A Porta Palazzo, San Salvario, in altri 12 mercati e in tutta la provincia, le firme, ieri sera, erano - una più una meno - settemila. «Un risultato in linea con gh obiettivi», dice Roberto Rosso, segretario provinciale della Lega. Un risultalo di protesta contro la paura. Al banchetto di piazza Madama Cristina, cuore di San Salvario, un militante racconta che «le donne escono con la carta d'identità fotocopiata e 10 mila lire nel sacchetto della spesa. Se le scippano, perdono solo quello». Silvia, insegnante, è lì «per far capire che siamo stufi. Non penso che la mia firma seiva ad altro». A Porta Palazzo ia raccolta si fa di fronte all'attraversamento pedonale più trafficato della città. Qui la società multietnica è cosa fatta: 50% italiani, 50% resto del mondo. Borghezio grida: «Questo referendum è contro chi spaccia. Adesso che c'è la Lega, non si vende droga. Ma stasera la piazza ridiventa un supermercato». Giovannino Schirru, operaio all'Iveco, passa e apostrofa l'onorevole: «Cacciamo anche gli spacciatori italiani-.). Borghezio si arrabbia: «Qui firmano anche gh arabi onesti. Ma gh altri: via a calci». E' questione di un attimo e Schirru, emigrato dalla Sardegna qualche decina d'anni fa, si lascia trascinare al tavolo. Qualche parola e la carta d'identità finisce nelle mani dell'autenticatore. La firma è fatta. Conversione-lampo. «Ci siamo chiariti, no?». Firmano Umberto e Antonietta, pensionati dopo 42 anni di lavoro al mercato delle pulci di Porta Palazzo con un banco di ferramenta: «Non si può più viaggiare sui tram, troppo pericoloso. Anche dove abitiamo noi c'è da aver paura». Non è tutto. «L'ultimo dell'anno, siamo andati alla festa in parrocchia. Noi torinesi eravamo 15, mentre romeni e albanesi sono arrivati a decine con i bambini. Alla fine eravamo nell'angolo dei dimenticati». Firma Paola, casalinga, che 10 anni fa ha comprato un bell'alloggio in piena Porta Palazzo. «Pago un'Ici favolosa e vedo dalla finestra ragazzi che spacciano e si bucano. Non ce l'ho con gh stranieri: il mio macellaio è magrebino e il medico è nero. Ma qui c'è una situazione pesante». Mentre il sole tramonta dietro il mercato del pesce, i pedoni immigrati si fermano ad ascoltare i perché del referendum urlati da Borghezio. Zaher, italo-marocchino: «L'Italia è un Paese democratico, c'è posto per tutte le idee. Ma quando quello va sui treni a disinfettarli dal passaggio degli stranieri, allora non va più bene». Moham¬ med, operaio, due figli cresciuti qui, attacca: «La settimana scorsa, prima della messa contro il Ramadan, Borghezio ha insultato tutto l'Islam». Bekkari, cassiere in un bowling, guarda il manifesto e scuote la testa: «"Uomo non microbo"? Sarà diretto a noi?». Maria Teresa Martinengo La raccolta di firme della Lega a Porta Palazzo a Torino

Luoghi citati: Crema, Italia, Sardegna, Torino