Due morti sotto le valanghe

Due morti sotto le valanghe Una vittima in Val d'Aosta, l'altra in Abruzzo: ferito il figlio del principe Ruffo Due morti sotto le valanghe E' allarme: no alfuorìpista r~ L'AQUILA. Due morti ieri a causa delle slavine. Ed è allarme valanghe in tutta Italia. L'Sos viene dal servizio Meteomont del Corpo forestale dello Stato e riguarda soprattutto le regioni dell'Appennino centrale. Colpite dal rischio in particolare le province di Rieti (Terminillo e Leonessa), tutto l'Abruzzo, Ussita (Macerata) e Monte Falco (Forlì) dove è scattato il rischio «marcato 4», quasi il massimo. In queste condizioni no ai fuoripista e performance solo sulle piste battute. Un appello che il Meteomont ha messo nero su bianco e ha trasmesso alla sala operativa del Corpo forestale dello Stato. La prima vittima in provincia dell'Aquila, a Piaiù di Pezza, nel cuore del vasto comprensorio della catena del Velino-Sirente, meta degli appassionati di escursionismo invernale e di sci alpino. E' un ingegnere di Roma, Aristide Panzironi, 57 anni. Era insieme all'amico Antonio Ruffo, figlio del principe Ruffo di Calabria, che ha raccontato più tardi ai soccorritori com'è scampato alla tragedia, come sia stato vano il suo tentativo di arraffare per mano l'amico prima che la neve lo inghiottisse. L'ingegnere respirava ancora quando Ruffo è riuscito a raggiungerlo. Ha biascicato qualche parola, poi è morto. Antonio Ruffo, cugino di Paola di Liegi, regina del Belgio, e il suo amico Aristide, erano partiti di buonora da Rovere di Rocca di Mezzo (L'Aquila). Esperti di montagna e appassionati di sci alpino, hanno forse sottovalutato il pericolo valanghe particolarmente forte sui monti aquilani. Solo qualche giorno fa una grossa slavina si era staccata dal vicino monte Pidocchio, invadendo la pista più suggestiva della stazione di Ovindoli, dopo aver fatto dei paravalanghe un ammasso informe di rete e paletti. La forestale ormai da settimane dirama i suoi quotidiani bollettini in cui sconsiglia qualsiasi attività fuoripista. fi sindaco di Ovindoli, d'intesa con il prefetto dell'Aquila, ha deciso di emettere un'ordinanza di divieto assoluto di sconfinamento dalle piste bat¬ tute dei comprensori sciistici. Ma i due sono partiti. Stavano risalendo la «Costa della Tavola» dei Piani di Pezza, alle spalle degli impianti sciistici di Campo Febee. L'ingegnere, attraversando con gli sci un canalone, ha spezzato il fronte di un costone di neve che lo ha risucchiato trascinandolo a valle per quasi duecento metri, fino allo schianto con l'albero. Il compagno, anch'egli investito dalla slavina, è riuscito ad afferrare il ramo di una siepe e a rimanere a galla sulla slavina. E' stato lui, subito dopo, a raggiungere l'amico e a tirarlo fuori dalla neve prima che arrivassero le squadre di soccorso con ehambulanze e cani antivalanga. Antonio Ruffo ha avvisato direttamente il «118» con il suo telefonino. Aveva la voce concitata, un filo di batteria, ma ai soccorritori è riuscito a segnalare il punto esatto in cui si trovava. «Provate a rianimarlo», esortava, ma il prodigarsi dei medici è stato inutile. Ruffo, sotto choc, è stato trasportato in elicottero all'ospedale dell'Aquila. Per lui una spalla lussata e allindici giorni di prognosi, e un amico d'avventura sparito per sempre. La seconda disgrazia è avvenuta in vai d'Aosta, a Gressoney La Trinité. Un alpinista - Marco Cresta, 28 armi, di Montaldo Roero (Cuneo) - è morto travolto da una valanga mentre stava scalando in solitaria una cascata di ghiaccio formatasi nel canalone che si trova sulla destra orografica, poco prima dell'abitato di Gressoney. La valanga, che si è staccata da un punto molto più in aitò, si è infilata nel canalone e, oltre a travolgerlo ha sfiorato anche un gruppo di sei alpinisti, uno solo dei quali è rimasto leggermente ferito. Roberto Ettorre r~ CINQUE REGOLE DI SOPRAVVIVENZA 1 ) Essere in grado di operare immediatamente per ritrovare la persona travolta: il tempo di vita sotto la neve è infatti breve, dopo la prima mezz'ora le probabilità diminuiscono rapidamente. 2) Portare durante la gita fuori pista sempre attrezzature di autosoccorso: sonda di ricerca, piccola pala e apparecchio ricetrasmittente. 3) Durante l'attraversamento di una zona critica non tenere mai gli sci legati e avere le mani libere dai cinturini delle racchette. 4) Se travolti da una massa di neve prima norma proteggere le cavità respiratorie, naso e bocca, dalla neve . mantenendo anche un certo volume d'aria. Un passamontagna o una giacca a vento avvolgente possono essere utili. Evitare che il pulviscolo di neve entri nelle vie respiratorie. 5) Una volta travolti si dovrebbe riuscire a «nuotare» sulla superficie della massa nevosa. Fonte: Centro sperimentale valanghe