In Montenegro ordine di disobbedire

In Montenegro ordine di disobbedire In Montenegro ordine di disobbedire «Milosevic non userà le nostre basi. Soldati, disertate» ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Con il suo «no» alle truppe della Nato, Belgrado rischia non soltanto di essere bombardata ma di perdere, oltre al Kosovo, anche il Montenegro. La piccola repubblica, che insieme alla Serbia costituisce la Federazione Jugoslava, si è schierata sin dall'inizio della crisi kosovara con la Comunità internazionale. Podgorica ha sempre accusato Milosevic di essere il principale responsabile dell'esplosione del conflitto. Ora però, di fronte al «no» del presidente jugoslavo al dispiegamento delle truppe alleate sul terreno, potrebbe scattare la molla della separazione definitiva tra Montenegro e Jugoslavia. In un comunicato diffuso ieri mattina al termine di una riunione del governo, le autorità montenegrine hanno dichiarato che non permetteranno all'esercito federale di usa¬ re il loro territorio nell'eventualità di uno scontro con le forze della Nato. «Prenderemo tutte le misure giuridiche necessarie per impedire l'uso del territorio della repubblica del Montenegro in caso di conflitto con le forze della Comunità internazionale», dice il messaggio. Il governo, guidato dal partito del presidente montenegrino Milo Djukanovic, ha spiegato che la Costituzione gli garantisce il «potere di proteggere i cittadini della Repubblica» . In questo contesto il vice primo ministro di Podgorica, Novak Kilibarda, ha suggerito ai giovani montenegrini in età di leva di disobbedire all'ordine di mobilitazione dell'esercito jugoslavo. Di fronte alla minaccia crescente dei bombardamenti della Nato, le forze armate di Belgrado hanno infatti richiamato alle armi migliaia di riservisti, tra cui un certo numero di montenegrini convocati soprattutto per le unità di difesa aerea. L'invito a disertare dalle file dell'esercito federale non è che il seguito della politica di rottura con Belgrado portata avanti da Djukanovic fin dal suo insediamento al potere, un anno fa. La settimana scorsa, quando oramai appariva evidente che i negoziati di Rambouillet sarebbero stati bloccati per colpa dei serbi, le autorità montenegrine si sono dette pronte a offrire ogni appoggio alle truppe della Nato. «Potete usare le nostre basi militari e i nostri porti. Siamo pronti a fornire assistenza per ogni necessità», hanno fatto sapere ai vertici dell'Alleanza atlantica, confermando così le distanze da Belgrado. All'inizio delle trattative in Francia, Djukanovic aveva annunciato che il Montenegro non parteciperà ai colloqui, a meno di non essere direttamente coinvolto nell'accordo di pace. «Se il Kosovo dovesse ottenere lo status di terza Repubblica jugoslava, per noi non sarebbe più accettabile rimanere nella federazione», ha spiegato il giovane presidente, prospettando ancora una volta il divorzio da Belgrado. Tra l'altro Podgorica non riconosce nemmeno il governo federale jugoslavo alla cui testa Milosevic ha posto il suo fedele sostenitore Momir Bulatovic. Ex presidente del Montenegro, Bulatovic è stato sconfitto proprio da Djukanovic. In passato alleati, i due sono diventati da allora acerrimi nemici, con la conseguenza che il Montenegro si è allontanato sempre di più dal regime di Milosevic. I tempi in cui Serbia e Montenegro si vantavano di essere «i due occhi di un unico volto» sembrano dimenticati per sempre. Ingrid Badurina Il montenegrino Milo Djukanovic L'altra Repubblica della Federazione sembra decisa ad accelerare i tempi del divorzio dalla scomoda «sorella»