Un libro travolge l' uomo-immogine di D'Alema

Un libro travolge l' uomo-immogine di D'Alema Il consigliere per la comunicazione del premier: «Se restassi danneggerei anche lui» Un libro travolge l' uomo-immogine di D'Alema Attaccato per il suo romanzo-hard, Rondolino si dimette ROMA. La segretaria Maria Teresa è in lacrime. Massimo D'Alema e il suo consigliere per la comunicazione e l'immagine Fabrizio Rondolino, terrei, sono chiusi nello studio del premier al primo piano di Palazzo Chigi. Claudio Velardi, l'altro uomoombra del presidente, entra ed esce nervosamente dalla stanza. Sono le 13, D'Alema ha appena lasciato la conferenza stampa seguita al Consiglio dei ministri. Sulla sua scrivania, l'articolo dell'ultimo numero di Panorama, con alcuni brani-hard del romanzo di Rondolino, pubblicato da Einaudi, «Secondo avviso», e una breve, intervista alla moglie, la regista tv Simona Ercolani, che sotto il titolo «Luce rossa la trionferà» racconta a Giancarlo Perna «il vero interesse» della coppia «per la pornografia». A fianco, i ritagli del Corriere della Sera e dell'Espresso, con le critiche firmate da Enzo Biagi e Mirella Serri. Un guaio, si dicono il premier e il collaboratore. Che monta da dieci giorni. I primi estratti del libro vengono anticipati dalla Stampa e dal Foglio. Seguono le annotazioni sarcastiche di Francesco Merlo sul Corriere e quelle ironiche di Concita de Gregorio su Repubblica. D'Alema e Rondolino concordano: gli attacchi al consigliere si riverberano inevitabilmente sul consigliato. E il ruolo di demiurgo dell'immagine è troppo esposto alle polemiche mediatiche, come insegna il caso dell'intervento del presidente alla trasmissione tv di Gianni Morandi - «ma abbiamo avuto il 52% di share», ripeteva ancora ieri Rondolino -, per dare ai critici un'arma in più. Il consigliere vede un'unica soluzione alle preoccupazioni di D'Alema: le dimissioni. A malincuore, il premier acconsente. All'ora di pranzo, una nota di Palazzo Chigi annuncia l'addio ed esprime il «rammarico», l'«apprezzamento per la lealtà del gesto» e il. «ringraziamento» del premier. «Non ti nascondo che si tratta di una decisione sof¬ ferta - scrive Rondolino a D'Alema -. Ma la ritengo necessaria per te e per me. L'uscita in libreria di un mio romanzo sembra aver scatenato una reazione violenta dei media che, inevitabilmente, tocca e coinvolge e danneggia anche te». «Mi sembra ora necessario - conclude Rondolino - compiere un passo indietro. Chi vuole polemizzare con me è libero da oggi di farlo, senza per questo coinvolgerti più o meno direttamente». Poi ai cronisti spiega di aver deciso «leggendo stamattina una corposa rassegna stampa, fatta di articoli violenti e strumentali. Arti¬ coli in cui compare sempre il riferimento a D'Alema, corredati anche di due foto... troppo. Ho scelto le dimissioni lì per lì, per metterlo al riparo da cose che non lo riguardano. Un ultimo lavoro per Massimo. Se ha letto il mio romanzo? Certo, in bozze, come fece con il primo. Il giudizio? Chiedetelo a lui». In effetti, le critiche erano state aspre, e non circoscritte all'ambito letterario e alla figura di Rondolino. L'Espresso vede nel suo libro «un'aria di perversa famiglia diessina, la radiografia di una sinistra al potere "cattivista", cinica e disincantata». Più concisamente, Panorama lo giudica «un romanzo da maniaco sessuale». Merlo (corredato da una caustica vignetta di Vincino): «Caro Rondolino, creda a noi che siamo disinteressati: il solo feuilleton che finora le è riuscito è Massimo D'Alema». E Biagi: «Questo personaggio, che parrebbe un incrocio tra Clausewitz e Stendhal (...) ha già vinto il Premio Mondello per l'opera prima; l'inconveniente è che spesso c'è anche la seconda». Nulla appariva compromesso ancora giovedì, quando Rondolino ha rilasciato un'intervista all'Ansa sulla «schizofrenia di una vita passata tra la letteratura e D'Alema». Ieri mattina, un intervento alla trasmissione radio di Barbara Palombelli, «Se telefonando...», per parlare del romanzo. Poi l'incontro a Palazzo Chigi e le dimissioni. «Del lavoro con D'Alema la cosa che mi piace di più - diceva mercoledì scorso al Giornale - è che stiamo già pensando a come uscire degnamente di scena». Ieri ha dovuto circoscrivere il vaticinio a se stesso: «Lasciassero fuori da questa storia un presidente del Consiglio che, secondo me, deve continuare a governare a lungo». [al. ca.) Fabrizio Rondolino fotografato davanti a un poster dei Beatles In basso la moglie del giornalista, Simona Ercolani regista e autrice Rai

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