Patto in Francia tra Murdoch e Canalplus di Roberto Ippolito

Patto in Francia tra Murdoch e Canalplus La battaglia sul digitale è ormai senza frontiere. Sull'Italia i giochi si sono tutti riaperti Patto in Francia tra Murdoch e Canalplus Ora Cardinale teme una spartizione europea della pay-tv ROMA. I nemici sotto braccio. Un patto lega in Francia due televisioni rivali. Tf 1 e Canalplus si dividono i diritti per le trasmissioni della Champions League di calcio, la più importante coppa europea. E concordano perfino gli orari in cui le partite possono essere viste. In Italia finora le due emittenti sono state invece su fronti opposti: Canalplus detiene il 90% della televione a pagamento via satellite Telepiù mentre Tfl ha trattato per avere una fetta dell'80% prenotato e poi non comprato da Rupert Murdoch di Stream, la seconda pay tv. Dopo la rottura con la Telecom guidata da Franco Bernabè, Murdoch (tradizionalmente avversario di Canalplus) ha fatto sapere di valutare con Tfl le nuove mosse per l'Italia. E «il fatto nuovo», come dice il sottosegretario alle comunicazioni Michele Lauria, «è l'acquisizione da parte di Canaplus di una quota della Pathè» attraverso la quale vengono conquistati l'ingresso nell'impero di Murdoch (grazie alla partecipazione del 17% nella BSkyB) e la possibilità di condizionarlo. L'operazione Pathè, secondo Lauria, è all'origine della rottura Murdoch-Telecom. Così dalla Francia alla Gran Bretagna, passando per l'Italia, si moltiplicano gli interrogativi sul futuro della pay tv in tutto il continente. Il ministro delle Comunicazioni Salvatore Cardinale vede «il rischio che Murdoch abbia detto a Canalplus "Prenditi l'Italia che io mi prendo un'altra cosa"». E perciò sostiene che bisogna <dmpedire che ci sia una spartizione dei Paesi d'Europa tra i vari soggetti». Cardinale vuole porre all'Unione europea il problema della concorrenza nella televisione a pagamento, sollecitando regole contro il formarsi di concentrazioni. Alla commissione Lavori pubblici del Senato sta entrando nel vivo la discussione sul decreto legge con la norma antitrust per la pay tv, il tetto del 60% per il possesso dei diritti del calcio di serie A La maggioranza di centrosinistra difende il provvedimento. L'opposizione di centrodestra sollecita invece l'abolizione del tetto del 60%. Per il sottosegretario Vincenzo Vita «il tetto è un punto qualificante del testo del decreto», che va difeso. Il dibattito sulle regole antitrust procede parallelamente alle trattative sugli assetti del settore. «D mercato italiano non sopporta due piattaforme digitali e lo scontro è per avere tutto» sostiene Cardinale. Riaffiora la vecchia idea (già bocciata però a livello eu-, ropeo per il mancato rispetto della concorrenza) di una piattaforma unica, cioè una sola struttura per la pay tv con la partecipazione di tutti i soggetti interessati in grado di offrire prodotti alternativi. Ma per Roberto Zaccaria presidente della Rai (che ha concordato l'ac quisto di una quota di Telepiù) «non si può ri partire ogni voi ta da zero». Ber nabè è comunque impegnato trovare nuovi soci per Stream. I contatti interesserebbero in primo luogo la stessa Tfl e la Rcs di Cesare Romiti (molto attratto dall' affare della tv a pa gamento). Poi sarebbero in movi mento Vittorio Ce echi Gori con le sue Tmc e Tmc2, l'americana Directv e una cordata di tv locali. Roberto Ippolito Rupert Murdoch