Altolà spagnolo a Cuccia e Mediobanca di Valeria Sacchi
Altolà spagnolo a Cuccia e Mediobanca Via Filodrammatici tenta di sedurre il Santander che risponde: stiamo bene con San Paolo-Imi Altolà spagnolo a Cuccia e Mediobanca Unicredit studia l'opzione estera MILANO. La febbre alta da aggregazione non rispamia nessuno, se è vero che ieri il presidente onorario di Mediobanca Enrico Cuccia, Antoine Bernheim e Gianfranco Gutty, rispettivamente presidente e amministratore delegato di Generali, sono corsi a Madrid per chiedere al presidente di Santander, Emilio Botili, di rinunciare all'intesa con Imi-San Paolo per volgere gli occhi verso Comit e Generali. Sulla visita non dovrebbero esserci dubbi, sul contenuto dell'incontro è lecito invece dubitare anche se, nel pomeriggio, citando fonti del Santander l'agenzia Afx, dopo aver riportato che l'istituto spagnolo è «assolutamente soddisfatto» della propria quota in San Paolo-Imi (attualmente al 5,52% ma con possibilità di salire al 7%) aggiunge che Santander rimarrà in San PaoloImi «magrado qualsiasi sforzo di Mediobanca di convincerla a stabilire collegamenti con la Comit». Più credibile forse immaginare che Cuccia e Bernheim siano volati a Madrid per una visita di cortesia, dal momento che, dopo l'annunciata fusione tra Santander e Banco Central Hispano (di cui Generali sono il secondo azionista con il 5,8%), il Leone di Trieste sarà nel nuovo polo spagnolo il terzo azionista con il 2,1%, dopo la famiglia Botin e la Boyal Bank of Scotland. E siccome Botin dividerà con il presidente di Beh José Maria Amusategui (chissà se c'era pure lui all'incontro) la guida del nuovo polo, logico che Cuccia e Bernheim (che di Beh è consigliere) abbiano voluto incontrarlo per rendersi conto dei progetti del futuro «Eanco Santander Central Hispano». A fine giornata tenta elegantemente di smorzare le polemiche il presidente di San PaoloImi Luigi Arcuti, che osserva: «E' la stampa che alimenta sempre le voci, anche se alle volte qualche buona idea viene fuori». Arcuti poi smentisce che siano in corso trattative con la Comit («Siamo carissimi amici, ma non abbiamo mai parlato») mentre sull'ipotesi di un matrimomio a tre con Comit e Bancaroma, chiarisce: «Al momento non c'è niente». Poi Arcuti aggiunge che, prima di portare avanti alleanze o integrazioni, è bene valutare le potenzialità delle operazioni e conclude: «Il problema non è se si impiega più o meno tempo, ma vedere se l'accordo è valido. Noi abbiamo chiuso in tre mesi, anche se non eravamo tutti d'accordo, e la fusione è riuscita bene». Nelle stesse ore, a Milano, i presidenti delle tre fondazioni grandi azioniste di Unicredit, Andrea Comba (Crt), Paolo Biasi (Cariverona) e Dino De Poli (Cassamarca) si incontravano con il presidente di Unicredit Lucio Rondelli per discutere sulle dismissioni di parte delle partecipazioni Unicredit in portafoglio alle casse, secondo accordi già siglati. Le tre casse avrebbero dovuto cedere il 25% della loro quota entro il dicembre scorso (cui seguirà un altro 25% entro il 2000), un collocamento rinviato per via del mo¬ mento diffìcile di Borsa e anche perché, nel frattempo, il Credito italiano non aveva ottemperato a un suo impegno: scorporare dalla holding le attività bancarie del Credit. Alla fine della riunione interlocutoria, gli azionisti hanno concordato di far precedere la decisione sulle modalità di collocamento da un «approfondimento conclusivo delle problematiche relative all'ulteriore sviluppo della banca sul mercato interno e nel contesto di possibili opzioni su quello internazionale». In concreto significa prendere ancora tempo per esplorare alleanze internazionali. A proposito delle quali va ricordato che, recentissimamente, Cariverona e Cassamarca hanno insieme ceduto lo 0,75% di Unicredit a Deutsche Bank, preludio a un possibile stabile collegamento. Valeria Sacchi Arcuti: la stampa alimenta le voci ma dà buone idee li numero uno del San Paolo-Imi Luigi Arcuti. A sinistra, il presidente onorario di Mediobanca, Enrico Cuccia
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