D' Alema-Berlusconi, un incontro «di cortesia» di L. Ca.

D' Alema-Berlusconi, un incontro «di cortesia» Fini: pronti all'ostruzionismo sulla legge elettorale. Europee, niente incompatibilità D' Alema-Berlusconi, un incontro «di cortesia» Scalfaro: io, inquilino di passaggio al Quirinale ROMA. «Sara una visita di cortesia». Il Polo derubrica così l'incontro di oggi tra Massimo D'Alema e Silvio Berlusconi da summit politico ad aperitivo (il leader del Polo è atteso a Palazzo Chigi dopo mezzogiorno). L'espressione è di Gianni Baget Bozzo, che pure appartiene all'ala di Forza Italia ostile al referendum. «Silvio non è autolesionista, l'idea di prolungare artificialmente la vita del governo non gli è mai passata per l'anticamera del cervello - assicura Pierferdinando Casini, negando di aver appuntamento stamattina con il fondatore di Forza Italia e Fini -. Berlusconi non ha bisogno di indicazioni. Ribadirà a D'Alema la linea di tutto il Polo: no alla legge truffa, sì al referendum». «Se la proposta Amato non è immodificabile, e così sembra - aggiunge Baget Bozzo - non è possibile che l'incontro di Palazzo Chigi cambi qualcosa». Anche a Berlusconi, riconosce il responsabile della Formazione di Forza Italia, non spiaceva l'idea di depotenziare il referendum Segni-Di Pietro. Ma al turno unico il Polo non è risposto a rinunciare. E la linea di Gianfranco Fini - subito al referendum, nessuna trattativa con il governo se non accompagnata da una riforma presidenziahsta pare destinata a prevalere. Dunque, oggi D'Alema dovrà prendere atto che il suo progetto - approvare la riforma elettorale in un ramo del Parlamento prima del referendum - non marcia. Venerdì il consiglio dei ministri fisserà probabilmente la data più vicina per il voto popolare: il 18 aprile. E a quel punto si saprà di più sull'orientamento di Oscar Luigi Scalfaro, che proprio ieri, a margine di un incontro con i parenti delle vittime di Sarno, ha pronunciato una battuta sibilli¬ na: «Questo modulino del Quirinale, che è di passaggio, vi dice grazie». Battuta che ha rafforzato il tam-tam delle possibili dimissioni anticipate per evitare l'«ingorgo» istituzionale. La prospettiva di una battaglia referendaria ravvicinata non dispiace a Walter Veltroni: «Il referendum si deve svolgere - afferma il segretario Ds -. Quando? Io non ho problemi, per me si può fare benissimo il 18 aprile. Ma sarebbe importante che nel frattempo uno dei due rami del Parlamento approvasse la proposta di legge elettorale del governo». Proprio oggi pomeriggio Giuliano Amato illustrerà alla Commissione Affari costituzionali del Senato il testo del disegno di legge depositato ieri a Palazzo Madama. Ma Gianfranco Fini riduce al lumicino le speranze di un atteggiamento collaborativo da parte del Polo: «E' opportuno che Veltroni non si illuda. Proprio perché questa legge è stata congegnata all'unico scopo di favorire la maggioranza, e al suo interno i Ds, An si batterà, e non da sola, con tutti gli strumenti regolamentari, compreso l'ostruzionismo, per impedirne l'approvazione. Fissare il referendum a una data successiva al 18 aprile - conclude il leader di An - sarebbe soltanto una perdita di tempo». Anche Romano Prodi leva una voce critica verso la nuova legge elettorale: «Pur non avendo il testo, abbiamo alcune obiezioni fondamentali da fare - annuncia il professore uscendo dalla sede di largo Brazzà -, ma sono tutte costruttive, tutte forti. In primo luogo, dobbiamo dare l'indicazione del premier. Secondo, prevedere per legge le primarie per la scelta dei candidati. Terzo, eliminare i simboli di partito ridondanti, che ripropongono il problema della frammentazione». Il tempo stringe. Ed è già sca¬ duto quello per rivedere le norme elettorali per le Europee, sancendo l'incompatibiUtà tra ie cariche di sindaco e di europarlamentare. «Antonio Maccanico ha chiarito oggi che non ci sono i margini per proseguire la discussione», riferiscono due deputati di An, Paolo Armaroli e Riccardo Migliori, che avevano invitato il presidente della commissione Affari costituzionali a «chiarire la questione». Si riaffaccia invece la riforma dello Stato: la conferenza dei capigruppo a Montecitorio ha fissato per maggio una sessione alla Camera sul federalismo. Proprio il federalismo, insieme con l'elezione del presidente della Repubblica, la riforma della giustizia e il consolidamento del maggioritario, è uno degli obiettivi prossimi venturi che Luciano Violante ha indicato ieri. E oggi D'Alema non rinuncerà a provocare Berlusconi sul tema delle riforme interrotte. Se difficilmente il dialogo sulla legge elettorale proseguirà, non è detto che il leader della maggioranza e quello dell'opposizione non possano chiarire le rispettive posizioni su altri punti. Ad esempio - come suggerisce Baget Bozzo -, la successione di Oscar Luigi Scalfaro al Quirinale. [al. ca.]

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