La rabbia curda spazza mezzo mondo

La rabbia curda spazza mezzo mondo Prese di mira le sedi diplomatiche di Grecia, Kenya e Onu. Il Pkk: comincia la nostra Intifada La rabbia curda spazza mezzo mondo Decine di ambasciate occupate, ostaggi e torce umane BRUXELLES. Tutti sapevano che un'eventuale cattura di Ocalan avrebbe scatenato un putiferio di proteste. Eppure l'ondata di occupazioni, manifestazioni e roghi umani scatenata dai seguaci di «Apo» ha colto di sorpresa le polizie di tutta Europa. Da Mosca a Londra, da Erevan a Stoccolma, passando per Milano, Parigi, Bruxelles, e soprattutto dalla Germania, decine di ambasciate e consolati greci e keniani e tre rappresentanze Onu sono state prese d'assalto, devastate e occupate con la minaccia di bruciar tutto: edifici, occupanti ed ostaggi terrorizzati. Ma la rabbia curda è arrivata anche in Canada e in Australia. L'ondata ha investito in pieno la Germania, dove vivono circa 400 mila curdi. A Bonn, mentre centinaia di curdi manifestavano davanti all'ambasciata greca, un gruppo è riuscito a penetrarvi con la forza, devastandola. Un'altra cinquantina occupava intanto la sede diplomatica del Kenya, prendendo in ostaggio un uomo e una donna. Ad Amburgo i curdi hanno manifestato rovesciando automobili e devastando negozi. Lo stesso è accaduto a Francoforte, dove è stato chiamato in aiuto l'eurodeputato verde Daniel Cohn-Bendit, ex leader del maggio francese ed ex vicesindaco della città, benvoluta dai curdi. A Colonia ed Hannover i consolati greci sono stati «liberati» pacificamente, ma scontri si sono verificati a Monaco, Stoccarda e Duesseldorf. A Berlino i 150 curdi che occupavano il consolato ellenico hanno minacciato di darsi fuoco: una donna l'ha fatto davvero, imitata da una ragazza ad Hechingen, nel Baden-Wuerttemberg. Entrambe sono gravi. A Lipsia tre dipendenti del consolato greco sono stati presi in ostaggio e liberati ieri sera da un'assalto della polizia. E mentre a Bonn le forze speciali preparavano l'irruzione nelle ambasciate di Atene e Nairobi, il ministro dell'Interno Otto Schily annunciava nuove violenze. (Abbiamo chiesto alle nostre organizzazioni di evacuare tutte le ambasciate greche e i consolati», ha detto il presidente del Parlamento curdo in esilio, Yasser Kaya. Ma non è stato ascoltato. Ancor meno effetto ha avuto ^(ultimatum» del ministro degli Esteri greco Theodoros Pangalos, che minacciava «misure appropriate» se le sedi non fossero state sgombrate entro mezzogiorno. Nelle stesse ore, a Parigi, la polizia sgombrava la rappresentanza greca, ma i curdi occupavano quella del Kenya, prendendo in ostaggio 6 dipendenti e minacciando di dar fuoco a tutto, compresi ben inteso se stessi. Consolati greci sono stati occupati anche a Marsiglia e Strasburgo, dove vi sono stati scontri e feriti. In Svezia, a Stoccolma, la sede diplomatica ellenica e stata liberata dopo sette ore; a Mosca la polizia ha fatto irruzione nell'ambasciata greca, fermando 15 curdi. In Armenia, dove vive un'importante minoranza curda autoctona, la polizia ha impedito l'occupazione dell'ambasciata di Atene, ma non quella della rappresentanza Onu, dove i curdi hanno tenuto due dipendenti in ostaggio per ore prima di arrendersi. A Bruxelles l'ambasciata greca è stata sgombrata pacificamente, ma a Zurigo i curdi hanno preso in ostaggio un civile (liberato nella notte) e un poliziotto. Sempre in Svizzera sono state prese di mira le sedi Onu a Berna ed a Ginevra. A Copenhagen l'ambasciata è stata assaltata e una giovane curda si è data alle fiamme: è grave. In Turchia invece sarebbero 8 gli uomini che si sono bruciati: 3 nella piazza di Diyarbakir, uno nella prigione della città e 4 in quella di Batman. Migliaia di carcerati hanno inoltre iniziato uno sciopero della fame in tutto il Paese. Gravi gli episodi di Londra, Vienna e dell'Aia. Nella capitale inglese i curdi si sono asserragliati nell'ambasciata greca, prendendone in ostaggio il giardiniere. «Siamo più di cento, abbiamo della benzina e siamo pronti a bruciar- ci», hanno fatto sapere. Mentre all'esterno scoppiavano continui tafferugli, una donna si è data fuoco ed è stata salvata solo dal pronto intervento degli agenti. All'Aia 200 curdi hanno fatto irruzione nell'ambasciata greca prendendo in ostaggio la moglie, il figlio (8 anni) e la domestica filippina dell'ambasciatore. A Vienna, infine, con grave imbarazzo delle forze di sicurezza austriache, 15 curdi sono penetrati nella sede diplomatica greca durante la notte, poco dopo il ricevimento in onore del Presidente Stephanopoulos, in visita ufficiale in Austria. L'ambasciatore, sua moglie e 5 collaboratori sono stati presi in ostaggio, e poche ore dopo altri 20 curdi hanno occupato l'ambasciata keniana. Stephanopoulos ha deciso di rientrare ad Atene, interrompendo la visita ufficiale. Pare che la polizia avesse raccolto voci su un possibile attentato ai suoi danni. In serata gli occupanti hanno dettato le loro condizioni: iniziativa a favore di Ocalan dei governi europei e creazione di un tribunale internazionale per processarlo. Nella notte hanno quindi lasciato la sede e liberato i sette ostaggi. Ma le proteste non si sono limitate all'Europa: a Vancouver, in Canada, i manifestanti hanno occupato il consolato greco spargendo benzina sui pavimenti e sui propri vestiti e minacciando di darsi fuoco. Benzina e minacce anche nel consolato greco di Sydney, in Australia. [f. sq.j Una militante curda corre con la schiena in fiamme, dopo essersi cosparsa di liquido incendiario davanti alla sede dell'ambasciata greca a Londra occupata ieri mattina da oltre cento seguaci di Ocalan. La ragazza si è salvata grazie al pronto intervento degli agenti britannici, che l'hanno subito circondata ed hanno soffocato le fiamme coi loro giubbotti Le squadre antisommossa della polizia olandese si scontrano con i militanti curdi all'Aia, nei pressi della residenza dell'ambasciatore greco in Olanda Nella notte 200 seguaci del Pkk sono entrati nell'edificio e hanno preso in ostaggio moglie, figlio e domestica dell'ambasciatore. In basso, la polizia attacca con i cani alcuni dimostranti davanti al consolato greco a Stoccolma Un militante curdo viene fermato da alcuni agenti davanti al consolato greco a Francoforte, dove la protesta è degenerata in atti di vandalismo Le autorità cittadine hanno chiesto aiuto all'eurodeputato verde Daniel Cohn-Bendit, l'ex leader sessantottino che, quando era vicesindaco della città, seguiva i rapporti con le minoranze etniche A Vienna gli occupanti delle rappresentanze di Atene e Nairobi chiedono garanzie «Apo non deve essere torturato né condannato a morte» Una donna si dà fuoco a Londra, una a Copenaghen e due in Germania. I leader degli esuli lanciano un appello contro i gesti di autolesionismo

Persone citate: Daniel Cohn-bendit, Ocalan, Stephanopoulos, Theodoros Pangalos, Yasser Kaya