« No al duetto D'Alema-Morandi » di Bruno Vespa

« No al duetto D'Alema-Morandi » « No al duetto D'Alema-Morandi » \Polo e Verdi: il premier sta sbagliando Da una parte C'era un ragazzo, la più seguita delle trasmissioni di prima serata della stagione, condotta su Raiuno dal cantante nazionalpopolare Gianni Morandi. Dall'altra Massimo D'Alema, presidente del Consiglio noto per la sua difficoltà nel comunicare con la stampa, che il prossimo giovedì sera (la puntata è stata registrata venerdì) ha accettato di fare l'ospite vip davanti alla telecamera ((frivola» di Morandi, appunto. La notizia è di quelle che si notano, ma nessuno, in tempi di tatticismi e accordi incrociati, aveva ancora voluto reagire. Fino a quando Gad Lemer non apre le danze della polemica: «La comparsata da premier nel varietà più visto dell'anno non l'aveva osata neppure Berlusconi - scrive su «Repubblica» -, che pure nel '94 si era distinto per le dichiarazioni di voto via etere dei vari Bongiorno, Zanicchi, Vianello...». Il conduttore di Pinocchio ironizza sui precedenti di Craxi ospite dei Fatti vostri o di Rutelli a Carramba che fortuna (ma «se non altro lui celebrò un matrimonio su richiesta della Carrà», dice). Le sue parole danno la stura alle critiche. Liberati dall'incombenza di «scagliare la prima pietra» infatti, tutti, a destra e sinistra, si sentono autorizzati a dire la loro. Innanzitutto, naturalmente, il Polo: tre senatori di An, Pontone, Ragno e De Corato, invocano la par condicio. Va bene D'Alema, dicono, solo a patto che Morandi accetti di ospitare un'intervista anche a Berlusconi o Fini. E scrivono al direttore generale della Rai Pier Luigi Celli affinchè eviti (d'utilizzo di un varietà di prima serata della tv pubblica per far recuperare popolarità ad un leader». Sempre da An, Francesco Storace, presidente della commissione di Vigilanza Rai, e assicura che in commissione «un'intervista al premier tra una canzonetta e l'altra non passerà inosservata». «Che fa, canta pure? ironizza Lucio Colletti -. Figuriamoci se lo avesse fatto Berlusconi: ci sarebbe stata la rivolta in Rai, i sindacati sarebbero scesi in piazza. Ci°devo che "baffino" fosse più professionale, invece è solo un professionista. La sua scelta è indice di una certa faciloneria e leggerezza. E' deplorevole come fatto di costume, come abuso del mezzo televisivo a fini propagandistici. Il tutto risulta ancora più sgradevole perchè avviene in un momento in cui ci sono gravi preoccupazioni». Marco Follini, capogruppo del Ccd alla Camera, ricorda i tempi in cui sedeva nel Cda della Rai. «La presenza di D'Alema a C'era un ragazzo travolge l'ultima frontiera tra la politica e lo spettacolo. Non ne guadagna nè la politica nè lo spettacolo. E forse nemmeno D'Alema». Quel forse è una certezza, secondo il verde Mauro Paissan, unico esponente della maggioranza che prende posizione: «D'Alema non ha fatto nulla di male, ma poteva risparmiarsi la partecipazione al programma di Morandi. Evidentemente è stato mal consigliato. Non sta bene che il premier partecipi ad uno show di grande successo. Il minimo che possa capitargli è una rampognata da parte di qualche altro conduttore che si sente snobbato. E poi arriva puntuale, si sa, l'interrogazione di An che sollecita l'intervento della commissione di Vigilanza... Troppi fastidi per una comparsata che, in termini di popolarità, rischia di essere ad effetto nullo o limitato». A Morandi si rivolge Marco Taradash, di Fi. «Mi appello al senso dello Stato e all'autonomia politica del progressista Morandi affinchè eviti al premier di finire sbeffeggiato sulla prima pagina dell'Unità nella rubrica di Serra per la sua prevista, partitocratica, abusiva, ma ancora scongiiuabile presenza a C'era un ragazzo. Mi appello anche al Serra autore del programma perchè lo in¬ duca a far ritirare l'invito. Non posso credere, infine, che D'Alema, così attento ai rigori deontologici della comunicazione, possa essere caduto in un simile tranello. Il presidente Rai, che forse ha qualche rapporto con lui, si faccia carico di evitargli uno scandalo». In tanto clamore, arriva, via comunicato, la spiegazione un po' frastornata di Morandi, il padrone di casa che ha anche strappato al premier un coretto per «C'era un ragazzo», il brano-sigla dello show e che chiaramente non immaginava di suscitare un simile vespaio: «E' solo un amico, testimone come me di trent'anni della nostra storia». In tv, dice lui, va in onda l'incontro «di due persone normali». Chissà se, nell'usare queste parole, è conscio di citare il premier e il suo «paese normale». [r. sii.) Giovedì su Raiuno. Colletti: «Se l'avesse fatto Berlusconi...». Paissan: «Mal consigliato» IL PRESIDENTE In studio canticchia «C'era un ragazzo che come me» Poi dice: «Mi piace Paolo Conte perché è un po' sdrucito "Azzurro" invece mi ricorda una storia d'amore del 1968» LO SHOWMAN «Abbiamo già registrato è stato l'incontro fra persone normali Siamo stati bambini nello stesso dopoguerra abbiamo visto gli stessi film e ascoltato le stesse canzoni» «Non l'avrei invitato. Dico da sempre che i politici vanno troppo in tv, e non ho cambiato idea» «Ho controfirmato la scelta perché so che Gianni non agisce con malizia E' estraneo al Palazzo» Massimo D'Alema A destra Morandi Sotto nella foto grande Michele Serra e Bruno Vespa GiovedpresioasssiopreneseriroFigfatto Berluscrivolta in Rascesi in piazzno" fosse piùsolo un profeè indice di u«Non da se no pvqsttrsnc\ cgSmccCamssrsrigcdr"'NrV Massimo D'Alema A destra Morandi Sotto nella foto grande Michele Serra e Bruno Vespa