E' morto Libero Gualtieri l'uomo che sfidò il Palazzo

E' morto Libero Gualtieri l'uomo che sfidò il Palazzo E' stato presidente della commissione Stragi E' morto Libero Gualtieri l'uomo che sfidò il Palazzo ROMA. Al primo impatto colpivano in lui la lingua pronta, l'occhio vispo e ironico, gli abiti stazzonati dell'ex grasso, un'aria ondeggiante tra il curioso e il solenne. Ma il senatore Libero Gualteri, repubblicano storico passato negli ultimi anni nelle file dei democratici di sinistra, morto ieri a 76 anni per un aneurisma all'aorta che lo aveva colpito a dicembre, era meno tenero e innocente di quanto sembrasse. Non a caso nel corso della sua lunga vita politica si era trovato condannato a incarichi a dir poco delicati, che lo avevano messo a contatto coi principali misteri d'Italia. Dapprima vicino a Giovanni Spadolini, poi schierato col segretario del Pri Giorgio la Malfa, a lungo capogruppo repubblicano a Palazzo Madama, come presidente del comitato sui Servizi aveva resistito all'urto di Craxi (retroscena del caso Achille Lauro) e a quello della De (affare Cirillo). Con Cossiga aveva cominciato a battagliare su Ustica («Sono st»fo di questo Gualteri») quando era diventato presidente della Commisione Stragi, carica che mantenne dal 1988 al 1994, alla quale il suo nome resta legato. La sua relazione su Gladio (la sua linea era che Gladio fosse illegittima, poi si potevano anche trovare le giustificazioni storiche), uscita a ridosso delle elezioni del '92, gli valse una valanga di critiche al limite dell'insulto, una polemica con l'ambasciatore Usa ma anche un ritratto sulla prima pagina di Cuore : «Gualtieri for president». E dire che pochi uomini politici erano «atlantici» come lui, ex partigiano che aveva risalito la penisola con le truppe alleate. Oggi, il suo sucessore alla commissione Stragi Giovanni Pellegrino riconosce che «viene meno un punto autorevole di riferimento», ricorda il suo carattere «acuto e limpido» e soprattutto «la sua onestà intellettuale che rafforzava la profondità dei giudizi che esprimeva». Per Luciano Violante è «un esempio per quanti ne hanno apprezzato per le doti di profonda umanità, coerenza ed ernulibrio», mentre il premier Massimo D'alema rammenta «la sua coscienziosa battaglia per la trasparenza e la ricerca della verità». Eppure Gualtieri, romagnolo di Cesena, appassionato di ippica, era capace di infervorarsi anche sulla difesa del fringuello o di provare dubbi esistenziali sull'effetto-serra: «Dopo tante guerre, tanti bagni di sangue, non riesco proprio a spiegarmi come l'umanità debba finire per via dei deodoranti spray», confessava una volta, e faceva il gesto di spruzzarsi un ideale flacone, con la faccia da finto ebete. Maria Grazia Rruzzone Libero Gualtieri

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