«Sì alla privatizzazione della Rai » di Roberto Ippolito

«Sì alla privatizzazione della Rai » Il ministro: con una vera public company nessuno metterà le mani sull'ente «Sì alla privatizzazione della Rai » Cardinale: ma ogni socio abbia un solo voto RADIO-TV UROMA NA specie di par condicio. Tanti soci, tutti con uguale peso e nessuno più forte degli altri. La Rai del futuro se la immagina così il ministro delle Comunicazioni Salvatore Cardinale. Futuro ancora da costruire ma forse non troppo lontano: la privatizzazione dell'azienda radiotelevisiva è infatti nei piani di Massimo D'Alema ed è esplicitamente presa in considerazione dal direttore generale Pierluigi Celli e (in un'intervista sul «Messaggero» di ieri) dal presidente Roberto Zaccaria. Ora è Cardinale a svelare la sua idea per aprire ai privati le porte della Rai: «Immagino - dice - un sistema di partecipazione al capitale con quote individuali prevedendo che ciascun socio possa esprimere un solo voto». Per il ministro si deve «studiare un meccanismo per realizzare la privatizzazione con il quale si impedisca a un singolo soggetto di avere una capacità di rappresentanza superiore ad altri e non si consenta il rastrellamento di azioni per esercitare il controllo». In altre parole le quote di proprietà non sarebbero trasferibili da un socio a un altro, visto che ognuno può esprimere al massimo un voto. Spiega Cardinale: «Si realizzerebbe così una vera public company, una società con un numero enorme di soci. Ma nessuno metterebbe le mani sulla Rai con la privatizzazione alla quale sono favorevole anche perché i cittadini hanno dato un'indicazione in questa di¬ rezione con un referendum». Sull'eventuale trasformazione della Rai in public company riflette lo stesso D'Alema. Il capo del governo sta valutando le possibili soluzioni in vista della programmata chiusura dell'Ili, il gruppo che fa capo al ministero del Tesoro e detiene il 99,9% delle azioni dell'azienda di Zaccaria. L'ipotesi di D'A¬ lema parte dalla trasformazione della Rai in holding, una capogruppo al cui intemo vengono separate le attività con caratteristiche più commerciali da Raitre (incamminata a perdere la pubblicità per essere alimentata solo dal canone). Per D'Alema si potrebbero quotare in Borsa solo le prime attività con l'ingresso di tanti piccoli soci ma senza azionisti forti. Zaccaria precisa che i privati potrebbero entrare in quattro divisioni in cui è stata divisa l'azienda (Raiuno-Raidue, radio, impianti, produzioni) e non nella quinta (Raitre). D presidente ipotizza che la privatizzazione potrebbe arrivare fino alla soglia del 49%. Secondo questa impostazione, la maggioran¬ za assoluta resterebbe allo Stato. Zaccaria propone anche «una scala mobile degli indici di affollamento pubblicitario», in pratica una crescita della pubblicità in caso di mancato aumento del canone. Quest'ultimo punto fa molto discutere. Fra l'altro il commissario europeo alla concorrenza Karel Van Miert ha aperto un'inchiesta per verificare se il canone televisivo in Italia come in altri Paesi è assimilabile alla concessione di finanziamenti pubblici ovvero di aiuti illegittimi dello Stato. Secondo il quotidiano «Mf», Van Miert chiedendo informazioni al governo italiano ha fatto presente che può essere considerato non corretto impiegare i proventi del canone per strappare alla concorrenza programmi o star. Felice Lioy, presidente dell'Upa (le aziende che investono in pubblicità) boccia invece la scala mobile che a lui appare come unricatto: o l'aumento del canone o l'aumento della pubblicità. E anche dall'interno del governo affiorano riserve. Afferma il sottosegretario Michele Lauria: «Alcune proposte di Zaccaria per la riorganizzazione della Rai sono condivisibili, ma aspettiamo il confronto in Parlamento. Può risul tare invece indigesto un ulteriore incremento dell'affollamento pub blicitario non solo agli utenti che pagano il canone, ma anche agli inserzionisti». Lauria è sicuro: «C'è già overdose di spot». Per l'opposizione, il responsabile di An per l'informazione Mario Landolfi «giudica stupefacente che i vertici» della Rai «continuino a proclamarsi alfieri della privatizza zione» ma sono «^disponibili a ri nunciare ai soldi dei cittadini». La situazione è in movimento. Il sottosegretario Vincenzo Vita osserva che Zaccaria ha riaperto «la discussione sul futuro della Rai che indubbiamente ha bisogno di una profonda riforma per partecipare alla competizione globale». Di privatizzazione non vogliono sentir parlare i comunisti italiani, come dichiara Giovanni De Murtas, com ponente della commissione di vigj lanza Rai. E Roberto Natale, segre tario dell'Usigrai (il sindacato dei giornalisti), lamenta un «effetto destabilizzante» per le interviste e progetti in circolazione. Roberto Ippolito Il presidente Zaccaria propone: crescita della pubblicità se non aumenta il canone Da sinistra: il presidente della Rai Roberto Zaccaria, il sottosegretario Vincenzo Vita e il direttore generale Pierluigi Celli

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