Emilia, Prodi mette in crisi il centro-sinistra

Emilia, Prodi mette in crisi il centro-sinistra Duro colpo per la Quercia alla vigilia del congresso regionale. Sulla giunta scontro con il Ppi Emilia, Prodi mette in crisi il centro-sinistra //presidente si dimette: lascio i Ds, vado con il Professore BOLOGNA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Il presidente della Regione dell'Emilia-Romagna, Antonio La Forgia, si dimette dal suo incarico, lascia i Ds e sale sul treno di Romano Prodi. Un altro brutto colpo per la Quercia emiliano-romagnola, già indebolita dalle polemiche e dai veleni che stanno accompagnando la scelta del candidato sindaco per Bologna. Non solo non c'è ancóra un accordo con gli alleati delTUlivo sul primo cittadino di Bologna, ma da ieri i Ds hanno perso anche il loro uomo alla guida della giunta regionale di centro-sinistra. «Per quanto annunciato, il colpo è pesante»: ammette il capogruppo Ds in consiglio Daniele Alni, che però invita a non fare drammi: «Sono convinto che riusciremo a dare un governo stabile alla Regione, coerentemente agli impegni presi con gli elettori». Rassicurazioni. Ma le macerie lasciate in viale Aldo Moro, dove si innalzano le torri della Regione, dal treno in corsa di Romano Prodi, sono ingombranti. E riaprono un altro terreno di scontro tra i diessini e il partito popolare, a cui appartiene il vice presidente Emilio Sabatini. I popolari gradirebbero vederlo al posto di La Forgia. I Ds vorrebbero un'alternanza nel segno della continuità e puntano su Vasco Errani, assessore al Turismo, diessino doc. Alleanza nazionale, dall'opposizione, chiede a gran voce elezioni anticipate in primavera: «La cosa più naturale in un Paese normale», per il coordinatore regionale Filippo Berselli. Da ieri il presidente e la giunta restano in carica solo per l'ordinaria amministrazione. L'elezione del nuovo presidente e della nuova giunta avverrà «in tempi rapidi», promettono - tutti d'accordo i capigruppo della maggioranza. Più che gravi effetti istituzionali, la scelta di La Forgia è foriera di un nuovo terremoto politico nel centro-sinistra. Alla vigilia di un congresso regionale molto delicato, a cui parteciperanno anche Mussi e Veltroni, il segretario re¬ gionale dei Ds dell'Emiha-Romagna, Fabrizio Matteucci, non esita a definire «un errore politico molto serio» la decisione di lasciare la Quercia per diventare un «passeggero» del treno di Prodi. «Il rispetto personale è forte. Il mio dissenso con la scelta politica lo è altrettanto», dice Matteucci. «Avevo auspicato nei giorni scorsi che il nuovo partito di Prodi, che si aggiunge ai tanti già esistenti, non producesse effetti antiunitari nelle altre forze dell'Ulivo. L'invito non è stato raccolto. E' stata compiuta una scelta antiunitaria». Di tutt'altro tenore il commento che rilascia Romano Prodi prima di partire per Roma: «Godere della fiducia di una personalità così forte, così discussa, come La Forgia, è per me segno di grande soddisfazione». Per Prodi, le dimissioni di La Forgia «sono più di un gesto coerente: dimostrano un concetto della politica estremamente alto, perché non c'era alcuno obbligo, né politico né morale, di dimettersi. La sua scelta assume quindi un significato etico molto forte». Nei giorni scorsi, diversi esponenti politici, tra cui il segretario regionale del Ppi, Marco Barbieri, avevano dichiarato di non considerare necessarie le dimissioni. Un punto su cui La Forgia è stato irremovibile: pur riconoscendo che la scelta di aderire all'iniziativa di Prodi si muove «tutta all'interno della coalizione dell'Ulivo, non posso trascurare - ha scritto alla presidente del consiglio regionale Celestina Ceruti - che questa iniziativa propone un passaggio che molti ritengono traumatico per la coalizione e che alcuni giungono a giudicare pericoloso». E in conferenza stampa ha aggiunto: «Le dimissioni sono un atto dovuto nei confronti del consiglio e della maggioranza che deve essere messa nelle condizioni di decidere sulla nuova presidenza». L'addio arriva a 54 anni, dopo 36 anni di militanza («ero iscritto al Pei dal 1962, in violazione dello statuto perché non avevo ancora 18 anni»), e a due anni e mezzo dalla nomina a presidente, avvenuta nel giugno del 1996 per sostituire Pier Luigi Bersani, chiamato a fare il ministro nel governo di Prodi. Una scelta, questa sì, salutata con orgoglio: un «pezzo» del modello del buon governo emiliano-romagnolo si imponeva finalmente anche a Roma. Altri tempi. Oggi anche La Forgia lascia per Prodi, ma per correre su binari paralleli. Marisa Ostolani Esulta l'ex premier: «E' più che un gesto coerente, questa scelta assume un significato etico» Il segretario diessino: «E' stato compiuto un atto antiunitario» a giunta iana Forgia il premier lema IH -SINDACI' FRA ISCRITTI E INDIPENDENTI 212 : SU 342 DI COMUNI CAPOLUOGO A FINE «o. 176.903 ELIA SINISTRA GIOVANILE k DEPUTATI 19 SU 33 COLLEGI UNINOMINALI + 2 IN QUOTA PROPORZIONALE ave fine» PRESIDENTI DI PROVINCIA 1 SU 9 M' SENATORI li SU 15 COLLEGI UNINOMINALI Il presidente della giunta emiliana La Forgia con il premier D'Alema

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