ALICE NEL PAESE DEI PARADOSSI

ALICE NEL PAESE DEI PARADOSSI VENERDÌ* LETTERARI ALICE NEL PAESE DEI PARADOSSI La conferenza di Odifreddi sulle «trappole» di Carroll Venerdì 12 febbraio, alle ore 18, nella Sala Congressi dell'Istituto Bancario San Paolo di via Santa Teresa l/G, per il ciclo dei «Venerdì letterari» organizzati dall'Aci (Associazione culturale italiana), conferenza di Piergiorgio Odifreddi su «Il mondo paradossale di Alice». Tel. 011/817.47.77. NELL'ASSOLATO pomeriggio di venerdì 4 luglio 1862 due reverendi che insegnavano a Oxford portarono tre bambine a fare una gita in barca sul Tamigi. Non era la prima volta, ma fu diversa da tutte. Le sorelline erano particolarmente irrequiete, e pretesero che venisse loro raccontata una storia insensata. Il reverendo Charles Dodgson improvvisò, come era solilo fare, e la favola fu loro tanto attraente che una delle bambine gli chiese di metterla per iscritto. Nacque così Alice nel Paese delle meraviglie, uno dei libri più singolari che sia mai stato scritto. Il reverendo lo pubblicò sotto lo pseudonimo di Lewis Carroll, una doppia inversione sui suoi due nomi: Charles Ludwige. Il gioco dell'inversione continuò nel tempo, e cuhninò pochi anni dopo in un seguito al primo libro: Attraverso lo specchio. Queste non sono le uniche opere di Lewis Carroll, che scrisse anche un secondo e deludente romanzo in due volumi, Silvia e Bruno, oltre ad uno strano e quasi intraducibile poema, La caccia allo squalo. Da parte sua, Charles Dodgson produsse una ventina di libri, tutti di matematica e di logica, e tutti da dimenticare. L'innovativo letterato dilettante Carroll era infatti anche il retrogrado matematico professionista Dodgson, che combatteva battaglie contro i mulini a vento delle nuove geometrie che erano state scoperte nell'Ottocento. In una di queste opere, Euclide e i suoi moderni rivali, Dodgson spedisce addirittura nell'Inferno della matematica coloro che dubitano dell'assioma delle parallele. Anche nella vita Carroll-Dodgson incarnava dunque la tensione paradossale che anima le storie di Alice, sulle quali conviene soffermarsi. I due libri sono strutturati come il Clavicembalo Ben Temperato: due serie di dodici capitoli, incentrati rispettivamente sui due giochi delle carte e degli scacchi. E contengono ogni ben di Dio, come una cornucopia. In un secolo che ha squarciato il velo dell'inconscio, le storie di un reverendo che amava le bambine in maniera decisamente sospetta, divertendosi fra l'altro a fotografarle nude, possono certamente stimolare una caccia al tesoro psicoanalitica. Noi preferiamo rivolgerci invece alle trame che un logico matematico dotato di un insuale talento ha consciamente intessuto, e scendere a slalom fra le trappole linguistiche, filosofiche e scientifiche che sono state profuse sui percorsi di Alice. Dentro qualcuna cascheremo inevitabilmente, cercando di dipanare consigli diabolici quali: «Non credetevi mai di essere altro che ciò che potrebbe sembrare ad altri che ciò che eravate o avreste potuto essere non fosse altro che ciò che siete stati che sarebbe sembrato loro essere altro». Presteremo attenzione a maestri del non-sense (che è negazione, ma non mancanza di senso), dal Bruco al Gatto del Cheshire, dal Cappellaio Matto alla Regina di Cuori. Scopriremo in anteprima i procedimenti della letteratura d'avanguardia, dalle parole-cerniera ai poemi in forma di coda. Visiteremo mondi fisici alternativi, in caduta libera verso il centro della Terra, o ammazzando il tempo e fermandolo all'ora del tè. Ci porremo domande fondamentali della filosofia, chiedendoci quale sia la differenza tra sogno e realtà, o l'essenza del nulla. Giocheremo a carte cercando di salvare la testa, o a scacchi scortando Alice a regina. Ma, soprattutto, sentiremo un leggero rimpianto per quei tempi, ormai dimenticati, in cui erano i bambini a leggere libri per adulti, e non viceversa. Piergiorgio Odifreddi A destra Alìce Liddell fotografata da Carroll Fu lei a ispirargli il personaggio diAlice

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